«Per Malpensa non ci saranno rinvìi» di Francesco Manacorda
«Per Malpensa non ci saranno rinvìi» Domani la decisione. Prima della notifica ci sarà forse il tempo per un compromesso in extremis «Per Malpensa non ci saranno rinvìi» Kinnock convince la Commissione alla linea dura BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo schiaffo è arrivato. Domani mattina la bocciatura dei decreti Burlando su Malpensa 2000 sarà all'ordine del giorno della Commissione europea. Anche l'ultima riunione dei capi dei gabinetto dei Commissari non ha potuto invertire la rotta segnata dal Commissario ai Trasporti Neil Kinnock ed ha detto no alla richiesta italiana sostenuta venerdì perfino da una telefonata di Romano Prodi al presidente della Commissione Jacques Santer - di rinviare la decisione per poter proseguire la trattativa aperta tra Roma e Bruxelles. Ma nel tentativo di non sbattere platealmente la porta in faccia all'Italia i super-tecnici dell'Ue hanno partorito ieri una formula tanto complessa quanto astrusa: mercoledì i Commissari «ribadiranno in linea di principio la discrepanza tra i decreti Burlando e il diritto comunitario» perché la distribuzione del traffico aereo tra Linate e Malpensa discrimina le compagnie straniere rispetto all'Alitalia ; la decisione della Commissione però non verrà notificata immediatamente all'Italia, evitando così che scatti una condanna formale. Insomma, la bocciatura di Bruxelles sarà chiarissima a tutti - è la filosofia alla base della decisione presa ieri - ma l'Italia in mancanza di una notifica potrà far fin- ta di niente e continuare il negoziato. Nei progetti di Kinnock Burlando dovrebbe presentare al più presto nuovi decreti, magari studiati assieme ai servizi della Commissione, che eliminino tutti i punti controversi e consentano quindi la partenza - anche se graduale - di Malpensa 2000 senza nemmeno la necessità che la Commissione si pronunci di nuovo. Non è assolutamente detto, però, che a questo punto la bocciatura all'ordine del giorno domani venga effettivamente votata. Ancora in queste ore i due rappresentanti italiani nell'esecutivo Ue, Emma Bonino e Mario Monti, stanno valutando se fare ricorso mercoledì all'articolo 4 del regolamento interno della Commissione, che prevede il diritto per ciascun commissario di chiedere un rinvio di una settimana nella pronuncia del collegio su un dossier. Se venisse utilizzato la questione Malpensa passerebbe in modo automatico all'ordine del giorno del 16 settembre. Un giorno in cui - è un problema in più - Kinnock non potrà essere a Bruxelles. Paradossalmente la soluzione poco chiara verso la quale si sono orientati ieri i capi di gabinetto, potrebbe favorire la scelta di utilizzare l'articolo 4, denunciando incongruenze nel comportamento della Commissione. Ma bisogna anche tener conto che il ricorso a questo articolo è una sorta di «arma finale» usata con estrema prudenza e che se Bonino e Monti dovessero infine decidere di ricorrervi molto dipenderebbe anche dal comportamento italiano. Sarebbe impensabile, per i due Commissari, esporsi senza avere la certezza che nella settimana in più si arrivi alla pace tra Roma e Bruxelles. Per adesso però - almeno dalle dichiarazioni ufficiali - il clima è tutt'altro che disteso. Le prime reazioni arrivate ieri da Roma sono state piuttosto amareggiate. Al ministero dei Trasporti la decisione di Bruxelles suona come una presa in giro e, mentre si ribadisce la volontà di trattare per trovare una soluzione con l'Ue, si mantiene fermo il punto che se non si dovesse arrivare a un'intesa Malpensa aprirà comunque il 25 ottobre come programmato, anche a costo di subire una nuova bocciatura dalla Commissione. Il problema è anche che il baratro di malintesi e diffidenze tra Roma e Bruxelles cresce ogni giorno di più. Gli uomini di Kinnock ripetono che l'Italia ha avuto mesi per trattare, che si è decisa solo venerdì scorso a fare un primo passo con indicazioni «molto sommarie» come quelle contenute nella lettera di Burlando a Kinnock, alle quali non ha fatto seguito alcun approfondimento tecnico. Secondo Burlando, invece, già il suo colloquio con il Commissario Ue di otto giorni fa aveva gettato le basi per un'intesa e sul tavolo rimanevano solo pochi punti: se il passaggio a regime di Malpensa una volta completate le infrastrutture dovesse avvenire in un passo solo - come chiede l'Italia - o se ci dovessero essere piuttosto tre fasi come propone Kinnock; se la percentuale dei voli che dovevano restare a Linate fosse del 20% come vuole il ministro, o del 40% come esige Kinnock. In un dialogo tra sordi, insomma, per l'Italia la trattativa è già a buon punto, mentre per Bruxelles non ha è praticamente ancora partita. Ancora ieri la portavoce di Kinnock ha spiegato che l'idea di Burlando di dividere percentualmente i voli di ciascuna compagnia tra Linate e Malpensa è «insostenibile dal punto di vista economico» e che per l'Ue è fondamentale che tutte le compagnie, e non solo Alitalia, possano alimentare i loro hub da Linate. Una teoria che non trova però la Commissione così monoliticamente concorde come Kinnock vuol far credere. I servizi del Commissario Karel Van Miert, responsabile per la Concorrenza, hanno fatto circolare un documento nel quale sollevano dubbi sull'esistenza di una discriminazione delle compagnie straniere rispetto all'Alitalia. Francesco Manacorda Ma un rapporto di Van Miert solleva dubbi sulla reale discriminazione straniera rispetto all'Alitalia Neil Kinnock A sinistra, Il ministro Burlando
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