Grof e Rios, corsa finita Stetti: ma non mollo Panno prossimo ci sarò di Stefano Semeraro

Grof e Rios, corsa finita Stetti: ma non mollo Panno prossimo ci sarò TENNIS Us Open, si ritira Krajicek Grof e Rios, corsa finita Stetti: ma non mollo Panno prossimo ci sarò NEW YORK. Il rovescio tagliato si alza, decolla nella sera calda e ventosa di Flushing, e atterra dopo la linea di fondo. Steffi si riassetta la frangetta bionda e la coda di cavallo, scuote la testa. E pensa al tempo che passa, mentre già corre inutilmente dietro l'ennesimo diritto mancino che l'avversaria - Patty Schnyder, svizzera, n. 10, 19 anni farciti di talento - le schiaffa laggiù, troppo lontano. Nel 1988 Steffi Graf era la n. 1 del mondo, una atleta perfetta capace di vincere - impresa immensa - i quattro tornei dello Slam nello stesso anno. Dieci anni fa bastavano dirittone, servizio e gli sprint su gambe potenti come quelle di una quattrocentista ma affusolate, da modella, per togliersi le rivali di torno in un'ora o poco più. Il rovescetto tagliato, che si infragiliva nei momenti delicati, era solo un fastidio, non un problema grosso. «Ma il suo tempo è scaduto - aveva detto Martina Hingis alla vigilia degli Open -. Questo tennis ormai è troppo veloce per lei». Steffi pensava a quelle parole, domenica notte in conferenza stampa, e agli ultimi 14 mesi passati lottando con il ginocchio lacero, con il braccio strappato, con il polso dolorante. Rispondeva che sì, nel primo set aveva giocato davvero male, che aveva sbagliato troppo, che in effetti 59 minuti sono pochi anche per perdere, che d'altra parte ritornare a grandi livelli non è facile ma che vuole provarci, che l'anno prossimo sarà di nuovo qui, contateci. Ma mentre parlava pensava a tutte quelle avversarie maledettamente giovani e forti. E pensava: vuoi vedere che a 29 anni sono davvero troppo vecchia, troppo malandata per tornare quella che ero, che mi rimane una strisciolina neanche comoda di futuro in questo tennis, che devo accontentarmi dei miei appartamenti in Florida, a Manhattan, in Germania, dei miei cinque cani, del mio fidanzato buonino buonino?... Molti meno dubbi ha Marcelo Rios, n. 2 del mondo, che domenica notte si è fatto sbattere fuori dal torneo dalle mestolate del rinato vichingo Larsson. «Non ho niente da dimostrare» aveva detto prima degli Open il Cino, che quest'anno è stato anche n. 1 ma non ha ancora vinto uno Slam, che se gli parh non risponde e sputa in terra quando passano i giornalisti. Contro Larsson, un ex-top 10, Marcelo ha ceduto il 1° set, è risorto a metà del match per poi ripiombare nella sua indolenza nelle ultime due frazioni. «Che sarà mai... E poi Larsson non si vanti, non mi ha battuto lui, gli ho regalato io la partita». Ha perso male ma non perde punti: nel ranking galattico dell'antipatia è sempre lui il numero 1. Registrati l'ennesimo ritiro del povero Krajicek e i successi di Sampras (6-4,6-3,6-2 su Safin) e di Venus Williams (6-1, 7-6 sulla Pierce), oggi il torneo aspetta eccitato il quarto Seles-Hingis. Stefano Semeraro

Luoghi citati: Florida, Germania, Manhattan, New York