Largo ai profeti del baby-boom

Largo ai profeti del baby-boom ALLA RIBALTA I GIOVANI ALLENATORI Malesani, Rossi, Novellino e il tecnico della Samp: una rivoluzione in panchina Largo ai profeti del baby-boom Spalletti: «Idee e umiltà» H NFINE sono arrivati. Dopo la H politica, l'economia e la cultu■ ra ecco i figli del baby-boom occupare gli spazi sulle panchine del calcio: quest'anno 8 allenatori su diciotto hanno meno di 45 anni; uno, Delio Rossi della Salernitana, è il primo tecnico degli Anni Sessanta che arriva in serie A. Uomini nati mentre l'Italia scopriva l'automobile, la lavatrice e, in tv, «Campanile Sera». Trap, Simoni e Pascetti giocavano. Zeman andava alle medie e da Praga amava, grazie a zio Vycpalek, la Juventus. E' un cambio generazionale. Per la legge del tempo, prima o poi doveva accadere. Ma è anche un cambiamento massiccio di esperienze e di idee. «Ciascuno ha una propria personalità ma ci sentiamo un pochino tutti legati», spiega Luciano Spalletti, 39 anni, la rivelazione dello scorso campionato. Legati da cosa? «Da un'impronta comune. Rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto abbiamo un modo lieve mente diverso di allenare, anche se non è detto che con quello si riesca ad arrivare al traguardo». Diverso vuole dire tutto e niente. In che cosa si esprime la diversità? «Le faccio un esempio: durante la settimana lavoriamo con allenamenti che assomigliano alla partita che si giocherà la domenica. Sempre undici contro undici. Non è detto che chi è più vecchio di noi non lo l'accia, anzi negli ultimi tre o quattro anni un po' tutti si sono avvicinati a questo sistema. Ma noi siamo nati con questa idea». Con un fondo di pignoleria? «Direi di precisione. Che non significa sentirsi gli "scienziati del calcio", una definizione antipatica e sbagliata. Io non ho niente da inventare: vorrei essere piuttosto un bravo artigiano». Dicono che la vostra è una generazione presuntuosa. «Per chi lo vuole credere. Invece e una generazione che ha ancora molta voglia di imparare e che, per quanto mi riguarda, si sente arrivata in serie A molto in fretta e con delle lacune da colmare. Non ho mai pensato che l'umiltà di apprendere sminuisca un allenatore: mi sembra invece una forza». Cosa vorrebbe imparare? «Soprattutto a risolvere più in fretta i problemi che mi pongo». Nella nuova generazione chi ammira in particolare? «Quelli che conosco meglio: Malesani è bravissimo e lo dimostrerà anche a Parma, Delio Rossi ha intuizioni geniali». Ha citato due allenatori senza un grande passato calcistico, come Zaccheroni e, in fondo, come lei. Anche questa è una svolta generazionale? «Dopo l'esperienza di Sacchi è diventato un pochino più facile avere la fiducia dei dirigenti». E' per questo che si è rotto il cerchio dei soliti noti? «Non mi pare che il ricambio sia terribilmente pivi alto che in passato. Però si è ridotta un pochino L'età media, c'è qualche nome nuovo: diciamo che non è più un circolo chiuso». Per emergere è indispensabile appartenere alla scuderia di certi manager? «Non credo che la nostra fosse una categoria di massoni, né che lo sia adesso. Penso che in passato essere in quel circolo chiuso volesse dire disporre di più conoscenze tra i direttori sportivi: ma è normale, si vive di conoscenze e di fiducia. E comunque se non hai i risultati non c'è conoscente che tenga». Lei esordì in A l'anno scorso a 38 anni, quasi sconosciuto. Come fu accolto? «Bene, anche i miei colleghi furono molto gentili nei giudizi». Nessuno la trattò come un pivello? «Preferisco ricordare le cose belle. Anche se mi ferì che qualcuno contestasse il mio ruolo perché ero senza patentino di la categoria e allenavo con la deroga». Quali difficoltà attendono i nuovi: Novellino, Colomba, Ventura e Rossi? «Hanno alle spalle l'esperienza di campionati difficili, non è un pro- blema che arrivino in A solo adesso. Io invece mi sentivo esposto: avevo smesso di giocare da poco e in tutta la carriera, da calciatore e da tecnico, ero stato sempre in posti tranquilli». Cosa l'ha aiutata? «Ho avuto fortuna. l'Empoli è una squadra speciale: vai a Firenze o a Pisa e già non ne parlano più. Puoi crescere e metterti in discussione ogni giorno per completarti. Il vero salto lo sto avvertendo alla Samp: arrivi in un aeroporto lontano e trovi tifosi che ti aspettano con le sciarpe blucerchiate». Liedholm diceva che un allenatore di successo deve esser bravo ad allenare i giornalisti. Vale ancora? «Mah, ho l'impressione che i giornalisti ormai seguano molto le proprie convinzioni. Tuttavia saper vendere bene quello che si ha non è un peccato: il bravo rappresentante non è quello che riesce a smerciare prodotti modesti come se fossero d'oro?». Marco Ansaldo «Siamo legati da una stessa impronta e usiamo metodi diversi dal passato Con noi si è rotto un circolo chiuso: un po' del merito va a Sacchi» SOCIETÀ' ' ALLENATORE ETÀ' STAGIONI IM SERIE A Bologna Bari Fiorentina Inter Perugia Piacenza Roma Juventus Lazio Cagliari Milan Venezia Parma Empoli Vicenza Udinese Sampdorìa Salernitana MAZZONE Nuovo FASCETTE Confermato TRAP ATTO WI Nuovo SIMONI Confermato CASTAGNE!» Confermato MATERAZZI Nuovo ZEMAN Confermalo LIPPI Confermato ERICKSSON : Confermato VENTURA Confermato 3CACCHERONI ■ Nuovo NOVELLINO Confermato MALESANI Nuovo SANDREANI Nuovo COLOMBA Nuovo GUIDOLIN . Nuovo SPALLETTI Nuovo ROSSI Confermato Luciano Spalletti, 39 anni, debutta quest'anno nella Sampdorìa dopo cinque stagioni passate a Empoli