«Perdiamo un maestro»
«Perdiamo un maestro» «Perdiamo un maestro» Applausi e commozione a Venezia ! wTl VENEZIA INA standing ovation per «uno dei grandi maestri del I j cinema», il più noto in Occi\/J dente tra gli orientali. Così il Festival di Venezia ha accolto ieri mattina l'annuncio della morte di Akira Kurosawa comunicato dal curatore della Mostra, Felice Laudadio. «Più di Ozu e Mizoguchi - ha detto Laudadio - Kurosawa si è fatto conoscere in Occidente proprio a partire dal Leone d'oro conquistato nel '51 per Rashomon e poi col Leone d'argento nel '55 per I sette samurai. Cosicché oggi che Kurosawa ci ha lasciato ci sembra di aver perso non il testimone di una cultura lontana, ma uno dei cineasti a noi più familiari. E' riuscito a far amare il suo cinema in Italia come in America, in Europa come, in modo spesso contrastato, in Giappone». In serata, al Palazzo del Cinema, lo stesso Laudadio ha tenuto al Palazzo del Cinema la commemorazione ufficiale del regista scomparso. Per il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, «l'amore per il cinema giapponese è passato, per molti di noi, attraverso Kurosawa; oggi ci manca, per così dire, il passaporto per il Giappone». Gillo Pontecorvo ne ha ricordato il «ruolo decisivo, di vero faro, per la sua eccezionale capacità di rendere poetiche le immagini con grandi masse». I fratelli Paolo e Vittorio Taviani lo considerano «unico» per la capacità di «creare grandi opere d'arte e spettacolo popolare, indice di massima grandezza. Non è un caso che, come ci rivelò una volta, sul comodino tenesse Guerra e pace, che è la sintesi estrema di quegli opposti». Infine l'australiano Peter Weir: «Possiamo solo vivere nella sua ombra». Commenti anche a Parigi. «Era un grande maestro della regia, e della bellezza plastica, mi grande maestro della settima arte per la sua ampiezza, il suo senso del particolare, la sua osservazione della realtà sociale», ha dichiarato il presidente francese Jacques Chirac, esprimendo la sua più «viva ammirazione» per il cineasta giapponese. «Kurosawa mi era particolarmente vicino, perché faceva film nello stesso tempo universali e giapponesi», ha dichiarato a Varsavia il regista Andrzej Wajda. «Ho sempre pensato che sia importante girare funi che siano in un certo modo nazionali, che nessun altro al mondo potrebbe fare al nostro posto», ha aggiunto. [s. e]
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