«Quella bobina è tagliata»

«Quella bobina è tagliata» «Quella bobina è tagliata» Giallo sulla registrazione della Alletto ROMA. Tre tagli sulla bobina dell'intercettazione della conversazione tra Gabriella Alletto e il cognato Gino Di Mauro hanno portato l'ennesimo colpo di scena nel processo per l'omicidio Marta Russo. Quella di ieri era la 29a udienza e sarebbe dovuta essere l'udienza di Salvatore Ferrara, per la prima volta interrogato, ma l'intera mattinata è stata dominata dalla notizia dei tagli alla bobina in cui la superteste Alletto confermava di «non essere mai stata nell'aula 6». E' stato lo stesso perito che ha analizzato la bobina, Marco Donale, ad ammettere l'esistenza di quattro «eventi molto anomali», di cui tre «assimilabili a tagli sulla bobina». Queste tre «anomalie», cioè, «possono ricordare tagh di nastro, anche se non risulta a un controllo accurato dalla bobina alcun taglio». Il tecnico ha avanzato l'ipotesi che la bobina consegnata dalla procura possa essere una copia e ha riscontrato l'esistenza di più di una discordanza temporale fra quanto indicato nel brogliaccio della Digos e la durata effettiva dei dialoghi riportati su nastro: lo scarto complessivo è di circa 8 minuti. La prima anomalia - spiega il perito - si verifica a due secondi dall'inizio della registrazione: «Si sente una porta che si chiude. C'è l'anomalia e poi Gabriella Alletto che dice: "Io non c'ero là dentro, Gì, te lo giuro sui miei figli. Ha sbagliato Lipari"». Le altre tre anomalie, quelle assimilabili a tagli, si verificano dopo oltre un'ora di registrazione. In una, la presun¬ ta cesura si ha di nuovo dopo un rumore di porta che si chiude e prima che il cognato dica a Gabriella Alletto: «Devi coprire il vuoto che c'è tra l'uno e l'altro». In un'altra, invece, il taglio compare dopo che Gabriella Alletto dice al cognato: «Non ce la faccio più», una frase alla quale segue una «pausa di riflessione», secondo l'espressione utilizzata dal cognato, concessa dagli investigatori durante l'interrogatorio. L'ultimo taglio compare alla fine di una conversazione interrotta bruscamente da un rumore di fondo e conclusa da una frase del cognato: «Non capisco perché la professoressa (Maria Chiara Lipari, ndr) dice che stavi là dentro. C'è poi questa cosa...». In origine la bobina non era sta¬ ta inserita negli atti processuali. Si disse che nella confusione era andata smarrita. Ma dopo pochi giorni fu ritrovata negli uffici della questura e consegnata alla corte. Il sostituto procuratore Carlo Lasperanza ha precisato che l'apparecchio per la registrazione fu fornito dal Sisde. Per avere maggiori chiarimenti, oggi verrà ascoltato Domenico Vulpiani, il dirigente della Digos che materialmente contattò gli uffici del Sid. Una convocazione decisa su sollecitazione dello stesso pm Lasperanza «per evitare che questo processo si presti a qualunque strumentalizzazione. Quel nastro costituisce una prova a favore della difesa porche la Alletto giura sulla testa dei figli di non essere mai stata nell'aula 6. Perché mai avremmo dovuto manometterlo?». Molto soddisfatta, invece, per il colpo di scena delle bobine, la difesa: «Non ò normale ricorrere al Sisde per un'inchiesta come questa», ha affermato l'avvocato di Ferraro, Siniscalchi. Nel frattempo, oggi la Squadra mobile della questura di Roma presenterà al procuratore del tribunale di Roma una denuncia per calunnia nei confronti di Salvatore Ferraro in relazione alle affermazioni rese ieri sui pugni e sugli sputi subiti al momento dell'arresto. [f. ama.] A fianco, la testimone Gabriella Alletto. In alto, il padre di Marta Russo. A sinistra, Salvatore Ferraro, accusato dell'uccisione della studentessa all'Università La Sapienza di Roma

Luoghi citati: Lipari, Roma