« Un baratto inaccettabile » di Guido Tiberga

« Un baratto inaccettabile » « Un baratto inaccettabile » Casini: il potere gli ha dato alla testa IL SEGRETARIO DEL CCD LA proposta dell'Ulivo arriva intorno alle 21,30, quando ormai è tardi per pretendere una risposta organica del Polo. L'aria che tira, però, non è di quelle che lasciano presupporre una riapertura del dialogo. Tace Berlusconi, ma l'ex sottosegretario alla Giustizia del suo governo dice esplicitamente di temere «una trappola». Domenico Contestabile, comunque, non chiude la porta. Non la sbatte almeno: «Si tratta di vedere quali poteri debba avere la Commissione», dice alle agenzie di stampa. Pierferdinando Casini è più duro: alle dieci di ieri sera, il leader del Ccd parla di «baratto inaccettabile». Spiega di non aver ancora parlato con gli alleati, ma si dice abbastanza sicuro: «La risposta del Polo non sarà troppo diversa dalla mia», garantisce al telefono. Onorevole Casini, mi par di capire che, a caldo, la sua reazione non sia di travolgente entusiasmo. Sbaglio? «Non sbaglia, non sbaglia. E non voglio neppure entrare nella sostanza di questa nuova pensata dell'Ulivo. Quello che mi lascia perplesso è la modalità. E mi creda, "perplesso" è un eufemismo...». Cos'è che non le piace? «Questi ci propongono un baratto. Scriva pure un inaccettabile baratto». L'Ulivo lo definirebbe un segnale reciproco di disponibilità nell'interesse delle riforme e del Paese. Che differenza fa? «Senta, io sostengo da tempo la necessità di una ripresa del dialogo istituzionale. L'ho ripetuto a Fini: un conto è sostenere un'opposizione sociale, cosa che dobbiamo continuare a fare, un conto è prendere cappello e dire che le riforme non ci riguardano più». E allora dov'è il problema, onorevole? «Il problema è questo tono da ultimatum, questo darci gli otto giorni come si fa con le cameriere». Par di capire però che l'Ulivo sia disposto a concedervi la commissione su Mani Pulite. Perché non vi basta? «Guardi che l'Ulivo non deve "concedere" niente. La commissione d'inchiesta su Tangentopoli è stata chiesta da un'opposizione che rappresenta il cinquanta per cento degli italiani. E mi lasci dire che la storia di questo Paese è piena di commissioni richieste dalla minoranza e sempre accettate dalla maggioranza. E' un fatto di democrazia, prima ancora che di galateo istituzionale». Questa è la sua posizione personale, oppure ci sono già stati contatti tra le diverse forze del Polo? «Io credo che la risposta del Polo non sarà diversa dalla mia». Lo crede o lo sa? «Non sarà diversa, vedrà». Scusi, si rende conto che in questo modo farete saltare tutto per una questione che sembra più formale che di sostanza? «Non è un fatto di forma. Tra maggioranza e minoranza si è creato un clima di forte sfiducia reciproca. Per parlare di riforme è indispensabile ricostruire un clima di collaborazione, e oggi questo può avvenire soltanto dentro una commissione che ricostruisca storicamente, in piena serenità, le vicende di Tangentopoli». Quindi lei rovescia i termini del «baratto». Prima vediamo la commissione, e poi parleremo di riforme. E così? «Non ha capito: noi non vogliamo barattare niente. Abbiamo già accettato molti limiti ai poteri della Commissione, non possiamo essere costretti ad accettare un patto di questo genere. Gliel'ho già detto: per fare davvero le riforme occorre un clima di collaborazione istituzionale che oggi si è perso. Ricominciamo a ragionare, facciamo il punto sul passato sen¬ za processare nessuno. E poi, soltanto poi, saremo in grado di arrivare insieme alle Riforme che tutti, noi per primi, riteniamo indispensabili». Però non tanto indispensabili da accettare l'offerta dell'Ulivo. Perché? «Perché non è un'offerta. E' una posizione arrogante dettata da un'evidente e patologica euforia di potere». Guido Tiberga «La storia d'Italia è piena di inchieste volute dalla minoranza E noi rappresentiamo la metà del Paese»

Persone citate: Berlusconi, Casini, Domenico Contestabile, Pierferdinando Casini

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