«La Lega si è inceppata»

«La Lega si è inceppata» Alla «tre giorni» di Ponte di Legno il leader del Carroccio striglia i suoi: basta con i sindaci che pensano solo ai tombini «La Lega si è inceppata» Bossi: chi non lotta lo sbatto fuori PONTE DI LEGNO DAL NOSTRO INVIATO Tutti lì seduti, in silenzio, prendere appunti o registrare, e ben attenti per due ore e mezzo sennò il Capo s'infuria: «Ehi tu, sveglia! Sono le tre del pomeriggio, mica le sette». Attenzione, signori deputati e dirigenti della Lega Nord, perché un Umberto Bossi così non si era mai visto né sentito. Come sta la Lega? Male, dice lui, la voce di gola, il tono basso, un velo di amarezza. «Siamo una grande macchina che s'è inceppata...». E la Padania, l'ampolla sacra dal Monviso a Venezia, la marcia lungo il Po, i Giuramenti, il Parlamento, il Governo Provvisorio, le Camicie Verdi, la Bivoluzione, i Duri e Puri? Una frase li seppellirà: «Dovevamo costruire la nostra identità, l'identità più forte possibile. Ma adesso...». Adesso la Lega continua ad essere un ottimo contenitore di voti, ma che se ne fa? «I tempi - ammette - sono lunghi, l'obiettivo si è offuscato, la capacità di coesione è diminuita». I/avesse detto un al- tro, l'avrebbe fulminato. C'era una volta un deputato leghista di Lucca, e si chiamava Fracassi. La sua specialità era quella di imparare a memoria i discorsi di Bossi e ripeterli nelle sue piazze. Questo, tra tutti, è il più lungo e sofferto. Ma nessuno avrà il tempo di ripeterlo, perché do mani Bossi chiuderà questa tre giorni e promette di trovare la nuova via, la strada del ritorno alla politica, la strada che porta a Roma. Quella di ieri è stata la confessione dell'imbarazzzo, del disagio, della difficoltà di chi da almeno due anni va raccontando che dietro l'angolo, tra un paio d'ore, c'è un nuovo Stato che si chiama Padania. «Padania, la terra promessa», è scritto (senza ironia) sul manifesto appeso all'ingresso dell'Hotel Mirella. Dopo anni di Padania e di promesse, Bossi ha deciso che quella strada non porta da nessuna parte, forse solo nell'angolo. E dunque, amici leghisti, inventiamocene un'altra. A Bossi, a sera, domandano di Cossiga, della corsa al Quirinale, di Scalfaro, di Amato e della proposta di candidatura femminile per il Colle. Risponde controvoglia, tra un «no commenti) e un «vedremo». Ma sa che saranno le prossime settimane a decidere da che parte andrà la Lega. Certo, domenica prossima a Venezia ci sarà la grande adu- nata, sarà la loro bella festa con le bandiere padane e la sfilata delle miss. E poi? Appunto. Poi bisognerà pensare alla scadenza che la Lega ha già ben presente, le elezioni regionali del 2000. C'è da costruire quello che Bossi chiama il «blocco padano». C'è da consolidare il consenso. «Noi possiamo anche essere più forti di tutti, ma se gli altri si mettono assieme come si fa?». Bisogna essere ancora più forti: «Il problema è che non ci votano i moltissimi che ci voterebbero». Il problema è farsi capire: «Nord unito contro il meridionalismo». Inceppata sì, con qualche dirigente a rischio e qualche altro in confusione, ma la Le- ga resta pur sempre una grande macchina. «Al Nord abbiamo tante di quelle sedi che se ci fosse anche attività politica prenderemmo il 101 percento dei voti», striglia i suoi. Ce n'è anche per chi non compra «La Padania», il quotidiano leghista: «Riesce a vendere poche migliaia di copie, appena il 2 per cento di chi ci vota. Dovremmo venderne almeno 114 mila!». Severo come sempre: «Parlamentari, vi voglio tutti presenti a Roma: chi non c'è lo sbatto fuori, chi non lotta verrà subito sbarcato». E basta con i sindaci che «pensano solo ad aggiustare tombini», con dirigenti che «ancora parlano di destra e sinistra senza essersi accorti che la si¬ nistra non c'è più, c'è solo Bertinotti». Da mercoledì sera, quando finirà questa tre, giorni di Ponte di Legno, «idee chiare in testa e serietà». Per arrivare alle idee chiare Bossi li ha obbligati a due óre e mezzo di sfogo, con divagazioni filosofeggianti sull'etica universale, l'infinito e i metaracconti. Poi verrà la politica, lasciata sullo sfondo tranne per un calcione a Di Pietro: «Che diano il voto a un magistrato che si fa prestare i soldi e regalare le macchine è una roba che non succede nemmeno in Sudamerica». Anche ieri la parolina secessione non l'ha mai nominata, e non è stata certo una distrazione. Sa che se vuol trovare alleati, se vuole uscire dall'angolo della Padania, è meglio ritornare alla vecchia premessa dei tempi della campagna federalista: «Se si vuole restaro nello stesso Stato...». Premessa che Bossi riscopre e rilancia. Il «Blocco Padano», il Nord unito, contro il meridionalismo di questo Sistema Italia. Ma per rientrare nella politica ha bisogno di una sponda. L'Udr e Cossiga? Bossi fa il misterioso. «E' come un giallo, il finale è mercoledì sera». Giovanni Cerruti LA SECESSIONE «I tempi sono diventati lunghi l'obiettivo si è offuscato la capacità di coesione è diminuita» LE ALLEANZE «Gli abboccamenti con l'Udr e Cossiga? Sono come un giallo e vedrete che il finale sarà a sorpresa» Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi con Marco Formentini

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