Uomini in cerca di armonia e intrighi

Uomini in cerca di armonia e intrighi LETTERE AL GIORNALE: il lunedi' di ò.d.b. Uomini in cerca di armonia e intrighi Il silenzio Caro Sig. Del Buono in un Monastero ho trovato questo stupendo scritto di un monaco. Penso che possa essere la continuazione della riflessione sul «senso profondo del silenzio», così indispensabile oggi per ritrovare senso e fiducia nel cammino. Può essere un buon testo di riflessione per i lettori di questo tempo. La ringrazio sentitamente. Don Mario Foradini parrocchia S. Secondo Martire, Torino «Tutti hanno paura del silenzio. / Tutti si sforzano di uccidere il silenzio. / Anche nei monasteri / spesso c'è poco silenzio. / Perché appena l'uomo fa silenzio / comincia a comunicare con se stesso. / Appena l'uomo fa silenzio / comincia a vedere dentro di sé. / E vedere dentro di sé fa paura. / La prima regola della preghiera / è forse imparare a fare silenzio. / Non basta però il silenzio esteriore. / Sovente il nostro silenzio/è pieno di chiasso: / è un silenzio rumoroso. / Chi non e capace a fare si- lenzio, / diffìcilmente arriva alla preghiera. / Ma non basta il silenzio della bocca / ci vuole / il silenzio della fantasia, / il silenzio delle emozioni, / il silenzio del cuore. / Dio ci tocca solo nel silenzio: / noi tocchiamo Dio solo nel silenzio. / E' per questo che il silenzio è creativo. / E' per questo / che i momenti più grandi dell'uomo / sono sempre momenti / di profondo silenzio. / E' per questo / che i momenti più grandi della scienza / sono momenti di assoluto silenzio: / quando l'uomo è nel puro pensiero, / nella pura creatività, / si trova davanti a se stesso / e davanti a Dio. «Bisogna creare isole nel silenzio / intorno a noi / e nelle nostre occupazioni / sono isole di difesa, / sono isole di ripresa. / Chi si abitua nelle sue occupazioni / a creare spazi di silenzio / entra facilmente / in comunicazione con Dio / occorre creare isole di silenzio / per non essere soli. / Occorre creare isole di silenzio / nelle occupazioni più assorbenti / per non essere dei travolti / per dominare le cose / e non lasciare che le cose ci travolgano. / Dio ci vuole dominatori delle cose. / Dio ci vuole dominatori delle cose, non fuscelli travolti dalle acque». La pace fragile Caro Signor Del Buono, io vado in Alta Val Susa nella seconda metà di agosto, perché lavoro fino a tardi in negozio. Questa mattina, uscendo presto con la cagnina, ho sentito già un'aria di settembre, col cielo sereno già un po' freddo, l'erba corta mangiata dalie mucche col colchico autunnale violetto fiorito qua e là. Non c'è più il vociare della settimana scorsa e i rumori lontani delle moto fuoristrada che corrono anche se non dovrebbero su per i pascoli alti, su nel regno di marmotte e camosci a portare scompiglio, paura agli animali che abitano lì, a staccare zolle fiorite e a creare rivoli terrosi simili a torrenti in secca. Allora mi sono sentita un po' bene: finalmente pace per le creature della montagna. Ma subito mi sono intristita. Non c'è pace, è settembre. Fra un po' incomincerà la caccia a creature erbivore, pacifiche, non aggressive, timide e assolutamente inermi di fronte al fucile. Fa proprio male a pensarci: sono belli e buoni, gli animali. Ho visto un branco di stambecchi, la mamma con il piccolo vicino. Brave le mamme degli animali, così attente a proteggerli, così pronte, come dire, a cavarsi il cibo di bocca per loro. E il branco intorno, bello con quelle teste fiere, il passo elastico e le movenze solenni. A quale mente malata può venire il desiderio di stroncare una vita così? Ieri sono stata con la mia cagnina al lago di Cordes. E' un bel laghetto d'altitudine di origine glaciale, circondato da basse erbe profumate, sospeso sopra un bastione roccioso di bisalto. Non è molto difficile la lunga salita e ho visto arrivare belle famiglie con bimbi. Ero contenta. Invece i bambini e i padri, buttati a terra gli zaini, si sono subito armati di canne da pesca e si sono messi a pescare. Tiravano su quelle povere bestie lucenti che guizzavano e si contorcevano attaccate all'amo, ed erano tutti contenti, senza il minimo cenno di accorgersi della sofferenza che stavano provocando. Gentile Signor Del Buono, mi faccio coraggio nel chiederle una coia. Può lei suggerire dalla sua finestrella ai genitori di regalare ai bambini una macchina fotografica piuttosto che una canna da pesca? Magari corredata di un libri- no che spieghi l'origine delle rocce e dei laghi, che dia il nome dei fiori e degli animali. I bimbi porterebbero a casa bei ricordi gentili e magari si potrebbe anche spiegare loro che è brutto spegnere la vita innocente per squartarla e farla finire in un piatto, in una bocca per il piacere di cinque o dieci minuti. Una vita di quattro, cinque, dieci anni, relazione di cura e amore col branco e con i piccoli, distrutta per dieci minuti di gusto del palato. Forse ci riuscirà a farlo capire anche ai cacciatori? Anna Marzano, Torino Per opera di uro solo Gentile Signor Del Buono, ho letto la lettera del dottor Ventura su La Stampa di sabato 8 agosto. E' bello vedere come ultimamente la sua rubrica tratti questi argomenti di fede per soddisfare le domande sempre più pressanti in fatto di spiritualità che l'uomo propone a se stesso e agli altri. E' vero, quando il dottor Ventura cita quel versetto: «... tutto hai disposto in ordine, peso e numero* cita un concetto ripetuto nel contesto biblico che esalta la sapieza del creatore, ma non c'è alcunché di contraddittorio in questa affermazione con la realtà umana, come invece il dottor Ventura asserisce. Quando fa queste dichiarazioni, la Bibbia si riferisce sempre all'opera creativa di Dio: es. Deuteronomio 32:4 è scritto: «la sua opera è perfetta»... in Ecclesiaste 7:29 dà anche una spiegazione sui risultati: «Dio ha fatto gli uomini come si deve, ma essi vanno a cercare ogni sorta di intrighi». Ecco perché ora non regna più quella giustizia e quell'armonia che avrebbe dovuto esserci. Si è parlato altrove del libero arbitrio concesso agli uomini all'atto della creazione, ma come è stato usato? L'apostolo Paolo risponde nella sua lettera ai Romani 5:12: «...per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e, attraverso la morte, così la morte passò su tutt' gli uomini perché tutti peccarono». Le malattie e la morte sono un fatto di ereditarietà, quindi anche chi nasce, come dice il dottor Ventura, «destinato a soffrire» non è certamente per disposizione di Dio, è una legge di natura: nessun genitore imperfetto può generare figli perfetti... Franca Rosso Torino Questi tre pezzi sono molto legati, anche se a prima vista non parrebbero. C'è un grande discorso in comune tra i lettori e a me è riservate il compito di trascriverlo. Ma purtroppo c'è poco spazio per render conto di tutti i pareri. lo. d. b.l

Persone citate: Anna Marzano, Del Buono, Don Mario Foradini, Gentile Signor Del Buono, Ventura

Luoghi citati: Torino