«Raccoglievano polli da spennare» di Pierangelo Sapegno

«Raccoglievano polli da spennare» Dall'ordinanza del tribunale del riesame di Potenza le accuse contro il fratello di Giordano e l'ex funzionario di banca «Raccoglievano polli da spennare» Usura, indagati anche i nipoti del cardinale S. ARCANGELO (Potenza) DAL NOSTRO INVIATO La casa di Mario Lucio Giordano è sotto al paese, a San Brancato. Casa nuova, dopoterremoto. Finestre tappate, neanche una voce. La villetta di Filippo Lemma è un po' più sopra: sembra vuota. «C'era stamattina», dice il padrone del baiGattopardo. Ha fatto il giro del paese, che sembra un posto fatto di furia in pochi aiuti: mucchi di palazzi e stradine improvvisate. «E' venuto qui, abbiamo parlato. Era sereno. Ora se n'è partito, per stare in pace». Il fratello del cardinale è uscito dal carcere. I suoi due figli, Angelo e Giovanbattista, uno ingegnere e l'altro costruttore, sono appena entrati nel registro degli indagati. L'accusa sarebbe sempre la stessa, usura. Nel giorno che arriva una notizia buona per la difesa, ce n'è un'altra quasi uguale dall'altra parte. Forse, non è un caso, anzi, non lo è di sicuro. Però, nel buco di Basilicata Radio Due, i testimoni telefonano spaventati a Lupo Solitario: ((Adesso che succede? Ci lasceranno soli?». Chiama Leonardo Tatalo, chiamano pure gli altri. Filippo D'Agostino li tranquillizza, ripete sempre la stessa frase: «Sta sereno, non possono più dimenticarsi di noi». Parla, sotto la foto di Pupo e la dedica di Mario Tessuto. Il santino di don Bosco è appeso al calendario. La scritta gialla dice: «Questa è la voce della tua regione». Lupo Solitario ripete anche alla radio che hanno fatto bene a liberarli. A Mario Lucio Giordano hanno aperto il portone della galera, quand'era quasi mezzanotte. Era domenica. «Era distrutto», ha detto il suo avvocato, Zecca: «E' un uomo stressato dall'ingiusta detenzione». Lui era detenuto a Sala Consuma. Anche a Filippo Lemma hanno spalancato ì cancelli della prigione: a Salerno. Erano stati arrestati il 20 agosto: associazione a delinquere e usura. L'ordinanza del Tribunale del Riesame dice, in pratica, che l'accusa è giusta, ma che non c'è il pericolo di inquinamento delle prove, e quindi non ci sono gli estremi della carcerazione. Ma il primo giorno di libertà ha un prezzo caro da pagare. Ci sono gli avvisi di garanzia per i nipoti del cardinale. Poi ci sono le voci, e picchiano come mitragliate, e parlano di un'indagine che deve ancora allargarsi attorno all'arcivescovo di Napoli, Michele Giordano, e alla sua famiglia. Alla fine ci sono le parole dell'ordinanza. Anche loro escono fuori, come Mario Lucio e Filippo Lemma. Pagina 41 : «... arrivò verso gli inizi del 1994 una nuova iniziativa del Lemma, La Casa e Giorda- no Mario Lucio. Andavano raccogliendo clienti, o meglio i polli da spennare». Pagina 37: «... il reale scopo della cooperativa del credito era quello di continuare a estorcere ulteriore denaro agli usurati ingabbiandoli e indebitandoli sempre di più ed effettuando atipiche operazioni di sconto cambiali». Pagine 39 e 40: «... emerge l'esistenza di un sodalizio a base stabile strutturato in funzione dello sfruttamento sistematico delle situazioni di difetto di liquidità degli operatori economici della zona». E poi stralci di verbali. Pagina 41, interrogatorio di Leonardo Tatalo, 24 agosto: «Voglio precisare che Giordano Mario Lucio notoriamente da molti anni faceva l'usuraio a Sant'Arcangelo. Lo posso dire con certezza, come con certezza posso affermare che l'associazione criminosa tra Mario Lucio Giordano e Lemma era