COM'È VECCHIA IN AMERICA LA GENERAZIONE POST-TUTTO
COM'È VECCHIA IN AMERICA LA GENERAZIONE POST-TUTTO COM'È VECCHIA IN AMERICA LA GENERAZIONE POST-TUTTO NIRVANA E DOPO Lee Williams Bompiani pp. 181. L 24.000 IRVANA e dopo», di Lee Williams, è uscito per Bompiani nella stessa collana di Le lacrime del capo, di Daniel Picouly: di questo si può essere certi, per via del formato, della rilegatura e della grafica, che corrispondono. Il formato e la rilegatura di, ad esempio, Rancid Aluminium, bel romanzo di James Hawes, o di L'ultimo dei savage, di Jay Mclnerney, sono identici a quelli di Nirvana e dopo o Le lacrime del capo; la grafica, però, cambia. Scorrendo l'elenco delle uscite precedenti, in fondo al libro di Williams, troviamo sotto la generica intestazione «Letteraria Bompiani» titoli usciti in altre collane, caratterizzate da altre vesti tipografiche, come quelli di Coelho o di Gifford; ma, per quanto riguarda i quattro romanzi sopra citati, la denominazione di un'ipotetica collana di appartenenza non compare da nes¬ suna parte. Ora: avendo una lunga esperienza di lavoro in libreria, è evidente che sono ossessionato dalle collane. Ma, al di là delle personali deviazioni, perché tutta questa confusione? L'effetto è disorientante. Le linee editoriali sono un ricordo. Naturalmente, il discorso non vale solo per la Bompiani. Ad ogni modo: tornando a Nirvana e dopo, la seconda di copertina ci informa che «a quasi quindici anni da Meno di zero di Bret Easton Ellis, Lee Williams ha inventato un'altra lingua e dato voce a un'altra epoca che sembra lontana anni luce. Una generazione post-tutto, con molto meno glamour e speranza. Ma che sarà molto più difficile far rientrare nei ranghi». Che manchi il glamour, leggendo il roman¬ zo, è abbastanza evidente: i protagonisti sono dei minorenni scappati da case e famiglie disastrate, che sopravvivono prostituendosi tra saune e gabinetti pubblici in quel di Portland, Oregon, in un continuo andirivieni di cazzi, culi, pompini, sborrate e simili. Naturalmente si drogano, ovviamente si nutrono di cibo-spazzatura, immancabilmente partecipano in qualità di attori alle riprese di un film porno più o meno amatoriale. Tra due di loro, però, c'è anche amore. Amore vero, che li lega nonostante tutto quello di cui sopra. Ora, spiace dirlo, ma francamente Ellis è un'altra cosa: non basta infatti cucire insieme un ripetitivo catalogo di situazioni più o meno «scabrose» (o magari «provocatorie»?) per dare voce a un'epoca e a ima generazione. Bret Easton Ellis fa a pezzi con una grande ironia e attraverso un uso magistrale della lingua la buona coscienza dell'America, e il suo American Psycho non è altro che l'incarnazione di quella faccia pulita, tanto WASP e politically-correct, di un Paese che all'epoca dell'uscita di quel libro, condannò addirittura con ferocia l'autore, sentendosi smascherato. Al di là delle apparenze, invece Williams non ci regala nulla nuovo, né dal punto di vista dello stile né da quello del racconto, e in qualche modo ci assicura del no stro mondo di case frequentate da persone educate, dove, sul tavolino del salotto, trova posto persino un libro come Nirvana e dopo. Distan te anni luce, è vero, da Ellis: che rassicurante non è affatto. Giuseppe Culicchia Bret Easton Ellis NIRVANA E DOPO Lee Williams Bompiani pp. 181. L 24.000
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