All'acciuga si fa il processo di Nico Orengo
All'acciuga si fa il processo DISCUSSIONE La vittoria di Nico Orengo al premio Ceretto Langhe offre lo spunto per un singolare dibattito All'acciuga si fa il processo Vizi e virtù d'un pesce povero ALBA L premio «Langhe Ceretto», giunto all'ottava edizione, è andato ieri pomeriggio al libro di Nico Orengo, II salto dell'acciuga, pubblicato da Einaudi. Un verdetto annunciato. Fin dal pranzo per 300 coperti (c'era anche l'editore Giulio Einaudi a far festa insieme con altri esponenti illustri della cultura e dell'imprenditoria) con menù rigorosamente a base d'acciuga. Peperoni con le acciughe e acciughe rosse e verdi, tagliatelle alle acciughe e verdure, vitello tonnato tagliato all'antica con salsa alle acciughe, zabaglione freddo con paste di meliga a forma di acciuga. E questo elogio all'acciuga è stato messo in scena, sul bricco di Monsordo, in una giornata miracolosamente estiva: un sole che prende le nuvole con dolce imperio e le sposta sullo sfondo dell'aia alla «Tenuta La Bernardina» di Bruno e Marcello Ceretto a San Cassiano d'Alba. A nome della giuria formata da studiosi italiani e stranieri Aldo Grasso spiega: <dl salto dell'acciuga è stato premiato perché Orengo ha saputo prendere un pesce povero di nome per farne un libro ricco di storie» e l'acciuga di Orengo s'annoda di fatto ai tre o quattro fili narrativi con cui lo scrittore ligure-piemontese costruisce da sempre le storie più sue. Una barca che si colora d'infanzia, legata a sua volta alla storia di una fuga misteriosa, legata a sua volta alla storia di una microstoria piena di diramazioni. Dietro le apparenze lievi si dipana una vera e propria ricerca gastronomica-esistenziale. L'acciuga che passa frontiera con il sale di frodo zigzagando per i cammini più impervi. Ci hanno pensato Beniamino Placido e Nello Ajello, due maestri di umorismo e di ironia, a porre le domande essenziali nel processo che è stato istruito subito dopo la premiazione. Due amici che hanno toccato di fioretto con l'autore a colpi di citazioni linguistiche e letterarie, discet¬ tando come due filosofi tomisti maliziosamente gentili o gentilmente maliziosi sui più sottili e «invidiosi veri». Quali virtù per l'acciuga? Quali per l'alice? Quali terre e quali mari per l'una e per l'altra? Ajello non ci ha nemmeno provato a far vincere l'alice: «In fatto di acciughe e di alici - ha ammesso - acciuga batte alice con punteggio tennistico, sei-zero, sei-zero». Proprio lui, a cui sarebbe toccato fare la parte del diavolo. «Il fatto è - ha sostenuto con qualche civetteria - che io sono qui nella veste del meridionale un po' spurio e sbiadito, un napoletano in trasferta permanente». Anche se poi non ha mancato di fare i suoi distinguo disegnando la sua bella geografia ittica e citando pagme dal Belli al Verga dei Malavoglia. Placido si è addirittura lanciato in un appassionato elogio della figura di Olga, la sorella del con- trabbandiere, il Rebissu, sedotta dal «finanziere di Caltanissetta»: «un personaggio di straordinaria e lapidaria incisività». Ma ha poi bilanciato l'iperbole con un'imputazione grave: Orengo reo di antimeridionalismo per avere usato («a pagina 10») la parola «terrone». Per Orengo è stata difesa facile, perché la parola nel libro è scritta tra virgolette e scrivere «vuol dire raccogliere voci e disporle sulla pagina». Autoassoluzione piena. A Placido allora rilanciare con la domanda più politicamente scorretta della giornata: «Ma l'acciuga è di destra o di sinistra?». Più che Orengo al quesito micidiale avrebbero forse potuto rispondere gli acciugai della Val Maira riuniti in associazione da Mario Delpuy per valorizzare l'antico mestiere. L'ultimo degli acciugai della provincia di Cuneo ancora in attività, Sergio Rovera di Bra, avrebbe potuto far notare che una volta l'acciuga «era il companatico dei poveri, ora lo è dei ricchi». A chi può più importare che al Palio di Asti diano l'acciuga all'ultimo arrivato? Giovanni Tesio A sostenere l'accusa a colpi di citazioni letterarie Beniamino Placido e Nello Ajello Sul banco degli imputati finisce però lo scrittore ligure, reo di avere usato la parola «terrone». Lui si difende: «L'ho presa dalla vita» Sopra, Nico Orengo Qui accanto i giardini Hanbury sul promontorio della Mortola, vicino a Ventimiglia. Questo lembo di Liguria ha ispirato spesso l'autore del romanzo «Il salto dell'acciuga»
Luoghi citati: Alba, Asti, Bra, Caltanissetta, Cuneo, Liguria, San Cassiano D'alba, Ventimiglia
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