Esame di riparazione per Cernomyrdin di Anna Zafesova

Esame di riparazione per Cernomyrdin Ma il destino del premier si gioca nel vertice coi partiti convocato da Eltsin prima del voto Esame di riparazione per Cernomyrdin Una Duma sfavorevole riconsidera oggi la sua candidatura MOSCA NOSTRO SERVIZIO Un Viktor Cernomyrdin sempre più nervoso e aggressivo va incontro a un secondo voto di fiducia che quasi certamente si rivelerà fallimentare come il primo. Oggi pomeriggio la Duma riesaminerà la candidatura del premier designato. Ma l'esito del voto, probabilmente, si deciderà stamattina, alla «tavola rotonda» che Boris Eltsin ha convocato al Cremlino, invitando i deputati a ritornare sull'accordo politico saltato una settimana fa. Questo documento prevede una revisione della Costituzione per togliere poteri al presidente a favore del Parlamento e dell'esecutivo. L'accordo prevede inoltre una moratoria di 18 mesi: la Duma rinuncia a chiedere la sfiducia al premier e al presidente, il quale a sua volta si impegna a non sciogliere la Camera bassa. Sei mesi fa, durante un analogo braccio di ferro per far approvare la candidatura di Kirienko, Eltsin aveva usato il ricatto, minacciando di sciogliere la Duma e subito dopo promettendo ai deputati nuovi benefici. Oggi il Cremlino è drammaticamente più debole, pronto a cedere una parte del suo potere. E forse è pronto anche a regalare all'opposizione la testa di Cernomyrdin, che la Duma, a quanto pare, è fermamente decisa a respingere a tutti i costi. Ghennadij Ziuganov infatti ha già dichiarato di non voler nemmeno discutere le condizioni per appoggiare il premier designato, e ha inviato a Eltsin una lista di cinque nomi alternativi, tra i quali figurano il sindaco di Mosca Jurij Luzhkov e il presidente della Camera alta Egor Stroev. Nomi che figurano anche in alcuni scenari del Cremlino, creati in un complesso giro di negoziati e alleanze confidenziali. Luzhkov, che la settimana scorsa aveva promesso al presidente di «dimenticare le ambizioni» e sostenere il premier designato, ha subito rotto il patto cominciando una intensa campagna di autopromozione. Egor Stroev invece ha ieri smentito di voler diventare capo del governo: «Tutti sono d'accordo per quanto mi riguarda», ha detto con irritazione ai giornalisti, «l'unico che non è d'accordo sono io». E poi ha fatto capire di essere contrario a soluzioni che potrebbero «lasciare la Russia senza organismi costituzionali». Lo scioglimento della Duma in caso di terza bocciatura di Cernomyrdin viene infatti ormai discusso animatamente sia nel Parlamento che al Cremlino. Molti deputati comunisti insistono per andare fino in fondo: secondo un sondaggio pubblicato domenica, in caso di nuove elezioni il pc otterrebbe il 26 per cento dei voti. Al secondo posto arriverebbe il partito di opposizione democratica di Grigorij Javlinskij (11 per cento), seguito dal partito popolar repubblica¬ no di Alexandr Lebed (10), da «Nostra casa la Russia» di Cernomyrdin (8) e da Zhirinovskij (5). Se la votazione di oggi - come è quasi certo - sarà di nuovo negativa per il premier designato, la Russia vivrà un'altra settimana di negoziati e ricatti. Ma secondo Alexandr Lebed, il regime politico potrebbe anche non sopravvivere per altri sette giorni. Secondo l'ex generale - che nei giorni scorsi si è di fatto candidato a sostituire Cernomyrdin - «un'altra settimana di crisi e la gente scenderà in piazza, spazzando via il potere in un solo colpo». Un sentimento di protesta che senz'altro crescerà dopo che ieri, intervistato in diretta dal canale privato Ntv, il premier designato ha negato ai russi la speranza di vedersi indicizzare le pensioni e i salari. E le risposte di Cernomyrdin a domande sui prezzi aumentati di tre volte in 10 giorni sono state incerte e imbarazzate. Già oggi, del resto, due terzi dei russi chiedono le dimissioni immediate del presidente, mentre un altro 12 pei- cento vorrebbe lasciarlo al suo posto fino al 2000, privandolo però dei suoi immensi poteri. Il generale Lebed non ha escluso la possibilità che Eltsin cerchi di domare la protesta con la forza. Ma ha aggiunto che il tentativo fallirà: «Chi pensa il contrario si fa delle illusioni». Anna Zafesova Il presidente Boris Eltsin Il leader comunista Gennadi Ziuganov parla a un comizio

Luoghi citati: Mosca, Russia