SUMERI E BABILONESI LA STORIA NEGLI ASTRI di Piero Bianucci

SUMERI E BABILONESI LA STORIA NEGLI ASTRI SUMERI E BABILONESI LA STORIA NEGLI ASTRI LA SCRITTURA CELESTE Giovanni Pettinato Mondadori pp. 420 L. 36.000 OBILE decaduta, prima di essere prostituita negli oroscopi di rotocalchi e tv, l'astrologia nacque in Mesopotamia 5000 anni fa per lasciare tracce importanti nella cultura scientifica. Hanno origini astrologiche i punti cardinali, lo Zodiaco, il calendario di 12 mesi, la divisione degli angoli in gradi, dei gradi in 60 primi e dei primi in 60 secondi. Insomma, l'astronomia e parte della geometria. Ma c'è di più: forse i caldei anticiparono persino l'invenzione del cannocchiale. A ricordarci le radici dell'astrologia è La scrittura celeste di Giovanni Pettinato, che non solo riempie un vuoto della ricerca ma getta anche un ponte tra civiltà mesopotamica e greco-romana. Laureato in assirologia a Heidel- berg, professore all'Università di Roma «La Sapienza», decifratore degli archivi di Ebla, Pettinato ha dovuto innanzi tutto superare vecchi pregiudizi. Perché, come egli stesso osserva, «il tema dell'astrologia evoca anche presso gli specialisti un senso quasi di ripulsa, come se si trattasse di qualcosa non degno della nostra attenzione». Pur inizialmente impacciato da queste resistenze, Pettinato è tuttavia giunto a concludere che «non sia più possibile scrivere la storia politica e in particolare la storia sociale dei popoli che abitarono la valle mesopotamica dal 3000 a.C, i Sumeri e gli Assiro-Babilonesi, senza prendere in considerazione quell'immenso bacino di informazioni rappresentato dai testi astrologici scritti in cuneiforme». Come molte altre popolazioni dell'antichità, anche quelle della Mesopotamia vivevano immerse in una visione del mondo olistica, che considerava l'uomo e l'universo come un tutto unico. In questa concezione si collocavano le loro arti divinatorie, che erano le più varie: dalla mantica dell'olio versato a gocce nell'acqua (a cui Pettinato dedicò le sue prime ricerche), alle profezie basate sull'interpretazione dei sogni, sull'analisi del fegato di pecore immolate, sull'osservazione del fumo d'incenso o delle forme assunte dalla farina versata, senza dimenticare la teratologia (nascite mostruose) e la fisiognomica. Tra tutte queste tecniche predittive, l'astrologia ebbe un ruolo dominante, tanto che prevalentemente veniva applicata, più che ai singoli destini umani, al destino dei popoli. L'astrologia nello studio di Pettinato ha varie sfaccettature: letterarie, sociali, scientifiche. Soffermiamoci su queste ultime. Come poi la chimica nascerà daU'alchimia, così l'astronomia si distaccherà dall'a¬ strologia grazie all'affermarsi della componente razionale. Tuttavia dalle ricerche di Pettinato risulta anche una parziale autonomia delle osservazioni astronomiche, non esclusivamente al servizio delle profezie. H manuale di astronomia più importante è il «Mul-apin», databile almeno intorno al mille a. C. ma secondo alcuni studiosi riportabile al sedicesimo secolo o addirittura al 2000 a.C. Il cielo vi era diviso in tre «sentieri», di Enlil, Ami ed Ea, ognuno con le sue costellazioni, più il sentiero della Luna. I movimenti dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno erano ben noti agli studiosi caldei e assiro-babilonesi, e facevano da riferimento le numerose costellazioni individuate dalla loro cultura. Molte di queste sono giunte fino a noi, e in particolare quelle dello Zodiaco. Le costellazioni zodiacali babilonesi erano ben 18, ma si ridussero poi alle 12 tuttora adottate intorno al 600 a.C. In qualche caso sono giunte a noi tramite curiosi malintesi. L'Ariete era in origine la costellazione dell'Operaio Salariato: divenne una pecora per l'errore di uno scriba. I Pesci erano in realtà una Rondine. E lo Scorpione, animale raccapricciante per la cultura mediterranea, era invece per i sumeri un simbolo di fertilità e prosperità. Certe osservazioni astronomicoastrologiche dei popoli mesopotamici conservano un valore anche per gli studiosi moderni: è il caso di certe eclissi di Sole dalle quali si può ricavare una stima del rallentamento della rotazione terrestre, o di puntuali annotazioni su alcuni passaggi della cometa di Halley. C'è persino qualche indizio dell'uso di primitivi cannocchiali, senza il cui aiuto sarebbe difficile spiegare osservazioni precise fino al secondo d'arco, dato che l'occhio nudo non va oltre il primo d'arco. Bisogna però chiedere a Pettinato un supplemento di indagine là dove accenna a «lenti di cristallo di rocca della lunghezza focale di 4,5». Qual è l'unità di misura di riferimento? E se si tratta di un rapporto focale, qual è il diametro della lente? L'incontro tra Pettinato e un esperto di ottica potrebbe dirci se davvero Galileo ebbe precursori sulle rive dell'Eufrate. Piero Bianucci LA SCRITTURA CELESTE Giovanni Pettinato Mondadori pp. 420 L. 36.000

Luoghi citati: Mesopotamia