«Fausto? Vuole tutto e subito» di Antonella Rampino
«Fausto? Vuole tutto e subito» Il presidente di Rifondazione al Cremlino: l'Europa regali le proprie eccedenze alimentari alla Russia «Fausto? Vuole tutto e subito» Cossutta: ma la svolta bisogna costruirla MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Armando Cossutta, che tante volte è stato al Cremlino, a Mosca non veniva dal 1987. E gli si legge negli occhi, nello sguardo improvvisamente intristito e lievemente perplesso, che trova una città rivoluzionata, immersa in un processo di modernizzazione e occidentalizzazione dei costumi irreversibile, a dispetto della crisi presente e di quella che incombe. Cose delle quali Cossutta parlerà con Zjuganov, il leader del comunismo nazional-patriottico, l'uomo che, da avversario di Gorbaciov nel pcus, è diventato col proprio partito l'ago della bilancia nella politica russa. Cossutta dice «sono venuto qui per sentire, per capire cosa sta succedendo in Russia», ma intanto proporrà al dibattito dell'Unione Interparlamentare, alla quale partecipa oggi anche Violante, una specie di Piano Marshall: «Perché la Comunità europea invece di mandare al macero le eccedenze alimentari, non le spedisce in Russia? Basterebbero anche solo il burro e le patate, perché i raccolti degli ultimi due anni sono stati i più disastrosi da 30 a questa parte, e c'è il rischio di una vera e propria crisi alimentare». Cossutta non è di quegli uomini politici che prendono un volo preferibilmente transoceanico per mandare messaggi a casa, ma stavolta a domanda prontamente risponde. Stavolta, terminata la lettura dei giornali italiani, il comunista che usa i colloqui con i media come un'arma di lotta politica, con determinazione e mirando dritto all'obiettivo, sbotta: «Fausto deve smetterla di pensare di ottenere tutto e subito, deve capire che la svolta si costruisce passo dopo passo». Le reazioni degli uomini di Fausto Bertinotti alla sua ultima sortita sono dure, «Le truppe di Fausto assediano Cossutta», è il titolo del Messaggero, mentre il Corriere lo ritrae in una vignetta nella quale i leader si puntano la pistola alla tempia. E il grilletto dell'Armando è per Fausto il Rosso: un'immagine che riassume in maniera fulminante quello che è successo negli ultimi giorni. Bertinotti minaccia la rottura, gridandola ai quattro venti? E Cossutta fa sapere che le cose non stanno affatto così: «Io sono preoccupato che il segretario faccia un accordo al ribasso, perché lui teme una rottura, la teme moltissimo. Lui si rende conto che rischia l'isolamento, in Parlamento e nel Paese, sa che gli umori nel mondo del lavoro sono tutt'altra cosa dalla politica gridata. Ma non è solo che la gente ha bisogno di cose concrete: se rompessimo col governo, Rifondazione si ritroverebbe isolata anche sui mass media. Dunque, ci vuole la svolta». Onorevole Cossutta, la politica di Rifondazione fin qui è stata «unitaria». Si sa cos'è la svolta per Bertinotti, ma secondo lei? «Investimenti produttivi per lo sviluppo e per l'aumento dell'occupazione, con particolare riguardo al Mezzogiorno. E, immediatamente, la legge sulle 35 ore e quella sulle rappresentanze sindacali, e interventi di politica sociale quali la riduzione, e in alcuni casi l'eliminazione, di alcuni ticket sulla sanità, togliere l'Ici sulla prima casa. Ma, soprattutto, una politi¬ ca di programmazione economica da realizzarsi nei prossimi anni. E guardi che, su tutti i punti che le ho detto, è possibile ottenere un accordo con il governo». Un giro di pagina, ed ecco la proposta del leader dei Verdi. Luigi Marconi fa notare che, se Rifondazione si spacca e Cossutta resta con l'Ulivo, il governo può accettare i voti di Cossiga, perché questi sarebbero aggiunti e non sostitutivi, e perché così non si stravolgerebbe politicamente la maggioranza. Cossutta si fa di pietra, e scandisce: «I voti del nostro partito ci saranno se ci saranno segnali, elementi tali da garantire la svolta. E prima del voto ci sarà una riunione dei gruppi parlamentari. Sarà il gruppo parlamentare a decidere: se ci sarà la svolta, allora si potrà votare». Già, ma come è noto, sia alla Camera che al Senato, il gruppo di Rifondazione è a schiacciante maggioranza cossuttiana. Antonella Rampino Il presidente di Rifondazione Armando Cossutta
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