« Referendum su Carlo » di Fabio Galvano

« Referendum su Carlo » La commissione di esperti di Blair: così ridurremo drasticamente il ruolo del trono « Referendum su Carlo » Progetto-choc, muterà la monarchia RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel giorno in cui pochi orfani a oltranza di Diana ricordavano l'anniversario del funerale, l'Inghilterra è stata scossa dalla relazione di un «think-tank», il gruppo di studio vicino al governo di Tony Blair che prescrive ch'astiche misure nel futuro della monarchia, compreso un referendum su Carlo - in pratica un diritto di veto sull'ascesa al trono del principe di Galles - e un energico sfoltimento dei poteri costituzionali di Elisabetta; ma anche, in casi limiti, un referendum su monarchia o repubblica. Lo studio sarà illustrato questa settimana alla sovrana ed è destinato a diventare il filo conduttore nei lavori del Way Ahead Group, l'organismo nato nel dopo-Diana che comprende alcuni membri della famiglia reale e i suoi più stretti consiglieri, con il compito di determinare la via da seguire nell'inevitabile riforma della corona. L'indagine della Demos - il think-tank in questione - indica che alla morte del monarca dovrebbe spettare al popolo l'approvazione o la bocciatura del nuovo re o regina, con il passaggio della corona - in caso di esito negativo - al seconde in ordine di successione (al principe William, in questo caso). E se anche questo fosse bocciato, ci sarebbe un terzo referendum, per scopri- re se «il concetto di monarchia ha ancora l'appoggio popolare» o si deve pensare a una repubblica. «In una democrazia - si legge nello studio - è importante che il monarca possa dimostrare che ha il sostegno del pubblico e che la successione dipende dall'approvazione popolare piuttosto che da nonne costituzionali o permessi parlamentari». E' dinamite, perla Gran Bretagna. Ma c'è altro. La Demos afferma anche che la regina dovrebbe essere privata di tutti i suoi poteri politici: nomina del primo ministro, scioglimento del Parlamento, promulgazione delle leggi, conferimento di onorificenze, tutte prerogative che verrebbero affidate allo Speaker dei Comuni o (nel caso delle onorificenze) a una commissione indipendente. Con la fine, quindi, di cerimonie pubbliche come l'apertura solenne del Parlamento: «L'eliminazione della corona nell'ambito del Parlamento accrescerebbe la trasparenza della vita politica e rafforzerebbe la sovranità popolare come pietra angolare della costituzione britannica». Anche lo stretto legame fra lo Stato e la Chiesa d'Inghilterra dovrebbe essere tagliato, con la rinuncia del monarca al ruolo di Supremo Governatore della Chiesa: mi retaggio tramandato da Enrico VIII, a cui Carlo ha già indicato di preferire un ruolo di «difensore di fede» (cioè aperto a tutte le religioni). Ma dovrà anche essere una «monarchia del popolo»: con la decisione, per esempio, di usare scuole e ospedali pubblici per «dimostrare dice il rapporto - il suo impegno nei confronti della vita nazionale»; oppure con interventi sui mercati artistici in favore degli esponenti della «Cool Britannia» e non solo delle collezioni più tradizionali; o ancora con un coinvolgimento nelle opere di carità «sgradevoli», sulla falsariga di Diana. Downing Street è stata colta di sorpresa. «Il primo ministro è un ardente sostenitore della monarchia», ha precisato un portavoce in tono difensivo, quasi ignorando che a capo della Demos è Geoff Mulgan, membro della «policy unit» di Blair. Ma soprattutto ignorando quello che rivelava ieri il «Sunday Times», e cioè che il governo intende ridurre di due terzi l'aumento dell'appannaggio annuale di Elisabetta: non 7,5%, come aveva fissato il precedente governo, ma 2,5%, più in linea con i valori dell'inflazione. «Esamineremo con attenzione», fa sapere Buckingham Palace sia dello studio sia delle misure per contenere la crescita dell'appannaggio, che è attualmente di 7,9 milioni di sterline, circa 23 miliardi di lire: sebbene i sondaggi registrino nuova popolarità della famiglia reale, essa deve evitare ulteriori passi falsi. «Modernizzare la monarchia» - è il titolo dello studio Demos dice anche che i costi della famiglia reale vanno rivisti al ribasso e la monarchia trattata come qualsiasi branca del governo, cioè con i conti sottoposti all'esame di una commissione dei Comuni. Ma altre sono le indicazioni destinate ad aprire nelle prossime settimane e nei prossimi mesi un profondo dibattito. Sempre in tema finanziario si prevede la vendita di un centinaio di proprietà della corona e la tassazione della regina - che già paga alcune imposte - «come un cittadino qualsiasi». Non sono riforme di poco conto. Ma sono essenziali, secondo la Demos, se la monarchia vuole ridiventare «il punto focale per un senso di unità nazionale che permei gran parte della società». Se vuole, insomma, ridiventare simbolo dell'identità nazionale; simbolo che potrà essere «sviluppato con efficacia non appena la monarchia si sarà liberata dai suoi onerosi e anacronistici ruoli religiosi e politici». Fabio Galvano «La regina sarà privata di tutti i suoi poteri politici» E il governo taglierà di due terzi l'aumento dell'appannaggio reale La regina Elisabetta con il principe Filippo Sopra, il primo ministro Tony Blair

Persone citate: Cool, Elisabetta, Enrico Viii, Filippo Sopra, Geoff Mulgan, Tony Blair, William

Luoghi citati: Galles, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra