Gli impasti dello stregone Tápies

Gli impasti dello stregone Tápies Una grande mostra celebra a Locarno un artista fuori da ogni schema Gli impasti dello stregone Tápies Miscele di potenza visionaria ed enigma ALOCARNO L centro della corte interna di Casa Rusca, ben visibile dall'alto dei loggiati, è ada 1 giata la terracotta colossale della Testa, in catalano Cap, idolo misterioso avvolto in fasce illusionistiche, in cui l'aura di culture mesomericane o estremo orientali si incrocia con la magia personale di Antoni Tàpies, le «rune» impresse su quasi tutte le sue opere, la croce, la T, la sequenza numerica, qui dipinte a smalto e incise. Questa magia personale ricorre lungo tutto il percorso della stupenda mostra a lui dedicata, fin dalla prima tela esposta, Pittura con croce rossa del 1954, o fino alle complesse creazioni dell'ultimo decennio, la grande T rovesciata in terracotta, drammaticamente carbonizzata dallo smalto nero, o l'enorme tela T spezzata bianca su nero con impressioni graffiate, da cui pende la materialità new dada di una sporta di paglia catalana su cui è impresso il grumo sanguigno di un sigillo. E' questo incrocio, meticciato, coito di potenza visionaria e di enigma, eredità costante dell'apprendistato surrealista e di materialità oggettuale, al limite del brutale, a far sì che Tàpies rappresenti fino in fondo con ineguagliabile potenza, ancor più di Dubuffet, ancor più di Burri e di Vedova, tutta la potenzialità espressiva e drammatica della materia pittorica compromessa con la materia fisica elementare, nei percorsi euro- pei, della seconda metà del secolo. In questo senso la mostra, dopo lo spettacolo forse fin troppo appagante e ammaliante degli «intonaci» degli Anni 50, con il loro acrobatico equilibrio fra materismo e «valori» pittorici impregnati della memoria dal Greco a Velazquez a Goya, con la carnosità rosalilla, affascinante e repellente, di Composizione nero e rosa in pittura e collage che travalica i limiti di Fautrier, presenta confronti sempre nuovi e singolari con molte e diramate vicende degli ultimi decenni. Nel 1969 il Grande pacco di paglia e il Gran collage con sacchi autorizzano un confronto con Kounellis, ma preservano in pieno la forma essenziale (e l'idea, il concetto, la sostanza) del dipinto, stu- Antoni Tàpies Locarno, Pinacoteca Comunale di Casa Rusca Fino al 30 dicembre Orario 10-IZe 14-17, giovedì fino alle 22. chiuso il lunedì pendamente impersonato e gestito dalla gestualità nell'uno dei neri e nell'altro degli argenti e grigi, che trasfigura e giustifica la materialità fisica del pacco e dei sacclù, più neodadaista che non «poveristica», anch'essa a sua volta oggetto di vibrazioni di grigi e di biacche. Un quindicennio più oltre, nel fantasma sognato del Pranzo (con il sottile gioco concettuale-biografico del titolo scritto a matita sulla tela in francese le repas e di quello catalano L'àpat), la vernice a smalto aranciodorata che traccia i profili del tavolo e delle sedie sulla tela bianca sembra alludere al grasso animale di Beuys. Al di là delle forme e delle formule frequentate, analizzate, dissolte lungo il tempo, dalla pop art al poverismo alla concettualità, la stregoneria di Tàpies consiste nel rimestare e impastare e rimodellare nella sua gran cucina pittorica ogni specie di materiale, l'ideogramma orientale e la scarpa di Dine e del giovane Warhol, la coperta di cuoio del messale e il graffito stradale, il telaio e il pannello di schiuma da imballaggio, e nel contempo di proporle al nostro occhio e al nostro inconscio nella nudità della loro oggettività nominale, Lotto, Divano materia, Ala, Due telai, Composizione con cappello. La magia si ripete o addirittura di acuisce nella sofisticazione delle acqueforti e litografie esposte nella sezione grafica alla Galleria Matasci di Tenero, in cui l'artista si spinge fino a proporre sulla lastra le stesse procedure di Man Ray sulla pellicola fotografica, con il sovrappiù della presenza fisica, corporea, in negativo, sulla pietra litografica, la camicetta in Denteile, la bambola, la tipica bambola surrealista, in Torso, le mani in Empreinte de mains, in cui il foglio litografico diventa un fantasma paleontologico di roccia o, con molto maggior pertinenza con l'umanità drammatica e critica dell'artista, l'impronta atomica su qualche muro di Hiroshima. Marco Rosei Antoni Tàpies, «Letto 1988», una delle opere esposte a Locarno che testimoniano la straordinaria creatività dell'artista

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