DIO, DIAVOLI E GENITORI SULLA SCENA DEI SOGNI

DIO, DIAVOLI E GENITORI SULLA SCENA DEI SOGNI DIO, DIAVOLI E GENITORI SULLA SCENA DEI SOGNI BREVE STORIA DEL SOGNO Mauro Mancia Marsilio pp. 114, L 24.000 UASI in apertura de L'interpretazione dei sogni, di cui l'anno prossimo ricorrerà il centenario, Freud, riprendendo F. Scholz, afferma: «Nulla di ciò che una volta abbiamo posseduto intellettualmente può andare del tutto perduto». Questa frase potrebbe ben figurare ad esergo dell'agile volumetto di Mauro Mancia, Breve storia del sogno, soprattutto perché vi si dimostra che nulla (o quasi) delle antiche teorie interpretative del sogno è andato perduto nel discorso psicoanalitico moderno. Nella sua sintetica ma densa prefazione, Dario del Corno commenta: «Alla natura del sogno appartiene un'impronta genetica e storica; ma esso è anche e soprattutto la memoria dell'individuo, - • ■ che permane oltre le cancellazioni imposte dalla necessità di selezionare le esperienze per sopravvivere agli ingorghi della realtà». L'interpretazione dei sogni nasce all'unisono con la stessa civiltà umana, ne costituisce la sottile filigrana correndo in parallelo con le vicende di ciò che chiamiamo «storia cosciente»: in essa si intravede lo sforzo di dare un senso all'universo di segni che unisce il mondo reale con quello fantastico, l'immagine della cosa con il suo significato latente. Tale esigenza è originaria di quell'ente storico che chiamiamo uomo, e la lettura dell'agile rassegna confezionata da Mancia intorno al modo di intendere il sogno dall'antichità ai giorni nostri, ne è una chiara testimonianza. Mauro Mancia, che da tempo si occupa della fenomenologia del sogno e del sonno in termini analitici e storici (ricordiamo tutti la sua splendida edizione del classico Sogni di Gerolamo Cardano, Marsilio, 1993), tracciando questo sintetico profilo, sottolinea la sorprendente quantità di anticipazioni della teoria analitica (freudiana, ma anche lacaniana) presenti nell'era prescientifica, da Artemidoro di Daldi (n sec. d. C.) a Tertulliano. Il primo nel suo Libro dei sogni, molto diffuso nel mondo tardo antico, ricorre ad una serie di figure interpretative di sconcertante attualità, dal sogno come esaudimento del desiderio al riconoscimento della scissione della mente in atto nel processo onirico; il secondo, capace di cogliere il valore conoscitivo del sogno, non tanto come previsione del futuro, quanto come riflesso dello stato di veglia e dunque come zona non rifuggente dalla responsabilità umana. Ma la vera differenza tra modo antico e modo medievale di intendere i sogni sta in ciò: «Nel mondo antico si tendeva a distinguere tra sogni veri... e sogni falsi», mentre nella concezione cristiano-medievale, il sogno «è divino o diabolico a seconda che sia inviato da Dio o dal Diavolo e in quest'ultimo caso è fallace, immondo e ingannatore». Questa impostazione ermeneutica, apparentemente involutiva rispetto alla concezione aristotelica che - come Freud sottolinea faceva del sogno un oggetto della psicologia, in realtà apre su nuovi orizzonti perché, interpretando il processo onirico come teatro di figure inscritte nel cielo del destino astrale, tende a pensare il mondo immaginale come provvisto di una sua concretissima realtà e dunque come parte non secondaria della natura umana. In questo senso, il sogno che Dante riferisce nel terzo capitolo della Vita nuova e che neppure il primo dei suoi amici (Cavalcanti) riesce ad interpretare, non è solo premonizione divina, ma anche scena dove si rappresentano congiuntamente il mondo invisibile e quello visibile di cui è inscindibilmente costituito l'animo umano. Nell'ultimo capitolo, I sogni dell'era moderna, Mancia sviluppa con grande finezza questa intuizione, ripercorrendo non solo la complessità della scoperta freudiana che individua nel sogno l'esaudimento di un desiderio rimosso, ma anche gli sviluppi che questa teoria avrà successivamente in autori come la Klein, per la quale il sogno da «risultato di un lavoro che il rimosso compie... diventerà l'espressione di una dinamica tra oggetti interni». Dèi e diavoli, e cioè quelle figure inquietanti che affollano l'universo simbolico medioevale, da figure trascendenti divengono così le personificazioni trascendentali degli «oggetti interni» e cioè delle «figure genitoriali che hanno acquisito un significato sacrale per l'individuo». Come si vede, l'orizzonte teologico cristiano-medioevale, così apparentemente distante dalla mentalità scientifica moderna, è assai più attuale di quanto si pensi e, pur secolarizzato, si ritrova nelle narrazioni «scientifiche» delle recentissime teorie psicoanalitiche. Alberto Folin BREVE STORIA DEL SOGNO Mauro Mancia Marsilio pp. 114, L 24.000