Kim, il Cristo ritrovato di Si. Ro.

Kim, il Cristo ritrovato Kim, il Cristo ritrovato «L'ho cercato nel deserto e anche dentro me stesso» VENEZIA. So le ragazzine americane hanno come idolo Leonardo DiCaprio, le italiane hanno Kim Rossi Stuart, principe azzurro di «Fantaghirò» ma anche doloroso antieroe di «Senza pelle» di D'Alatri e seduttore malinconico di «Oltre le nuvole» di Antonioni. Capello biondo cenere, occhio di cielo, volto esangue, e poi gambe lunghe, braccia lunghe e un'aura romantica che gli si sparge intorno come il profumo di rose dai corpi delle sante mistiche, Kim Rossi Stuart è arrivato al Lido col film di D'Alatri «I giardini dell'Eden», nei panni di Gesù. Messo in concorso all'ultimo momento per sostituire un altro film sul sacro, «La perdita dell'innocenza sessuale» di Mike Figgis, fuori da ogni catalogo e da ogni annuncio con visioni a orari difficili, «I giardini dell'Eden» è il racconto degli anni oscuri del Cristo, quelli che vanno dai dodici, data della presentazione al tempio, ai trenta, quando inizia la predicazione. Bella sfida, far Gesù al cinema proprio come ce lo immaginiamo da affreschi e santini. Barba lunga e camicia azzurra, Kim non sembra troppo turbato dal confronto. Sa benissnno di esser stato scelto da Alessandro D'Alatri soprattutto per la sua immagine, più somigliante a quella della iconografia sacra che a quella di un palestinese ai tempi di Augusto. E la cosa non gli dispiace. Ma che ha pensato la mattina del giorno successivo alla firma del contratto, guardando la sua faccia allo specchio? «Niente. Che era una offerta interessante su cui valeva la pena impegnarsi». Non l'ha imbarazzata neanche un po' pensare di esser stato preso perché è uguale ai tanti Gesù che stanno sull'altare? «Non ci ho pensato, altrimenti forse non l'avrei fatto». Kim Rossi Stuart, che a Venezia sfila pure con «I lavavetri» di Peter Del Monte e che a ottobre in teatro si misurerà con Amleto, sostiene che questo film è arrivato a lui in un momento speciale: stanchezza per un razionalismo eccessivo, bisogno di una spiritualità nuova. Effetto della New Age? «No. Riflessione personale». E l'ha riawicinata alla fede? «Resto agnostico, ma non intendo più chiudermi a esperienze dell'anima. Abbandonarmi all'ignoto mi piace». Sostenuto dalla lettura dei testi sacri e da alcuni libri suggeriti da D'Alatri, Kim Rossi Stuart s'è avviato dunque in Marocco per l'inizio delle riprese. «Là ho cercato questo Gesù dentro me stesso e devo dire che il soggiorno nel deserto m'ha molto aiutato perché nessun posto avvicina a Dio quanto quello». Gli altri Gesù del cinema l'hanno inflenzata? Quello di Zeffirelli, quello di Pasolini, quello di Scorsese? «Direi di no. Il Gesù cinematografico più bello per me resta "Jesus Christ Superstar", ma è un Gesù hippy, mentre il mio è un rivoluzionario ingenuo, aperto agli uomini, osservatore delle cose del mondo». [si. ro.]

Luoghi citati: Marocco, Venezia