L'Ulivo; sì alla commissione per Tangentopoli di Maria Grazia Bruzzone

L'Ulivo; sì alla commissione per Tangentopoli La proposta, dopo il vertice dei capigruppo di ieri, formalizzata prima del voto in aula il 23 L'Ulivo; sì alla commissione per Tangentopoli «Ma dopo il semestre bianco e in cambio delle riforme» ROMA. L'Ulivo rilancia la palla al Polo: la commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli si può fare, ma solo dopo l'elezione del Presidente della Repubblica, e nel quadro di un accordo accordo complessivo fra maggioranza e opposizione che sblocchi le norme anticorruzione, le riforme della giustizia per via ordinaria e magari la stessa commissione Bicamerale. Con insolita rapidità, la prima riunione del gruppo di lavoro sulla giustizia della maggioranza, varato solo venerdì scorso dal coordinamento dell'Uhvo, si è conclusa, dopo due ore di dibattito anche acceso, con una proposta comune, anche se riaffiorano le solite divisioni sui tempi e sul voto. Adesso tocca al Polo dare una risposta. Fabio Mussi, che ha coodinato la riunione con il senatore del Ppi Leopoldo Elia, alla fine della riunione è raggiante. Chiarisce subito «l'equivoco» sorto con Rifondazione comunista che, attraverso il capogruppo Diliberto, si è irritata per non essere stata invitata all'incontro. «Avevano capito che riguardava soio le forze dell'Ulivo», si rammarica Mussi, aggiungendo che prestissimo avrà un incontro con l'altro componente della maggioranza. Poi spiega che prima del 23 settembre, data del voto alla Camera sulla proposta di legge che istituisce la commissione di inchiesta che la maggioranza pre- senterà a tutte le opposizioni, a partire dal Polo un pacchetto di proposte complessive «a tutto campo». Forse proprio di questo hanno parlato Prodi e il ministro della Giustizia Flick per un'ora a palazzo Chigi. Il pacchetto comprenderà sia la commissione di inchiesta su Tangentopoli sia le norme anticorruzione e le riforme della giustizia da fare per via ordinaria, sia, infine la ripresa del cammino sulle riforme istituzionali. «Su queste ultime non abbiamo ancora discusso gli strumenti, ma certo la riapertura della Bicamerale resta la via maestra», aggiunge Mussi. «In questo quadro la proposta di commissione cambia di segno», dice ancora il capogruppo dei Ds, e sottolinea il fatto che l'Ulivo ha accolto la proposta del verde Mauro Paissan per cui i lavori della commissione di inchiesta dovrebbero cominciare dopo il voto per il Qui- rinaie. Un'idea lanciata in agosto dal verde Boato nel corso di un dibattito radiofonico a cui partecipavano anche esponenti del Polo come La Loggia e Fisichella, che non erano parsi pregiudizialmente contrari. «Sarebbe deludente conclude Mussi - se le riforme di cui il Paese ha bisogno venissero definitivamente eliminate e sul tavolo restasse solo una commissione che per alcuni di noi, e la preoc¬ cupazione è piuttosto larga, da sola può solo lacerare di più i rapporti politici». Aggiunge Paissan: «Noi chiediamo una contestualità fra i vari temi in materia di giustizia. Non una commissioncina di inchiesta da fare alla fine di un percorso lunghissimo, magari dopo le riforme costituzionali, se ci sarà tempo». Ma quando Mussi spiega ai cronisti che se il Polo non accetta queste condizioni, la commissione di inchiesta non si farà, i socialisti dello Sdi di Boselli si irritano. «Questo non era stato concordato», protesta Crema, per il quale comunque bisognava votare il 23 per la commissione: «Poi ci vorranno un paio di mesi per vararla, e intanto facciamo partire la sessione giustizia. Noi comunque voteremo a favore». Mentre Salvi, Mussi, Elia e Piscitcllo insistevano nel dire che se il Polo dirà di no alla riapertura del confronto sulle riforme, anche la commissione decade. E Li Calzi restava possibilista. Meno tensioni nell'Ulivo solleva invece la proposta di soluzione politica per Tangentopoli avanzata da Antonio Di Pietro. In un'intervista al Coniere della Sera, il leader dell'Italia dei valori propone un condono «ma solo a chi non si è arricchito». Un'idea che non dispiace a Pietro Carotti, responsabile giustizia del Ppi («L'idea merita un approfondimento») e un cauto consenso del solito Mussi: «La cosa interessante è l'approccio politico di Di Pietro - dice il capogruppo Ds - sul contenuto delel proposte c'è bisogno di un approfondimento». Ma il Polo spara a zero. Per il segretario del Ccd Pieferdinando Casini «le ricette di Di Pietro sono confuse e inaccettabili». Ignazio La Russa di An ne fa una questione di credibilità: «An e tutto il Polo non si fidano del Di Pietro politico». Contro il senatore del Mugello si schierano anche gli avvocati penalisti: «Non serve cambiare le norme, serve l'are i processi», ammonisce Fabrizio Corbi, presidente dell'Unione delle Camere Penali. Maria Grazia Bruzzone E l'idea di Di Pietro sul condono trova consensi tiepidi e molte critiche Un nuovo strappo con Rifondazione che ha disertato il summit A sinistra il senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro A destra il segretario del Ccd Pierferdinando Casini

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