«MIO PADRE ERA UN TORINESE DOC»
«MIO PADRE ERA UN TORINESE DOC» «MIO PADRE ERA UN TORINESE DOC» Ad un anno di distanza dalla morte di mio padre - scrive Paola Martinotti di Reano vorrei ricordarlo attraverso questa foto scattata probabilmente nel 1947, l'anno della maturità. Mio padre Pietro, del 1928, era un torinese doc e ne era fiero: adorava la sua città, il suo dialetto, il carattere introverso e burbero dei torinesi. Aveva viaggiato molto, ammirava New York, Pietroburgo, Stoccolma, ma Torino per lui rimaneva la città più bella del mondo. Dopo un'esperienza alla Sipra, ha sempre lavorato nel settore commerciale dei ricambi auto, com Abarth e Bausano. Soffriva nel vedere i suoi rigidi princìpi di educazione civile cambiare o addirittura perdere di valore ed essere considerati retorica. Contemporaneamente amava ogni tipo di innovazione e modernizzazione, per esempio aspettava convinto la metropolitana, perché ricordava che quando fu costruita via Roma nel 1937, sotto era stato lasciato lo spazio per tale scopo. Per lui corso Orbassano era ancora corso De Gasperi, corso Stati Uniti corso Duca di Genova e Porta Palazzo Porta Pila. A suo tempo aveva vestito i panni dei Figli della Lupa, e poi dei Balilla; i sabati pomeriggi li trascorreva alle adunate del premilitare e commentava: «Roba da matt». La foto lo ritrae con i suoi compagni dell'Istituto Tecnico per geometri, frequen¬ tato durante gli anni della Seconda guerra mondiale. I più fortunati andavano a scuola in bici, gli altri in tram o a piedi da Santa Rita a via Figlie dei Militari - la distanza non con- tava e nemmeno i bombardamenti. Quando andavo a scuola io, guardava quasi con invidia quando risolvevo gli esercizi di trigonometria con la calcolatrice; loro ai loro tempi utilizzavano un manuale chiamato «Il Bruns» (sicuramente scritto così non è corretto), e più tardi adottò il regolo, strumento che non abbandonò più, e di cui tentò anche invano di insegnarmi il funzionamento, ma che a me rimase oscuro. Numerosi gli aneddoti che mi raccontò riguardo i suoi anni di scuola: dal soprannome «Martin» affibbiatogli dai compagni, a quella volta che non osò rispondere a una domanda dell'insegnante, in quanto il termine richiesto lo rammentava solo in dialetto torinese e non in italiano; o uno scherzo che facevano di frequente al professore di lettere con oggetto sua moglie, che ricordo troppo vagamente. Con questa pubblicazione vorrei invitare tutti i «ragazzi» ritratti nella foto, a tramandare mediante ricordi e racconti ai propri nipoti, come era e come si viveva a Torino negli anni della loro giovinezza, realtà di un patrimonio famigliare che ritengo giusto ognuno debba conoscere. ta (/aitila geometri del Sommeiller alla maturità
Persone citate: Bausano, Bruns, Paola Martinotti
Luoghi citati: Genova, New York, Pietroburgo, Reano, Stoccolma, Torino
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