« Pescante si deve dimettere » di R. Cri.

« Pescante si deve dimettere » Polemica sul caso dei controlli colabrodo. Forse un incontro Guariniello-Veltroni « Pescante si deve dimettere » Rifondazione e verdi: incapace contro il doping ROMA. Doveva essere un «semplice» abuso di farmaci e integratori il male del calcio. E invece no: l'inchiesta ha l'atto emergere lo lacune dei controlli antidoping e ora la polemica rischia di travolgere il presidente del Coni, Mario Pescante. Nei prossimi giorni potrebbe esserci un incontro tra Raffaele Guariniello, il magistrato torinese che segue l'inchiesta, e il ministro con delega per lo Sport Walter Veltroni. Guariniello ha inoltre apprezzato i giudizi lusinghieri sulle suo indagini da parte di Rifondazione comunista. In un documento, il responsabile nazionale di Prc per i problemi dello Stato sociale. Paolo Ferrerò, chiede le dimissioni di Pescante. «Se sapeva - sottolinea il documento - è corresponsabile e deve andarsene. Se non sapeva, vuol dire che non capisce che cosa gli accade intorno, nonostante le numerose denunce che dirigenti come Sandro Donati hanno sempre fatto; non sarebbe adatto nemmeno a dirigere una bocciofila e per questo non può dirigere il Coni. Poi, dovranno saltare anche tutti gli altri dirigenti che sapevano e hanno coperto o han- no fatto finta di non vedere. L'autoinchiesta della procura antidoping del Coni si è rivelata una farsa». Quanto alle accuse a Veltroni, Ferrerò sottolinea che «il vicepresidente del Consiglio si deve vergognare perché, nonostante abbia il compito di vigilare sulle attività sportive, non lo ha mai fatto. Come ci insegnano i padri della democrazia - conclude il documento di Prc - quando controllati e controllori coincidono, sono i club potenti, le gerarchie e i privilegi ad essere tutelati». «Sono sconcertato dalle notizie emerse, mi aspetto domani (oggi, ndr) un rapporto dal presidente del Coni», è il commento di Veltroni sugli sviluppi dell'inchiesta. «Una cosa è certa - ha aggiunto Veltroni -: è una brutta storia e a questo punto bisogna andare fino in fondo, è una vicenda che non si può chiudere con i sorrisi di circostanza». Alessandro Donati, fisiologo, direttore del dipartimento di sperimentazione del Coni, che da anni ha messo sotto accusa i test fatti nel laboratorio dell'Acquacestosa, è uno dei pochi vincitori. Ma dice di non essere soddisfat¬ to: «Prove i-lo stanchezza per aver penato tanto. Il laboratorio ò una sorta di zona franca. Intorno a quella struttura si è creato un sistema autoreferenziale nel quale la Federazione medico sportiva la fa da padrona. Sceglie i medici per andare a fare i prelievi, sovrintende a tutte le procedure legate alle analisi di laboratorio e si incarica anche della fase della comunicazione dei risultati. Chiunque può capire che tutta questa situazione è assurda. E' un sistema senza controllo». Donati è particolarmente critico sul sistema dei controlli a campione: «Chi ha ammesso questo ora tenta di abbozzare giustificazioni e mi sembra un coro abbastanza penoso. Fare i controlli a campione è una cosa gravissima, che va contro le disposizioni del Ciò». A chiedere la testa dei responsabili dei controlli antidoping è l'onorevole Pecoraro Scanio (Verdi): «Sembra davvero incredibile che, di fronte alle accuse di Zeman, la successiva inchiesta della cosiddetta giustizia sportiva abbia concluso che non c'era nessun problema. I responsabili devono essere rimossi dai loro incarichi», [r. cri.]

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