Sicilia, identità che sfugge

Sicilia, identità che sfugge Da Guttuso a Raf Vallone una originale rassegna a Marsala Sicilia, identità che sfugge Quadri, sculture, fotografie e film MARSALA | ' OGLIERE l'identità di I una terra complessa co- I i me la Sicilia è davvero lardno, come annuncia il titolo della mostra «L'identità difficile. Immagini e simboli della Sicilia 1946-1964», a cura di Sergio Troisi (fino al 24 ottobre). La rassegna mette in rilievo le contraddizioni delineano un ritratto dai molteplici aspetti: pittura, scultura, fotografia od una piccola e preziosa rassegna di cinema, nel bellissimo ex-convento del Carmine, a Marsala (catalogo Charta). II periodo preso in esame prende le mosse dalla nascita del Fronte Nuovo delle Arti. Certamente è Renato Guttuso colui che, nei confronti della Sicilia, inaugura una nuova iconografia dell'isola, affrontando i temi dell'occupazione delle terre, del ciclo dei pescatori di Scilla, della zolfatara, temi della realtà, che mai avevano avuto riscontro nella tradizione pittorica siciliana. La bellissima Testa di zolfataro, 1953, di Guttuso trova il suo modello nel volto di Raf Vallone, interprete del celebre Il cammino della speranza di Pietro Germi, girato nel '50. Accanto alle opere di Pietro Consagra, dalle superfici aspre e tormentate, come le forme poetiche e affastellate dei quadri di Antonio Sanfilippo, si trovano quelle solari di Carla Accardi, ma anche le originali, quanto ironiche sculture di Domenico Maria Lazzaro, come Trinaaia, oppure i quadri di Pippo Rizzo, con il loro «piccolo palcoscenico di carabinieri, marinai e irati visti di spalle che contemplano indifferentemente castelloni di cantastorie e pupari e dipinti di maestri dell'arte del Novecento» (Troisi). Insieme ai nomi più noti si trovano autori, sorprendenti per qualità, quali il Gianbecchina, che conferisce alla figura del Pastore 1948 ed agli Uomini nei campi 1948 il cromatismo e l'atmosfera trasognata dei quati di Franz Marc, ugualmente per quel che riguarda l'opera di Salvo Mirabella. Tutta l'energia del realismo emerge prepotente dalle Iole di Carlo Levi; come delle figure di Giuseppe Migneco; o degli stralunati personaggi di Bruno Caruso; dei busti di Giuseppe Mazzullo, magici come reperti; dalle plastiche sculture di Carmelo Cappello; da quelle vitali e potenti di Nino Franchina, Se qualcuno non ha visto la bella mostra di qualche anno fa al Museo di Gibellina, dedicata a Beniamino Joppolo resterà sorpreso dall'eclettismo e dall'attualità dell'autore con i suoi tre pezzi datati dal '49 al '52, tra i quali il mediterraneo Mare. La potente maschera in rame di Corrado Cagli Aretusa del 1962 affianca egregiamente il ciclo delle carte Siciliane. Di Elio Marchegiani sono esposte due opere del 1958, materiche e pastose, mentre solo una di Concetto Maugeri, che, con la Accardi e Sanfilippo, partecipa al gruppo di Forma 1 solo per breve tempo, in quanto muore nel 1951. Nella sezione fotografica (di Diego Mormorio) risaltano Fulvio Roiter, Enzo Sellerio, le feste relmigiose di David Seymour e Fernando Scianna, i momenti della vita di Melo Minnella, l'attimo di Sergio Larrain, i poetici momenti colti da Giuseppe Leone, la mattanza di Herbert List e l'atmosfera sospesa e irreale di Bruco Davidson. La difficoltà di definire l'identità siciliana risiede proprio nella ricchezza degli aspetti e delle influenze e nella struttura stessa della cultura siciliana, frutto di secoli di incontri, dai gradi agli arabi, dai normanni agli spagnoli, ai francesi, sino ai viaggiatori da ogni dove, che dal Settecento ad oggi non si sono mai fermati. Barbara Tosi Consagra, «Monumento al sindacalista»

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