Sud America nella morsa
Sud America nella morsa Sud America nella morsa LA morsa della crisi sembra stringersi attorno all'America Latina. Appena tornato da Mosca ha dichiarato l'ex ministro dell'economia Domingo Cavallo: «Sto facendo e farò tutto il possibile per differenziare Argentina e Brasile dalle altre economie emergenti». Secondo gli analisti un lavoro improbo, il suo, come quello affrontato in Russia. Viste inutili le misure prese finora per frenare la fuga di capitali (17 miliardi di dollari da agosto), il presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso dovrebbe annunciare nelle prossime ore un nuovo drastico piano di aggiustamento fiscale. La spada di Damocle da eliminare è soprattutto il deficit fiscale, che quest'anno dovrebbe essere di 57 miliardi di dollari, pari al 7% del Pil. L'inaspettata decisione presa giovedì da Moody's di declassare il debito in valuta estera brasiliano da B1 a B2 sarà però un osso duro da superare. Tanto più perché non è da scartare che l'agenzia di rating finisca per prendere la stessa decisione nei confronti di Argentina e Messico, per ora «sotto osservazione». «Ci sono dal 50 al 60% di possibilità che si declassi anche il debito estero argentino, anche se Moody's si prenderà due o tre mesi di tempo prima di decidere», dicono i rappresentanti dell'agenzia a Buenos Aires. D'altra parte, crescono anche le voci di una svalutazione del peso in Cile, dove gli interessi interbancari arrivano ormai al 35% in un Paese dove l'inflazione non supera il 5%. Lo scorso venerdì il Banco Centrale ha dovuto collocare dai 100 ai 150 milioni di dollari per sostenere la moneta. Nuove misure anticrisi, inoltre, so¬ no attese in Venezuela, Colombia e Messico. In particolare a Caracas, dove comunque il presidente Rafael Caldera continua a dire che non svaluterà: anche se gli analisti prevedono che non resisterà a lungo, soprattutto dopo la svalutazione del 5% effettuata la scorsa settimana a Bogotà. E la crisi asiatica e quelle innescate in altri Paesi rendono sempre più «reale» la possibilità di una gravissima recessione a livello mondiale. L'avvertimento è stato lanciato oggi dal professore Anthony Giddens, direttore della London School of Economie and Politicai Science, che ha tenuto una conferenza a Santander, nel Nord della Spagna. «La situazione è molto seria e si rende indispensabile una nuova leadership da parte dei Paesi ricchi», ha detto Giddens, il quale ha precisato di attendersi molto dalla riunione del 21 settembre a New York, con «leader politici di livello mondiale» dove si esplorerà la possibilità di «un controllo degli eventi e di un governo a livello globale». «Ciò che aggrava l'attuale crisi rispetto alle precedenti - ha aggiunto è lo strapotere dei mercati elettronici che possono scatenare una mancanza di fiducia e innescare una crisi globale delle economie». Giddens ha espresso forti preoccupazioni per la situazione della Russia. «L'Occidente deve reagire - ha detto - per contrastare le mafie capitaliste che si sono impadronite del Paese. Successivamente si dovrebbe mettere in moto un nuovo Piano Marshall, in cui il sostegno economico funzioni in parallelo con le attività della società civile: non è possibile il mercato senza condizioni sociali e politiche».
Persone citate: Anthony Giddens, Domingo Cavallo, Fernando Henrique Cardoso, Giddens, London, Rafael Caldera
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