«Così i boss ci hanno aiutato nel sequestro»

«Così i boss ci hanno aiutato nel sequestro» Confermata la concessione dei benefìci a esponenti della 'ndrangheta: «Hanno fatto richieste ragionevoli» «Così i boss ci hanno aiutato nel sequestro» 7/pm Nobili sul caso Sgarella: tutto secondo la legge MILANO. «Ho avuto come la sensazione che per qualcuno sia stata quasi un'offesa la liberazione di Alessandra Sgarella: misteri, gialli, ambiguità... Siamo rimasti un po' stupiti di tutta questa aggressività. E allora, anche se avremmo preferito non raccontare niente per preservare la sicurezza di alcune persone, è meglio fare un po' di chiarezza. La storia della liberazione di Alessandra Sgarella è quanto di più semplice e lineare si possa immaginare. E' tutto scritto nero su bianco e soprattutto ogni operazione è stata condotta rigorosamente all'interno dei canali previsti dalla legge...». Sono le tre e mezzo del pomeriggio quando Alberto Nobili, il pm che insieme al collega Alfredo Robledo ha condotto le indagini sul sequestro dell'imprenditrice milanese, decide di raccontare «tutta la verità» sulle ultime fasi di questo rapimento che tante polemiche sta già sollevando. E Nobili lo dice subito: «Per risolvere questo sequestro ci siamo avvalsi anche della collaborazione di alcuni personaggi di rilievo della malavita, come prevede la legge. Mi rendo conto che questo potrà suscitare polemiche o perplessità, soprattutto sulla concessione di alcuni benefici di legge. Sono sereno: di fronte alla vita di una persona segregata, qualche rischio si deve correre e ci si deve assumere delle responsabilità». LA SVOLTA. La decisione di seguire quella che Nobili definisce «una strada alternativa, sempre nel rispetto della legge» viene presa a luglio, qualche giorno dopo gli arresti di una parte del clan Lumbaca, gli uomini che hanno organizzato il sequestro. «L'ultimo segnale in vita della signora Sgarella risaliva al 9 giugno. Il 24 giugno infatti era arrivato un plico con un ritaglio di giornale del 9 fumato dall'ostaggio, una cassetta con la sua voce registrata e la richiesta di una prima tranche di 5 miliardi. Il 25 giugno abbiamo eseguito i 7 arresti perché eravamo certi, in base alle intercettazioni, che se avessimo fatto pagare al marito la somma richiesta, la donna non sarebbe stata comunque restituita. Il 29 giugno c'è stato l'appello in tivù della banda. Poi, il silenzio. Abbiamo pensato che i carcerieri, da soli, non fossero in grado di riprendere le trattative. Abbiamo deciso allora di muoverci noi». I/INIERVENTO DEL BOSS. «In questo momento ci sono persone in fibrillazione perché temono non solo di perdere dei meriti acquisiti ma anche per la loro vita. E' chiaro che qualcuno ci ha dato una mano e non intendiamo farne mistero. Lo abbiamo scritto negli atti processuali e in un'informativa riservata mandata al ministero degli Interni», spiega Nobili. «Ma in tutto questo non c'è niente di illegale. La legge prevede i colloqui investigativi e ovviamente non siamo andati a parlare con l'ultimo degli spacciatori... Nomi? Non ne faccio. Abbiamo mosso le acque e fatto pressione sul territorio in Calabria, sapendo anche, come ci avevano rivelato gli ultimi pentiti, che i vertici della 'ndrangheta avevano decretato la fine dei sequestri in Calabria. E quello messo in atto dai Lumbaca stava dando fastidio». Più di 50 sono le persone che investigatori e magistrati hanno contattato negli ultimi mesi. «Tra i vari ambienti che avevamo contattato ce n'è stato uno che ci ha fatto capire di essere in grado di ottenere un risultato». Nobili non vuole aggiungere altri particolari, lasciando capire che le persone che si sono attivate, boss della 'ndrangheta detenuti in carcere, sono molto poche, forse due, e che preliminarmente hanno dichiarato di «avere ormai in odio» la pratica dei sequestri di persona. Il ma¬ gistrato non dà alcuna conferma nemmeno alle indiscrezioni che parlano di un interessamento dello cosche dei Barbaro e dei Trimboli. Racconta che è stato in particolare un investigatore dello Sco, un ispet¬ tore a lui vicino, a tenere i contatti con questi personaggi. I BENEFICI. «Noi abbiamo promosso a questi detenuti che a liberazione avvenuta - spiega