funzionante già da quando il Lemma tornò a Sant'Arcangelo, al Banco di Napoli, se non erro nel 1992 o 1993». Ancora, stesso interrogatorio: «Già da quell'epoca noi imprenditori in difficoltà venivamo inviati dal Lemma al Mario Lucio Giordano che attraverso lo scambio di assegni e di prestiti usurari assicurava, come ho detto, il mancato protesto per le nostre pregresse difficoltà economiche. Su questa situazione arrivò, verso gli inizi del 1994, una nuova iniziativa di Lemma e gU altri. Andavano raccogbendo clienti, o megbo i polli da spennare. Andavano informandosi sulle situazioni debitorie». Sono 51 pagme che nonostante tutto fanno contento pure Michelangelo Russo, il procuratore di Lagonegro, il grande inquisitore: «Posso dirmi molto soddisfatto, perché tutto l'impianto accusatorio non viene intaccato. Anzi, l'accusa esce sicuramente confortata da questa decisione». Così sarà, magari. E nel giorno che porta «finalmente una buona notizia per la giustizia», come diceva al telefonino l'avvocato Enrico Tuccillo, l'altro legale di Mario Lucio Giordano, altre ne piovono che fanno male. Arrivando a Sant'Arcangelo, fra le case abbarbicate sui costoni d'argilla, in questo paese che pare costruito sulla lima, si resta con le mani vuote a inseguire i due imputati rimessi in libertà. Mario Lucio Giordano non è neanche venuto, dicono che si sia rifugiato a Napoli. Filippo Lemma è passato a salutare, a farsi vedere in giro, poi se n'è andato via anche lui. Al bar Gattopardo fanno da portavoce, dicono che per ora hanno parlato solo i giornali e i magistrati: «Quando parlerà lui, capirete un po' più di questa storia». Viene in mente ancora l'ordinanza, pagina 46, deposizione di Filippo D'Agostino: «Nell'occasione il Lemma si protestava anche lui una vittima, stretta in una forbice tra una famiglia potente come quella del Giordano, che avevano influenza sul Banco di NapoU, e le vittmie dell'usura». Non è che questo aiuta a capire. E nemmeno il resto, tutti gli altri intrecci di paese, che spuntano camminando sull'argilla, fra queste case, fra questo strano villaggio costruito con la legge 219, quella del dopoterremoto. Pagina 42, dell'ordinanza: Filippo D'Agostino «aveva ricevuto presso la sua radio la visita del Lemma, il quale dopo avergli chiesto di pubblicizzare la vendita di un appartamento di sua figlia, ha conlinciato a parlargb dell'inchiesta in corso». Era un mese prima del suo arresto, a lugbo. Il suo accusatore gli ha fatto pubblicità solo per un giorno, perché poi Lemma è tornato e gli ha detto che non serviva più: «Forse ho già trovato cid me la compra: Domenico Siviglia». Tutti i nomi, tutte le cose, circolano e si confondono insieme in quest'inclùesta. E' anche una storia di paese, l'indagine sul!'usura e sul cardinale, ed è questa forse la cosa più difficile da capire e da sbrogliare. Lupo Solitario è il grande accusatore, ma è pure quello che deve la sua vita a Filippo Lemma, l'uomo contro il quale sta puntando l'indice. Lo sta scrivendo adesso, in un articolo per L'uomo qualunque: «Se avessi la possibilità di soddisfare la mia curiosità, farei una domanda a Filippo Lemma, e gli chiederei: se potessimo fare un balzo indietro e riportarci al 1989, mi salveresti ancora la vita, pur conoscendo quello che poi sarebbe accaduto 9 anni dopo?». Pierangelo Sapegno «Il reale scopo della cooperativa era di estorcere denaro indebitandoli sempre di più» Il procuratore di Lagonegro «Il nostro lavoro viene confortato da questa decisione» Di fianco il procuratore Michelangelo Russo. A destra Filippo Lemma A sinistra Mario Lucio Giordano. Sopra il cardinale