FOIS SULL'ERMO COLLE SCRUTA L'ISOLA DEI MISTERI

FOIS SULL'ERMO COLLE SCRUTA L'ISOLA DEI MISTERI FOIS SULL'ERMO COLLE SCRUTA L'ISOLA DEI MISTERI SEMPRE CARO Marcello Fois // Maestrale pp. 156 L 13.000 A bella estate, è risaputo, l'ha vissuta Andrea Camilleri con la sua opera omnia improvvisamente alla ribalta. In una giungla di nonlettori, i tam tam lanciano talvolta messaggi un po' lenti. Ma Camilleri aveva ben seminato e - caso davvero unico - ha raccolto in un sol colpo anche i frutti delle stagioni precedenti. Proprio Camilleri firma la prefazione del nuovo romanzo di Marcello Fois, Sempre caro - uscito ancora una volta nella sordina di un piccolo editore di Nuoro - rilevandone le qualità del narratore di razza, sospeso tra giallo antropologico e poesia critica della vita quotidiana. Che Fois sia uno dei più bravi narratori giovani in circolazione sono tuttavia ancora in pochi a saperlo, nonostante nove libri pubblicati con discrezione dal '92 ad oggi. Camilleri sottolinea praticamente le proprie qualità, citando la «sapiente, calcolatissima commistione tra lingua e dialetto» con cui Fois costruisce quest'ulti¬ mo lavoro, uno dei più felici in assoluto del trentottenne autore nativo di Nuoro e bolognese d'adozione. C'è anche un vento di ricordi deleddiani, a dire il vero, in questa storia di pascoli e bestiame, di secolari tradizioni isolane, di paesaggi aspri e tormentati. E' una Sardegna di fine Ottocento, dove il disincantato avvocato Bustianu si trova a difendere l'onestà del pastore Zenobi Sanna, accusato di abigeato e datosi alla macchia per salvarsi da quella che sembra un'ingiusta punizione. La tentazione del Fois giallista cede comunque il passo ad una ricerca ancestrale tra le memorie isolane, dove il tempo e le decisioni erano ancora in mano ai singoli individui, non ai fenomeni di massa. Il giovane Zenobi era malvisto nella sua passione per Sisinnia, la figlia del possidente Cosma Casula Pes per cui lavorava. E salta fuori che le eredità, dalla memoria dei tempi, sono sempre il terreno fertile della discordia familiare, anche se Bartolomeo, il fratello tutto casa e chiesa di Cosma, sembra veleggiare oltre le terrene misurazioni della ricchezza. Ma c'è anche donna Dolores, piaciosa moglie di Cosma, che forse non è poi cosi affranta dalla morte del marito, fatto secco a fucilate in un podere. Tra una passeggiata e l'altra sull'ermo colle da cui osserva il solare panorama della sua terra avara di frutti ma ricca di orizzonti e di colori naturali, Bustianu trova il modo, pacatamente provinciale, di rimettere le cose a posto e affidare i colpevoli alla giustizia. Poi ritorna al suo quieto, voluto isolamento, al paesaggio talmente terso «che pare di abitare al centro della luce». Fois rincorre Deledda, ma anche Dessi e, non ultima, la poesia della tradizione resa mitica da Sergio Atzeni. Come ogni vero scrittore, racconta quello che più conosce: la Sardegna estrema e lontana dal turismo, i caratteri pungenti ma anche improvvisamente calorosi dei suoi conterranei, i paesi sperduti in memorie che si tramandano senza patire le interferenze «continentali». Questo neorealismo fuori stagione sembra comunque l'arma vincente dei migliori - perlomeno più vivaci - autori degli anni recenti. Quando la tradizione diventa strategia narrativa siamo di fronte a fenomeni da valutare: il solito Camilleri fa ormai da portavoce con la sua Sicilia, ma anche questa Sardegna di Fois ha il passo lungo per superare l'ostacolo in grado di proiettare il racconto pri- vato della provincia in una dimensione universale in cui emerge la natura umana con tutti i suoi conflitti. Stupisce, quindi, che Fois non abbia ancora suscitato l'interesse dei maggiori editori: «lasciato» dalla Granata Press che battezzò anche Ferrandino, è passato a salutare