E il virtuoso Bradley scaldo i muscoli di Franco Pantarelli

E il virtuoso Bradley scaldo i muscoli E il virtuoso Bradley scaldo i muscoli Se tutto crolla, potrebbe scavalcare il candidato Gore NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Comunque vadano le cose, impeachment o «mozione di censura» per Clinton, la cosa sicura è il partito democratico si presenterà alle elezioni presidenziali del 2000 in una condizione che non sarà certo quella trionfante prospettata dallo stesso Clinton al momento di chiedere agli elettori la sua conferma, nel 1996: la «costruzione del ponte verso il prossimo millennio» ai cui lavori avrebbe provveduto per la prima parte lui e per la seconda parte, cioè la gettata dei piloni «sull'altra sponda del tempo», avrebbe provveduto il suo vice Albert Gore. A quell'elezione i repubblicani spareranno con tutte le armi che avranno, cercheranno di dimostrare che Gore, in fondo, è stato molto compiacente con il comportamento «immorale» di Clinton, senza contare che nel frattempo potrebbero uscire cose clamorose sui suo comportamento in materia di finanziamenti. Gore, insomma, non è più necessariamente il «naturale» successore di Clinton, il partito potrebbe essere costretto a trovare un candidato capace di impersonare il suo desiderio di «voltare pagina» e la corsa a essere quel candidato è in pratica già cominciata. In pole position, come sempre da almeno dieci anni, c'è Bill Bradley, ex senatore del New Jersey, ex campione di basket (in anni lontani ha giocato anche in Italia, nel Simmenthal) e certamente uno dei personaggi più rispettati del mondo politico americano. Si sta muovendo in modo discreto e sommesso come è del resto nel suo carattere, ma già tutti hanno notato che le inziative da lui prese nell'ultimo periodo sono le più concrete da quando per la prima volta venne fatto il suo nome per una possibile candidatura alla Casa Bianca, cioè nel 1988. Ha assunto due consiglieri politici a tempo pieno, uno dei quali, Ed Turington, è una sperimentata «volpe» che due anni fa è riuscito a far conquistare a James Hunt il posto di governatore del North Carolina, uno Stato sempre «difficile» per i democratici. Ha rivitalizzato il suo «comitato di azione politica», chiamato «Time Future», che ha preso a incanalare contributi finanziari per le elezioni del prossimo novembre su candidati «scelti» in base alla loro onestà e dedizione, i quali però potrebbero risultare importanti nel sostegno di cui avrà bisogno. Infine, ha chiesto a quelli che contribuiscono regolarmente al suo «Time Future», nonché ai politici locali che continuamente si mettono in contatto con lui in cerca di consigli, di aspettare, prima di impegnarsi, con qualche altro candidato, che lui prenda le sue decisioni. Insomma la decisione di «correre» non l'ha ancora presa, o comunque non l'ha dichiarata pubblicamente (cosa che del resto sarebbe estremamente prematura), ma le premesse per mettersi subito a lavorare, nel caso che quella de¬ cisione la prenda, le sta predisponendo tutte, una per una. L'obiettivo, spiega senza problemi (salvo quello di non volere essere nominato) uno dei consiglieri di Bradley, è di creare una situazione per cui all'indomani dell'eventuale decisione ci sia già una «macchina», potente e ben oliata, pronta a scattare sia sul campo degli appoggi politici nei vari Stati sia su quello della raccolta dei fondi, cioè i due campi decisivi, nessuno dei quali primeggia sull'altro. Nel frattempo, il suo tempo Bradley lo passa a parlare con più gente possibile, cercando di coglierne gli umori, proprio come fanno i candidati «veri». Il week end appena passato era quello del «Labor Day», il Primo maggio americano, e lui lo ha trascorso andando in giro per le spiagge del New Jersey a parlare con i bagnanti, come era uso fare quando era senatore. Il suo «messaggio»? Quello che se le cose alla Casa Bianca finiranno male, come a questo punto sembra probabile, non bisogna abbattersi perché un «ricambio» si trova sempre. Forse si riferiva a questo il suo amico senatore Moynihan, che ieri ha duramente attaccato Clinton, quando ha esortato tutti a «non avere paura» dell'impeachment. Franco Pantarelli L'ANTAGONISTA IN FAMIGLIA

Persone citate: Albert Gore, Bill Bradley, Clinton, James Hunt, Moynihan

Luoghi citati: Italia, New Jersey, New York, North Carolina