Un nome per la pace: Primakov

Un nome per la pace: Primakov SkS«S»5SS3SS3s IL MINISTRO DEGLI ESTERI Un nome per la pace: Primakov La candidatura pare gradita ai comunisti E MOSCA VGHENIJ Primakov salverà capre e cavoli, presidente (dall'impeachment) e Duma (dallo scioglimento)? Nel bel mezzo del fragoroso tonfo numero due del premier facente funzioni, Grigorij Javlinskij, il leader dell'unico partito democratico di opposizione a Eltsin, ha gettato sul tappeto, a sorpresa, la candidatura del ministro degli Esteri alla carica di premier. Mossa apparentemente disperata, perché non vi sono segni che Boris Eltsin abbia la minima intenzione di rinunciare a Cernomyrdin. Anzi, il potente banchiere Berezovskij ha fatto sapere ieri sera, prima del voto della Duma, di essere «sicuro al 100 per cento che Eltsin presenterà Cernomyrdin anche la terza volta». Ma sarà opportuno non sottovalutare la mossa. C'è infatti più d'una ragione per pensare che Javlinskij si sia imbarcato davanti al Paese con una proposta così impegnativa, non da solo e non per ragioni semplicemente pirotecniche (la tv dava in diretta il dibattito). Ci si attendeva infatti che fosse Ziuganov - o uno dei leader delle altre fazioni pro-comuniste - a formulare precise proposte alternativa a Cernomyrdin. E infatti Ziuganov vi ha fatto cenno, ma quasi di sfuggita, genericamente, senza «caricarne» alcuna di un significato particolare. E non ha incluso Primakov nell'elenco. Il centro della sua requisitoria era esprimere un nuovo e sonoro diniego a Cernomyrdin, coniugandolo con la doverosa constatazione che «altri candidati» si potrebbero, volendo, trovare. E, a pensare bene, Primakov è una variante che non dispiacerebbe affatto ai comunisti. I quali, negli amii della sua carica di ministro degli Esteri, mai una volta l'hanno criticato o attaccato politicamente, nemmeno quando fu Primakov a gestire senza entusiasmo alcuno per la verità - la pillola amara dell'estensione a Est della Nato. Del resto Evghenij Primakov ha una complessa storia comunista alle spalle. Ed è per questa ragione che in America non l'hanno mai amato, preferendogli di gran lunga il più cedevole Kozyrev, che l'aveva preceduto. Col che si è trovata già ima risposta al perché sia stato Javlin¬ skij a proporlo: se l'avesse fatto Ziuganov la candidatura sarebbe stata in parte bruciata automaticamente. In bocca al leader di Jabloko essa diventa un'avance di compromesso sia verso il presidente Eltsin (in fondo Primakov l'ha scelto lui come ministro), sia verso i comunisti. A quanto si diceva ieri sera, Primakov sarebbe stato preventivamente consultato, sia da Javlinskij che da Zjuganov. E non avrebbe rifiutato, ma chiedendo di poter restare in silenzio fino a conclusione positiva eventuale. E Javlinskij ieri ha rivelato di averne parlato esplicitamente anche durante la tavola rotonda tra i poteri e le frazioni della Duma cui prendeva parte anche il presidente Eltsin. Sempre stando a Javlinskij, Eltsin - che «mai, di certo, aveva pensato a una tale combinazione» - sarebbe apparso «molto interessato». Ma nessuno si fa illusioni, meno che mai lo stesso Javlinskij, sull'eventualità che il Presidente cambi opinione. Interessante comunque l'argomentazione che Grigorij Javhn- skij ha portato a sostegno della proposta: ci vuole un uomo che non appartenga a nessun partito, che non si candidi alle Presidenziali, che sia noto internazionalmente, che abbia prestigio nei «ministeri della forza» (Primakov è stato capo del servizio di controspionaggio prima di diventare ministro degli Esteri). Infine - ha detto Javlinskij - un uomo che, a tempo dovuto, esaurito il suo compito, ci garantisca che si farà da parte indicendo elezioni democratiche. Zjuganov ha aspettato un'ora prima di reagire, ma quando lo ha fatto non ha deluso Javlinskij: Primakov è «persona all'altezza, un uomo energico, che sa lavorare, che ha autorità». Il placet è evidente. Semaforo verde per un governo di salvezza nazionale, guidato da un premier «politico», che potrebbe comporre il governo con esperti tratti dalle frazioni principali, escluso Zhirinovskij, inclusi comunisti e Jabloko. ' Se ha ragione Berezovskij non se ne l'ara niente. Ma la Duma sta lavorando alacremente per una soluzione alternativa, che impedisca comunque a Eltsin di scioglierla. Occorrono 300 voti per aprire la procedura d'impeachment. Se si trovano nel corso di questa settimana, Eltsin non potrebbe più sciogliere la Duma perché glielo vieta la Costituzione vigente. La quale è costruita in modo che l'impeachment sia impossibile condurlo in porto, ma - forse per distrazione - lascia la possibilità che la procedura sia aperta. Si potrebbe dunque ipotizzare una situazione rovente: Cernomyrdin in carica contro la volontà della Duma espressa per tre volte; la Duma in carica contro Cernomyrdin e il Presidente, e malgrado loro. Primakov è forse l'ultima carta concreta per evitare il dramma di un Paese che affonda nel disastro economico senza riuscire a trovare nemmeno un minimo comune denominatore politico. Giulietta Chiesa Il ministro degli Esteri russo Evghenij Primakov

Luoghi citati: America, Mosca