Motorini, perché la rc è così cara di Giuseppe Alberti

Motorini, perché la rc è così cara ASSICURAZIONI Motorini, perché la rc è così cara C ON la liberalizzazione delle tariffe assicurative «re auto», ogni impresa applica i prezzi che ritiene più opportuni. Accade dunque con notevole frequenza che fra una compagnia e l'altra, a parità di prodotto, tra i «premi» si verifichino differenze consistenti. Situazione analoga si riscontra nel settore dei ciclomotori. Per mettere bene a fuoco il problema della copertura assicurativa (e l'evoluzione dei costi) per i 50 centimetri cubi, è opportuno ricordare che la legge sull'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore è del '69, ma che soltanto nel '93 è stata resa obbligatoria per i ciclomotori. DIFFERENZE Nel '94, le tariffe per garantire questo rischio erano uguali per tutte le compagnie. Il costo della polizza era modesto: per un tetto di copertura di 1,5 miliardi di lire, un assicurato residente nella provincia di Torino spendeva intorno alle 70 mila lire (più tasse); ne spendeva 105.000 (più imposte) un residente nella provincia di Napoli. CONFRONTO Nel '97 si giunge al regime di libero mercato. Consideriamo le tariffe (reali) praticate da due diverse società. L'una stabilisce, ad esempio, che un residente a Torino deve sborsare 115,000 lire (più tasse), l'altra ne pretende 120.000 (più imposte). Per un napoletano, la prima ne esige 180.000 e la seconda 193.000 (più imposte). Ma i prezzi lievitano ancora e quest'anno, per il ciclomotore targato Torino, la prima stabilisce un premio di 150 mila lire, la seconda di 180.000 (più tasse). Per il partenopeo ne occorrono rispettivamente 225.000 e 360.000 (più tasse). E pensare che, con gli stessi «massimali», il proprietario di un'auto di 8 cv immatricolata a Cuneo («classe di merito» 1), spende circa 185.000 lire all'anno (più tasse). DETERRENTE Evidentemente l'aumento delle tariffe deriva dal cattivo rapporto «premi-sinistri», specie quando il rischio si trova in località ben precise, dove, statistiche alla mano, il numero di incidenti è elevato e i danni alle persone sono più frequenti. Ma l'impennata delle tariffe potrebbe anche avere un preciso obiettivo: quello di scoraggiare chi intende stipulare nuovi contratti «re» per i ciclomotori. Il fatto è che nei bilanci delle compagnie assicuratrici questa voce è molto onerosa. Così facendo, dunque, le imprese sono in linea con il dettato legislativo, che prevede l'obbligatorietà dell'assicurazione, ma praticando tariffe che finiscono per essere un serio ostacolo all'acquisto di nuovi ciclomotori. COSTO TOTALE Un altro aspetto da considerare è quello relativo alla copertura per il furto: è assai difficile trovare una compagnia disposta ad accollarsi tale rischio in alcune aree della penisola. Se accetta, lo fa a tassi altissimi: 50-80 mila lire per milione assicurato, con una franchigia media del 10-30% sull'importo da liquidare. In sintesi, dunque, una polizza globale per un ciclomotore che costa 4 milioni di lire (residenza dell'assicurato in provincia di Napoli), costa 758.080 lire, di cui 128.080 di tasse e contributo sanitario nazionale. In Torino e provincia la spesa scende a 370.000 lire circa e a 285.000 se il rischio viene coperto nel Cuneese. C'è da rilevare che, specie nelle aree Centro-Nord, i titolari di ciclomotori tendono a chiedere polizze temporanee (1-6 mesi). Sovente, tuttavia, molte compagnie rifiutano di includere la garanzia contro il furto. Giuseppe Alberti

Luoghi citati: Cuneo, Napoli, Torino