«L'Europa non molli sui deficit»

«L'Europa non molli sui deficit» BRUXELLES E LA CRISI «L'Europa non molli sui deficit» De Silguy: più regole per la finanza globale CERNOBBIO (Como) DAL NOSTRO INVIATO «Il risanamento della finanza pubblica non è terminato. Mollare oggi, anzi, sarebbe come per un malato smettere di prendere le medicine ai primi sintomi di miglioramento...». Yves De Siiguy, commissario europeo agli affari monetari, gela così, al seminario dello studio Ambrosetti, le richieste di una politica monetaria e fiscale più morbida dell'Europa, di fronte alla crisi dei Paesi emergenti. L'Unione, è il messaggio, non è in condizioni di fare sconti. «Alcuni Paesi - ha aggiunto De Silguy - come Francia, Germania, Austria, Spagna e Portogallo hanno ancora un deficit di bilancio vicino al 3%, mentre in Italia e Belgio l'indebitamento è ancora estremamente elevato...». Guai, perciò, ad abbassare la guardia. Il monito del commissario di Bruxelles è subito raccolto a distanza dal ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio. Anche quest'anno, anticipa parlando dell'allegato alla Finanziaria, il deficit delle amministrazioni pubbliche non supererà il 2,6%. Ma non è il momento di allentare la presa sui conti pubblici o di gridare vittoria perché, dal '99, l'Italia dovrà fare i conti con il patto di stabilità che prevede limiti assai più severi alle possibilità di spesa della finanza pubblica. E la crisi finanziaria? La soluzione sta nel coordinamento internazionale tra le grandi aree economiche e valutarie. «C'è bisogno di riflessione - commenta De Silguy -. Dopo Bretton Woods, la nascita dell'Euro rappresenta il primo vero evento finanziario di portata internazionale e offre, perciò, l'occasione per riprendere il dialogo». «Rispetto a 30 anni fa - continua - molto è cambiato: la globalizzazione dell'economia, la libertà di movimento dei capitali, la necessità di trasparenza e la velocità delle informazioni. Per carità, non è che con questo stia suggerendo un ritorno ai cambi fissi...». Per il commissario Ue la partita è destinata a giocarsi sul fronte delle regole della finanza globale più che con un intervento sui tassi, anche perché De Silguy è scettico sulla prospettiva di una forte rivalutazione dell'Euro sul dollaro. «L'economia Usa è sana - risponde - come quella europea: queste due aree rappresentano i poli di stabilità dell'economia internazionale. Quanto ai rapporti di cambio potranno esserci variazioni tecniche, anche perché attualmente c'è una grande volatilità. Ma grazie all'Euro l'Ue sarà molto meno sensibile alle fluttuazioni internazionali perché oggi il grado di apertura delle singole economie nazionali è del 30%, con la nascita della moneta comune sarà del 10%». Eppoi, aggiunge ancora il commissario Ue, perché cambiar rotta dopo i risultati raggiunti nonostante la crisi asiatica e quella russa? «I fondamentali dell'economia europea sono buoni, l'inflazione è bassa, la crescita sostenuta e in accelerazione, trainata soprattutto dalla domanda interna, il 2,5% contro lo 0,3% determinato da quella esterna. L'Europa è un polo di stabilità e di fiducia» dove è già in atto il calo dei tassi grazie all'afflusso dei capitali verso l'Europa. E, in appoggio alle sue tesi, De Silguy trova a Cernobbio un alleato insolito: Martin Feldstein, il banchiere ed economista Usa che non fa mistero del suo scetticismo verso l'Euro: «Né la Banca centrale europea né la Fed - dice - dovrebbero allentare il credito». Ma come far pesare la stabilità dell'Euro nei rapporti internazionali? «La rappresentanza esterna dell'Euro - ammette De Silguy - è un problema che affronteremo presto, già al vertice informale dell'Ecofin di fine settembre». Intanto, però, si annuncia il G7 convocato da Tony Blair. «Era una decisione nell'aria - commenta il commissario Ue -. Sarà senz'altro una buona occasione per discutere» e far le prove del maggior coordinamento intemazionale che, per ora, non s'intravede. Ugo Bertone Yves-Thibault De Silguy