LE 100 PAROLE DELLA PREVIDENZA

LE 100 PAROLE DELLA PREVIDENZA LE 100 PAROLE DELLA PREVIDENZA MEDICI. I medici liberi professionisti hanno diritto alla pensione di vecchiaia liquidata dall'Enpam, al cui fondo versano i contributi nella misura del 12,50% del loro reddito professionale. L'Ente addebita agli iscritti un contributo minimo diverso per ogni categoria, la cui misura massima supera di poco il milione annuo. La restante quota viene versata direttamente dagli interessati. Fondi special sono previsti per alcune categorie di attività sanitarie in aggiunta al fondo generale, cui sono iscritti tutti i medici, qualunque sia la loro specializzazione. MILITARE. Molti ritengono che la «naia» sia soltanto tempo perso. Ma perso non è ai fini della pensione in quanto, quando si inizierà a lavorare e a versare i contributi, gli enti riconoscono i contributi figurativi. Perciò i 15 mesi di servizio di leva (o dodici o dieci, a seconda dei periodi di riferimento) sono calcolati come se fossero stati lavorati. E i con¬ tributi valgono anche ai fini dell'assegnazione della pensione di anzianità. MINATORI. Chi lavora in miniera, cava e torbiera ha diritto alla pensione di vecchiaia a 55 anni di età. Deve avere lavorato per almeno 15 anni in sotterraneo e non deve più lavorare. La speciale gestione liquida anche la pensione di anzianità a chi ha versato contributi per almeno 35 anni (di cui 5 possono essere «regalati» sotto forma di maggiorazione), sempreché ci siano i 15 anni di sotterraneo. MINIMALI E MASSIMALI. I contributi sono versati sulle retribuzioni ricevute dai lavoratori, con il rispetto di minimali e massimali. Ciò vuol dire che non si possono pagare contributi al di sotto di una certa cifra (che si modifica di anno in anno in relazione alle variazioni del costo della vita) né al di sopra. Ci sono quindi tetti minimi e massimi che hanno una funzione livellatrice ai fini anche del calcolo della pensione. Evitano di paga¬ re troppi contributi ma nello stesso tempo evitano agli enti previdenziali di liquidare pensioni troppo alte. MOBILITA'. Ai lavoratori licenziati (che provengono dalle file dei cassintegrati e sono stati licenziati per riduzione di personale o cessazione di attività dell'azienda) spetta una indennità che è pari all'assegno della cassa integrazione (80% della retribuzione) per i primi 12 mesi. Per i mesi successivi l'indennità si riduce del 20%. Durante i periodi di mobilità si ha diritto ai contributi figurativi, che sono riconosciuti utili ai fini della pensione. NOTAI. Hanno la più vecchia cassa di previdenza nel campo dei liberi professionisti, versano contributi in proporzione al reddito ricavato dalle pratiche repertoriate. Hanno la pensione più elevata tra i professionisti raggiungendo una soglia minima di circa 4 miboni e mezzo di lire al mese. Facilmente le pensioni, come importo medio, rag¬ giungono i 7-8 milioni di lire, dal momento che ogni anno di versamento dei contributi oltre il decimo dà diritto a una quota di pensione pari al 2,70% dell'importo minimo. La cassa riesce persino a dare uno «stipendio» integrativo ai notai di piccoli paesi che non raggiungono cifre minime annue. OPZIONE. Per i lavoratori è prevista la facoltà di chiedere agli enti previdenziali di calcolare la pensione con il sistema contributivo al posto di quello retributivo. L'apparente «retrocessione» del sistema di calcolo è compensata dal fatto che in tal modo si potrà avere la pensione a 57 anni, senza attendere i 60 (donne) o 65 (uomini). L'opzione, per il momento, è inoperante: scatterà solo dal 1° gennaio 2001, quando cioè si avranno almeno 5 anni di contributi versati dopo l'anno '95, come vuole la riforma Dini. A cura di MAURO SALVI (continua)

Persone citate: Dini