Tex Willer? Un sindacalista di Raffaella Silipo

Tex Willer? Un sindacalista Tex Willer? Un sindacalista Per Cofferati un libro sull'eroe dei fumetti Tex Willer? Un sindacalista. Non dice proprio così, ma quasi, Sergio Cofferati, che se ne intende, e non solo di sindacato. Il leader Cgil è oggi infatti anche autore di un libro sul ranger di carta più famoso d'Italia, in cui definisce Tex «un avvocato dei poveri... Il sindacalista ha più o meno la stessa funzione». Mentre «un po' dello spirito» del suo nemico di sempre, Mephisto, ex uomo di spettacolo, «aleggia sulla politica italiana. Irrazionalità, populismo, il riferimento è a Berlusconi». Il tutto sullo sfondo di un gran saloon, «metafora modernissima» del Palazzo. La nota passione di Cofferati per l'eroe del West bonelliano è così sfociata in un volumetto, «Il mio amico Tex», in edicola oggi con il «Diario» di Enrico Deaglio. Il sindacalista lo presenterà al festival dell'Unità venerdì proprio accanto al mitico editore del ranger, Sergio Bonelli: un evento, anche perché l'editore è uomo molto schivo. E il duetto richiama inevitabilmente alla memoria quello di luglio tra il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti e un altro «gigante» del fumetto, Tiziano Scia¬ vi, inventore di «Dylan Dog». Le due anime della sinistra - c'era da aspettarselo - hanno dunque riferimenti iconografici assimilabili eppure diversissimi. Entrambi guardano al mondo degli eroi di carta, come ormai politici ed economisti fanno spesso e volentieri, se è vero che anche il «Sole 24 ore» usa il Signor Bonaventura come testimonial dell'Euro. Ma Bertinotti (seppur amante di Tex) preferisce l'investigatore del'incubo caro ai ragazzini, Cofferati il solitario cavaliere delle praterie ormai un po' in età. «Ha la saggezza dei cinquant'anni - scrive Cofferati - la pacatezza dei cinquant'anni». Non a caso «nato nel 1948, proprio come la Costituzione». Mette le mani avanti, Cofferati, nel sottolineare che un parallelo tra fumetto e realtà italiana è impossibile. Ma poi di paralleli ne trova assai. Intanto, i problemi di una società multietnica. «Tex, uomo bianco, viene nominato capo di una tribù di indiani con il nome di Aquila della notte e stabilisce con la loro diversità un rapporto di rispetto e integrazione». E questo, sottolinea Coferati, anche in anni in cui il West del cinema americano era John Wayne, il bianco che ai pellerossa dà la caccia. Ieri e oggi «certe storie che sottolineano l'importanza della convivenza tra diversi hanno giovato alla formazione di molti ragazzi». Altro parallelo, «il bisogno di regole», «motivo centrale di conflitto nelle storie di Tex», ma anche nocciolo dei problemi dell'Italia di oggi, «in cui è la mancanza di regole l'origine delle tensioni sociali». In Tex, dice Cofferati «la legge è una costante, un discrimine fortissimo». In cinquant'anni ha cambiato innumerevoli scenari e compagni di viaggio. «L'unica cosa che non cambia mai scrive Coffeiati - è il valore della legge. Nelle sue storie a violare la legge sono sempre i forti e i prepotenti, mai i deboli». La violenza in «Tex» «è davvero violenza classista. I poveri, invece, raramente reagiscono con la forza, tant'è vero che si rivolgono al ranger». Il che, sottolinea il leader Cgil, vale anche per il sindacato «perchè una lotta che sfocia nella violenza non rende più forti i promotori, uno sciopero nei ser- vizi crea disagi insuperabili ai cittadini e isola i lavoratori». Nulla di tutto questo per il Tex di Cofferati, «uomo laico, difensore di valori civili», che «vuol più democrazia e meno burocrazia». Uomo, soprattutto, molto poco «politico». D'altronde «noi sindacalisti - conclude - se c'è un problema ci sediamo intorno a un tavolo, gli altri invece fanno a cazzotti. Proprio come nei saloon di Tex. Lì non ci trovi padroni e operai, ma i politici che rovesciano i tavoli, si prendono a pugni, rompono la specchiera. E intanto la chanteuse canta...» Raffaella Silipo Sergio Cofferati

Luoghi citati: Aquila, Italia