Nobili - ci saremmo interessati per la concessione dei benefici previsti dalla legge. Posso due, ad esempio, che di fronte a una condanna all'ergastolo, la collaborazione non diminuirebbe la pena da scontare ma potrebbe alleviarne il peso, magari con qualche 'jiloquio in più con i famigliari o qualche giorno di permesso. Le richiesto di questi personaggi sono stato molto ragionevoli. Le abbiamo valutate anche con l'aiuto di un legale che loro stossi ci hanno indicato». L'AVVOCATO. Il nome Nobili non intonde rivolarlo, ma è stato im personaggio chiavo della vicenda. Si è presentato agli inquirenti i primi giorni di agosto spiegando di ossore stato incaricato dai detenuti di faro da tramiti;. E' lui che si reca più volto in carcere a parlare con i boss (! che tratta, codice alla mano, gli eventuali benefici. E' sempre lui ad avvertire gli inquirenti che la settimana appena trascorsa è quella buona per la liberazione della donna. Le suo dichiarazioni vengono tutte verbalizzate. LA TELEFONATA. E' al numero di cellulare dell'avvocato che Alessandra Sgarella telefona dalla casa dei Caruso, pochi minuti dopo la liberazione. Il numero ovviamente l'ha ricevuto dai suoi carcerieri che lo hanno avuto dagli uomini dei boss in carcere. E' una specie di telefonata convenzionale che i boss chiedono affinché gli inquirenti siano sicuri che la donna sia stata libera¬ ta grazie al loro intervento. Il numero di telefono è intostato a una scheda cellulare che la sera del rilascio viene consegnata dall'avvocato all'investigatore dello Sco che ha tenuto i contatti Cos'i quando Alessandra chiama e il poliziotto a rispondere e sarà lui ad avvertire il capo dello Sco l'ansa elio a sua volta chiamerà il questore di Reggio per far mandare una pattuglia a prelevare la Sgarella. «La signora aveva capito dai suoi rapitori - ha aggiunto il magistrato - che sarebbe stata liberata il 2 settembre, ma quel giorno si celebra la Madonna di Polsi e difficilmente poteva ossero liberata in quella circostanza». L'AUTO. Non è una Bmw ma una Volvo station vagon l'auto che, dieci minuti dopo l'arrivo della polizia a casa Caruso, si presenta sotto la stessa abitazione ner chiedere se la Sgarella sia stati effettivamente prelevata dalla polizia, e a bordo ci sono l'in estigatore dolio Sco e un suo collega. Controllano che tutto stia andando per il verso giusto. IL MARITO. Pietro Vavassori si trovava nella Locrido da duo giorni. «E questo è stato il "patatrac" che ha alimentato i sospetti», sorride Nobili. La verità è che Vavassori ora perfettamente al corrente delle nostre indagini e quando ha saputo che l'investigatore dolio Sco stava por andare in Calabria è voluto partire anche lui. «In questo caso commenta Nobili - il nostro investigatore ha agito più con il cuore che con la mente. Vavassori non mi ha detto nulla porche sapeva clic lo avrei tenuto a Milano incatenandolo a casa». IL RISCATTO. «Nessun riscatto è stato pagato. Non mi risulta - dice Nobili -. Capisco che questa parola possa ingenerare sospetti o ambiguità, ma si tratta di fantasie. Io devo dire lo cose come stanno in baso agli atti che conosco. E gli atti sono questi. Pietro Vavassori è stato al nostro fianco continuamente, i suoi telefoni erano sotto controllo. Si è convinto che la strada che avevamo imboccato era quella giusta. E ha spettato con noi. Il blocco dei beni è ancora in atto, per evitare che ci siano nuove richieste posteriori al rilascio. Vorrà tolto appena non avremo più dubbi che questo possa accadere». Paolo Colonnello LA SVOLTA «Sapevamo che ai vertici delle cosche il rapimento deciso dai Lumbaca dava fastidio e abbiamo cominciato a contattare persone» LA TRATTATIVA «E' logico che se chi ha collaborato è un ergastolano non avrà sconti di pena ma solo qualche colloquio in più» L'AVVOCATO Ha fatto da tramite. E' del suo cellulare il numero che la donna ha chiamato, come chiesto dai detenuti per dimostrare che erano stati ai patti LA LIBERAZIONE «La signora aveva capito che doveva essere liberata mercoledì ma la concomitanza con la festa della Madonna di Polsi ha fatto slittare tutto» 1 Alessandra Sgarella va al santuario in Val Vigezzo e il pm Nobili

Luoghi citati: Calabria, Milano, Reggio