SE CE'AMORE LA VITA PUÒ' DURARE PER SEMPRE di Enzo Bianchi

SE CE'AMORE LA VITA PUÒ' DURARE PER SEMPRE Spiritualità SE CE'AMORE LA VITA PUÒ' DURARE PER SEMPRE PIÙ' VIVA CHE MAI Christian Bobin San Paolo pp. 74. L. 18.000 wt|NA lettera aperta a una I donna amata che è morta, anzi che è Più viva che mai I e alcuni colpi di pennello Sa: I per tratteggiare la figura di Gesù come L'uomo che cammina (Qiqajon, pp. 64, L. 8000), come «quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte», sono due testi di Christian Bobin. Di questo autore, molto letto e apprezzato in Francia per la lievità della scrittura, la profondità delle tematiche, il pubblico italiano conosceva finora solo un'avvincente ricostruzione della vita di Francesco (Francesco e l'infinitamente piccolo, San Paolo, 1994) e un delicato e arioso romanzo che narra lo stupore di una bambina che si dischiude alla vita adulta [La donna che sarà, Archinto, 1995). Anche le due nuove opere sprigionano luce da ogni riga, narrando la gratuità e lo splendore della vita che è più forte della morte perché è abitata dall'amore. «Chi ha pensato quanto c'è di più profondo ama quanto c'è di più vivo»: forse in questa affermazione di Hòlderlin sta la chiave per comprendere l'origine della sensibilità di Bobin. E ((pensare in profondità» significa sfiorare con delicatezza la superficie delle cose non per attardarvisi ma per far emergere, come «a fior di pelle», ciò che dalla superficie è nascosto e protetto a un tempo. E' forse a questo che allude l'autore nel dedicare ai tre figli della donna scomparsa, ma tuttora vivente, la «storia d'amore che dura per sempre»: «Li invito a calpestare la terra di questo libro, per impadronirsi d'una luce che non è di nessuno e di cui fosti la serva esemplare». Ecco, saper cogliere in una donna capace di amore una «serva della luce» e dipingere questa «servitù» come un inno alla gioia che sgorga riconoscente dal cuore di quanti l'hanno conosciuta e amata è opera di poeta, di chi cioè è capace di creare comunione. Per Bobin 10 scrittore ha questo potere magico di suscitare relazioni dove regna 11 distacco: «Per questo si scrive, forse è solo per questo, e quando è per altro, è privo di interesse: per andare dagli uni agli altri. Per farla finita con la frantumazione del mondo, per farla finita con il sistema delle caste e toccare finalmente gli intoccabili. Per offrire un libro a quanti non lo leggeranno mai». Non sorprende allora che nell'agilissimo ritratto di Gesù che appare strato dopo strato - come in un'icona - nel breve e intenso L'uomo che cammina, questo personaggio affascinante non venga mai chiamato per nome ma indicato, identificato con un gesto, quello del camminare, dell'andare incontro, «verso» l'altro. Un Gesù «tenero e duro», che «spezza, brucia e riconforta»; un Gesù di cui Bobin non riscrive i discorsi, le parole, ma rievoca i gesti, soprattutto quelli più quotidiani eppure, proprio per questo, più straordinari; un Gesù di cui l'autore ricorda un unico miracolo, quello della guarigione dell'emorroissa: per sanare la donna l'uomo che canmiina non fa nulla, semplicemente si lascia toccare, annulla la distanza, permette che il flusso di vita passi da lui alla donna e interrompa un altro fluire, l'andarsene del sangue -. e della vita che esso contiene - dal corpo della donna. La conclusione del ritratto di Gesù allarga lo sguardo sui suoi seguaci, su «coloro che ne seguono le orme», e fornisce la chiave per comprendere anche l'insistenza dello scrittore sul perdurare dell'amore anche al di là della morte: i discepoli «credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola d'amore». Sogno di un innamorato incapace di rassegnarsi? Illusione? Foiba? Può darsi, ma «forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana». Enzo Bianchi

Persone citate: Archinto, Bobin, Christian Bobin, Gesù

Luoghi citati: Francia, San Paolo