«Tristi polemiche»

«Tristi polemiche» «Tristi polemiche» // marito: a nessuno importa che sia libera I procuratore Borrelli MILANO. «L'unica cosa che mi rattrista in questo momento è vedere che, invece di parlare del ritorno a casa di un sequestrato, si fanno discorsi su tante altre cose: forse mia moglie, per far contento qualcuno, doveva restare ancora due anni là». E' offeso Pietro Vavassori, marito di Alessandra Sgarella, per le polemiche, anche aspre, scoppiate immediatamente dopo la liberazione della moglie. E lui, un uomo «invisibile» ai media per tutta la durata del sequestro, adesso decide di scendere in strada e affrontare i giornalisti che davanti all'abitazione di via Caprini hanno atteso tutto il pomeriggio che si concludesse la prima parte dell'interrogatorio dell'imprenditrice. Vavassori, che in tutti questi mesi ha stretto amicizia soprattutto con l'ispettore Cannine Gallo, l'uomo che ha condotto le trattative nelle carceri che hanno portato alla liberazione dell'imprenditrice e che ieri era presente all'interrogatorio, ha parole non solo eh stima ma di affetto per gli inquirenti: «lo non credevo molto nell'amicizia con altri esseri umani spiega - e questo era anche un motivo di discussione con mia moglie. Ora mi sono ricreduto. Ho conosciuto persone straordinarie, sia dal punto di vista professionale sia umano. Lo stesso non posso dire di quelli che adesso fanno polemiche». E poi, a chi gli chiede particolari sui 266 giorni vissuti da sua moglie nei rifugi dei rapitori, Vavassori risponde con grande sincerità: «Io e Alessandra abbiamo parlato molto, mi ha raccontato tante cose. E adesso non saprei riferire un episodio che mi ha colpito più di altri. Ero preoccupatissimo, dm-ante il sequestro, che fosse trattata male. Invece, da quello che ho sentito, è stata trattata bene: direi che i banditi sono stati atrocemente civili». Infine Vavassori toma a smentire il pagamento di un riscatto, 7 miliardi - secondo voci incontrollate - che sarebbero stati pagati in una trattativa parallela, parte ai carcerieri e parte ai boss che si sarebbero adoperati per la liberazione: «E' falso. Non è mai stata pagata una lira per la liberazione. L'ho già detto e lo ripeto. Io e Alessandra faremo presto una conferenza stampa e chiariremo anche tante fesserie che sono state scritte». Vavassori spiega anche la sua presenza in Calabria la sera della liberazione. Una presenza che lo stesso Nobili ha definito «un errore umano». «Lo capisco - replica il marito di Alessandra - ma sarei andato comunque. Avevo già detto agli inquirenti che sarei sempre stato disposto a tutto, non potevo non andare». E così è successo, facendo innescare la ridda eh voci e polemiche che ha portato alla luce la verità delle trattative. Il pm Nobili non vuole fare alcun commento. Il suo impegno ieri è stato volto a raccogliere i racconti della Sgarella. Descritta dagli investigatori (ieri oltre al magistrato e all'ispettore Gallo erano presenti alcuni funzionari e dirigenti della Criminalpol e della polizia) come «una donna con le p...»: modo rude ma efficace per riassumere il carattere di Alessandra Sgarella, che ieri dalle 4 alle 8 e 30 di sera ha iniziato la lunga ricostruzione del sua odissea, tentando di mettere a fuoco ogni particolare, anche il più insignificante. Una ricostruzione emotivamente difficile che proseguirà anche oggi. [p. col.] I procuratore Borrelli

Luoghi citati: Calabria, Milano