QUEL VELO CHE COPRE L'OPPRESSIONE di Fiamma Nirenstein
QUEL VELO CHE COPRE L'OPPRESSIONE IL CHADOR A SCUOLA QUEL VELO CHE COPRE L'OPPRESSIONE QUALCHE giorno fa, sul Corriere, Ernesto Galli della Loggia cercava di trovare una risposta alla richiesta fatta in Italia da 50 mila studenti islamici. La richiesta è questa: il chador per le ragazze in classe, il rispetto delle loro regole alimentari nelle mense, la ginnastica e il nuoto separati per sessi, lo studio del Corano e l'apprendimento dell'arabo a scuola. Nessuno può vedere nell'ampliamento della libertà religiosa altro che un salubre invito all'integrazione e alla tolleranza. Galli della Loggia infatti ritiene di poter accettare tutte le richieste salvo quelle della ginnastica separata che contravviene al principio dell'uguaglianza tra i sessi sancito dalla Costituzione, e quello relativo alla lingua araba che rappresenterebbe «un primo passo verso l'inevitabile fine di qualsivoglia richiamo storico unitario della società italiana...». I principi formali di Galli sono condivisibili. Ma dato che società articolate e democratiche come quella francese hanno invece espresso un insormontabile diniego verso il velo a scuola, mi sembra il caso di approfondire il tema con tutto il rispetto e l'ammirazione per una civiltà come quella islamica. II velo della donna islamica è un potentissimo segno distintivo dei valori fondanti di quella società. L'esempio più forte è quello dei taleban: il burka che copre l'intero corpo femminile, si è accompagnato al divieto per la donna di lavorare, di istruirsi, perfino di andare all'ospedale, di partecipare a qualsiasi forma di vita civile. Le donne algerine, alle quali portano via i loro figli durante i po- Fiamma Nirenstein CONTINUA A PAG. 10 PRIMA COLONNA
Persone citate: Ernesto Galli Della Loggia, Galli, Galli Della Loggia
Luoghi citati: Italia
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