Ciampi ottimista: via al patto sociale di Ugo Bertone

Ciampi ottimista: via al patto sociale Fresco: idea valida, vediamo come realizzarla. Cofferati: ognuno sia coerente con i propri impegni Ciampi ottimista: via al patto sociale «E' la strada obbligata perfar crescere l'occupazione» CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO «Ci metteremo attorno al tavolo e vedremo di impostare questo nuovo patto sociale. H metodo deve esser simile a quello del '93 mentre, per i contenuti, si dovrà tener conto del fatto che in Italia nel frattempo la realtà è, grazie a Dio, migliorata...». Sorride Carlo Azeglio Ciampi uscendo dal seminario dello studio Ambrosetti. E spiega lui stesso il motivo del buon umore. «Ho riscontrato un larghissimo consenso sull'importanza di ricercare un patto sociale, che non sia solo la conferma della stabilità, come nel '93, ma rivolto soprattutto alla crescita e all'occupazione...». La buona volontà, insomma, sembra non mancare perché, come sottolinea il presidente della Fiat Paolo Fresco, un nuovo patto sociale è «un'idea valida da discutere, anche se sarà importante vedere come questa idea valida si realizza». E Giorgio Fossa, presidente della Confindustria, sottolinea che gli industriali sono pronti a trattare purché ci si convinca che la flessibilità non è un «capriccio degli industriali» ma una necessità per il Paese. «Se si accetta questa premessa - commenta il leader di Confindustria - il negoziato con governo e sindacati potrà decollare». Sergio Cofferati, segretario della Cgil, replica che «nessuno ha ancora capito cosa vogliono gli imprenditori italiani e quale sia la loro disponibilità di merito alla costruzione del patto. Sia ben chiaro che non ha senso che il sindacato sia eoe- rente con i propri impegni e gli altri no. Politica dei redditi vuol dire gestione comune di tre fattori: prezzi, tariffe e salari». Ma il numero uno del più forte sindacato italiano non ha alcuna voglia di inasprire il clima della vigilia. E non raccoglie la provocazione di Sergio D'Antoni che, pochi metri più in là, ribadisce l'utilità di uno sciopero genereale e commenta che Cofferati, con la sua proposta di tenere sotto controllo i salari in cambio di sviluppo, «scopre l'Ame¬ rica con 500 anni di ritardo». Ma il leader della Cgil scansa così la polemica: «Siamo nell'assoluta normalità...». Il dialogo è appena agli inizi, l'ora delle liti roventi non è ancora venuta, anche se restano malintesi sui profitti, dopo la sortita di Ciampi. «L'azienda - sottolinea Paolo Fresco - deve avere come sua principale motivazione quella di fare utili per i suoi azionisti. Per questo non ha senso mettere dei plafond agli utili delle imprese, non è accet¬ tabile dal punto di vista del libero mercato», anche perché gli utili «sono determinati in primo luogo dalla concorrenza e in secondo luogo dalla produttività dell'azienda». «Nessuno ha detto - ribatte Ciampi - di toccare i profitti. Io ho detto che i profitti globali devono aumentare». Poi, dopo l'incontro, il ministro del Tesoro conferma che «noi faremo tutto quanto possibile per migliorare le condizioni del costo del lavoro...» ma, aggiunge, «sta agli imprenditori utilizzare gli avanzamenti che le imprese hanno fatto negli ultimi armi per una stagione di investimenti». «C'è ima novità - commenta Fossa -. Ciampi oggi ha detto che è possibile affrontare un discorso diverso su quei margini di profitto che vengono, come tante volte suc- cede, redistribuiti ai lavoratori. Io dico: discutiamone, anche se mi sembra un discorso difficile, perché molte imprese hanno già dovuto diminuire i margini per unità di prodotto per restare competitive». Anche qui la voglia di discutere prevale sui dissensi. Fossa, del resto, sceglie proprio Cernobbio per rilanciare due proposte: introdurre una sorta di «Tremonti bis», ovvero provvedimenti strutturali (e non temporanei] di detassazione degli utili remvestiti, con vantaggi maggiori pelle imprese che aumentano l'occupazione; azzerare per 4-5 anni gli oneri contributivi per i neo assunti nel Sud, con possibilità di riscatto in futuro degli anni lavorati (come avviene oggi per gli anni di laurea). «E' necessario sperimentare - sottolinea Fossa - per aggredire il nodo occupazione...». Ciampi, per ora, non entra nel merito di questa e altre proposte. L'importante è far decollare il tavolo della trattativa, «già aperto al ministero del Lavoro che deve diventare più ampio». E la «flessibilità» cara agli industriali deve essere intesa in «un'accezione piena, come flessibilità nel lavoro. Non solo in ingresso e in uscita, ma piena in modo che ci sia una maggiore capacità di incrementi di produttività». Quello ebe conta, insomma, è lanciare la trattativa prima che i veleni d'autunno, in arrivo dai dissensi nella maggioranza o da altri nodi della politica, possano frenare il «patto sociale-bis», urgente in tempi di crisi dei mercati finanziari. «Di fronte alle difficoltà intemazionali - chiude Ciampi - occorrono messaggi più forti di coesione interna. Perché per contare, in Europa e fuori, ci vuole un'economia italiana che funziona...». Ugo Bertone Qui sotto Ciampi con Vincenzo Visco A sinistra Sergio D'Antoni Qui sotto Sergio Cofferati con la moglie del ministro Ciampi, Franca

Luoghi citati: Cernobbio, Europa, Italia