Marcos y Marcos e Moby Dick, Hobby & Work e II Maestrale, con la disinvoltura dello scrittore a cui preme, soprattutto, gettare semi per il futuro. Ma Fois non è solo Sardegna e non è solo giallo: sembra possedere l'indirizzo aperto del narratore totale, che sceglie di esprimersi sia attraverso U romanzo ad intreccio sia mostrando le sue conoscenze artistiche o riflettendo sulle bizzarrìe dell'animo umano. Su tutto, comunque, spiccano le radici dolorose ma effettivamente pure dell'isola, dalle quali non vuole e non riesce a staccarsi, creando i presupposti per una autografia di dimensioni epiche, rivisitata con la scelta attraente e suggestiva del racconto noir. Tra il Fois «intellettuale» e il giallista le nostre preferenze vanno a quest'ultimo: lo stesso Luigi Bernardi che lo fece conoscere con la Granata Press confessa che i due romanzi del ciclo sardo, Fer¬ ro recente e Meglio morti, sono i migliori pubblicati dalla sua casa editrice. Romanzi tragici, tra realtà e riti secolari, tra anni di piombo con valenze separatiste e solitudini che nessun programma politico riuscirà a debellare. Segreti, rese dei conti, storie di amicizie legate ad oscuri delitti, efferati omicidi di bambine innocenti... C'è l'indagine serrata dei nonpiù tormentati, con in più l'analisi sociale e psicologica di un ambiente che è anche un modo d'essere: quella «sardità» incancellabile e radicata in un rapporto quasi incestuoso - e doloroso - col territorio. Calasso li avrà letti? Sono gialli, quelli di Fois, senza luoghi comuni, che rispecchiano problematiche, caratteri, fobìe e delusioni di un'Italia in affanno rispetto a certe ambizioni europeistiche poco attente alla quotidianità del disagio e dell'emarginazione. Ancora sardo è il racconto - perfetto per un'antologia del noir - Piccolo gotico nuorese (Condaghes), ricerca diabolica dalle parti di certi misteri ecclesiastici nella provincia barbaricina d'inizio secolo, dove fede e credenze soprannaturali si confondono in relazione alla scomparsa di un prete dal fascino inquietante. Siamo invece a Roma con Sheol (Hobby & Work), uno dei migliori intrighi gialh delle ultime stagioni, tra deliri neonazisti e segreti sepolti sul fondo dell'ultima guerra. Tutto parte dall'omicidio di una anziana ebrea, e la perfetta trama ad incastro tra presente e passato non permette di posare il libro fino all'ultima parola. Il Fois «intellettuale» rivisita invece storie di pittori, scrittori e artisti, anche misconosciuti, in due libri non facili come Pietà e Gente del libro (Marcos y Marcos), dove si celebrano le ambizioni umane all'eternità, anche se spesso la Storia cancella e seleziona, e di qualcuno rimane solo un'immagine o l'eco neanche tanto udibile di un nome. I racconti di Nulla (Il Maestrale) e II silenzio abitato delle case (Moby Dick) si collocano in una dimensione di ricerca: ricerche private nel primo libro, peregrinando in una Spoon River dei giorni nostri, dove noia, ignoranza, paura del futuro e vocazioni suicide vengono alimentate dali'indifferenza sociale. Nel secondo, Fois mostra tentazioni minimaliste alla Carver, anche se l'istinto «nero» del radiologo di tipologie estreme prevale sul paesaggista degli eventi marginali. Come si vede, una concretezza a più dimensioni, se paragonata a troppi esordienti coccolati e gratificati ancora in bozze. Solito discorso, solite rimostranze, ma l'importante è che la «gente del libro» apra gli occhi su questo versatile scrittore ben cresciuto tra vernaccia e delitti. Sergio Peni Dalla Sardegna un nuovo scrittore sospeso tra giallo antropologico e poesia critica della vita quotidiana Marcello Fois Il suo nuovo romanzo è presentato da Andrea Camilleri SEMPRE CARO Marcello Fois // Maestrale pp. 156 L 13.000

Luoghi citati: Italia, Nuoro, Roma, Sardegna, Sicilia