Rohmer, magico autunno di Lietta Tornabuoni

Rohmer, magico autunno Rohmer, magico autunno E per D'Alatri Gesù è un santino AVENEZIA settantotto anni, Eric Rohmer non ò mai stato forse cosi bravo: «Conte d'automne» (Racconto d'autunno), con Marie Rivière, Beatrice Romand, Alain Libolt, è un film di incantevole intelligenza psicologica, maestria cinematografica e grazia elegante, arricchito dalla fotografia densa e nitida di Diane Baratier. Per una volta, il regista non racconta di ragazze innamorate, ma di donne mature senza amore: la storia è quella d'un doppio intrigo, organizzato da un'amica e da una adolescente, per trovare un uomo, amante o marito, a una viticuitrice quarantacinquenne troppo sola; naturalmente le intriganti sono mosse anche dalle curiosità e dagli egoismi propri, ma questo non impedirà che la macchinazione vada magari a buon fine. La provincia magica, il caso, il capriccio, la leggerezza possibile del vivere sono serviti da attori perfetti. Ne «I giardini dell'Eden» («un posto pieno di luce dove non si fatica per vivere»), secondo film italiano in concorso, compaiono pure Jovanotti e il suo amico Saturnino, in piccole parti accanto a Kim Rossi Stuart che è il giovane Gesù, con la barba a volte folta e a volte corta; e Gesù ha diversi fratelli, il suo padre putativo Giuseppe risulta un vedovo passato a seconde nozze con Maria e non è un povero falegname ma un colto artigiano. Il regista Alessandro D'Alatri, insieme con lo sceneggiatore Miro Silvera, ha voluto immaginare quegli anni della vita di Cristo, dall'infanzia all'inizio della predicazione, non raccontali nei testi sacri e quindi inventabili da ciascuno a piacere. Più che essere una storia di formazione, il film sembra prendere Gesù, anzi Jeoshua, come testimone del suo tempo e dei modi di vita del popolo ebraico: il protago- nista assiste alle crudeltà (una premonizione) della crocefissione degli zeloti ribelli da parte degli occupanti militari romani, è a Gerusalemme, vede i miseri malati abbandonati e il tempio affollato da quei mercanti che più tardi scaccerà, viaggia nel deserto lungo la pista delle carovane a volte massacrate dai predoni, sperimenta l'ingratitudine, il lavoro e le tentazioni, discute coi sapienti sacerdoti («Le regole sono fatte per gli uomini, non gli uomini per le regole»), riceve il battesimo, raccoglie gli apostoli tra i pescatori e va verso il suo destino ben noto. D'Alatri gira molto correttamente e bene, Kim Rossi Stuart dagli occhi azzurri è bello, mite e inespressivo come un santino, il film è più scolastico che ispirato: e risulta ineliminabile il tocco «Bibbia in tv» dato dai mercati arabi, i mantelli, i calzari, le taverne, le folle vocianti, le risatacce, il cibo assunto a piccoli bocconi presi con le dita, i cammelli eccetera. Di film biblici o evangelici se ne son visti tanti, con ogni variante che si voleva originale; e c'è da temere che di film con musicisti malati se ne vedranno ancora parecchi, dopo il successo internazionale di «Shine». «Hilary e Jackie» dell'esordiente inglese Anand Tucker è tratto dalla biografia «A Genius in the Family» scritta da Hilary e Piers Du Pré, sorella e fratello della famosa violoncellista Jacqueline Du Pré, moglie di Daniel Barenboim, ammalatasi giovanissima d'una sclerosi multipla tanto grave da impedirle di suonare e da portarla presto alla morte. La nevrosi d'artista, il legame fortissimo e conflittuale con la sorella, il matrimonio turbolento, la bravura e la sventura sono raccontati melodrammaticamente; la protagonista Emily Watson, altre volte bravissima, viene avvilita dalla regìa in scatti, urla, sbatacchiamenti, pianti, isterismi e boccacce; l'elemento sorprendente del film (del tutto fuori posto nel concorso della Mostra) sta nella richiesta di Jacqueline Du Pré di andare a letto con il cognato, e nel sofferto consenso della sorella a quella pretesa. Lietta Tornabuoni In concorso anche il melodrammatico «Hilary and Jackie» Kim Rossi Stuart (qui sopra) è Gesù nel film «I giardini dell'Eden» di Alessandro D'Alatri, tratto dai Vangeli apocrifi Nella foto in alto a destra una scena di «Racconto d'autunno» di Eric Rohmer

Luoghi citati: Gerusalemme