«lo, presidente-mostro di tanti piccoli robot»

«lo, presidente-mostro di tanti piccoli robot» INTERVISTA IL GIURATO «Le ragazze di Miss Italia mi sembrano assemblate da diete e sogni americani» «lo, presidente-mostro di tanti piccoli robot» SALSOMAGGIORE DAL NOSTRO INVIATO Dice con un lieve sorriso: «Perché vede, mi sembrano tante piccole donne assemblate da diete e sogni americani. Svelte a imparare. Flessibili. Senza fuochi sessuali. Anzi freddine, un poco robotizzate». Belle oppure no? «Per strada ne incontri di migliori... Carine nella media del Paese. Siamo noi i mostri». Sgocciolando l'ora della vigilia - qui al Palazzo dello Sport - è arrivato il re degli ospiti, Dino Risi, fabbricatore di commedie (e mostri), nonché presidente della giuria di Miss Italia '98. Bimbe svolazzano (tutto intorno) tra i fui d'alta tensione e i rudi cameramen in pausa prove con la sigaretta appesa. Lui arriva bianco vestito, occhi e camicia celesti, capelli candidi. Va in zona tavolini, si siede. Scatta cento click con lo sguardo, respira l'aria da set, calcola differenti inquadrature. Esordisce con la prima: «Le vede quelle quattro ragazze che ballano? Sono brave. Magari fino a una settimana fa erano commesse e adesso stanno sul palco... Non è stupefacente?». Potrebbe anche essere comico. «Potrebbe, ma non lo è. Trovo molto istruttivo questo set, questa situazione. Molto istruttivo per capire un pezzetto del nostro Paese». E' per questo che vuole girarci un film? «Ci sto pensando da due anni. Lo farò. Immagino la storia di una decina di ragazze che scalano il loro sogno di celebrità. Sarà un intreccio di passioni, delusioni, sospiri». Lo immagina grottesco o sentimentale? «Le due cose insieme». Con il lieto fine o senza? «In Italia il lieto fine è anche amaro». Quanta crudeltà c'è in un concorso? «Moltissima essendo in pubblico. Provi a immaginare: queste 100 finaliste arrivano da 60 mila aspiranti. Sessantamila, come accade nei concorsi per un posto da vigile urbano. Loro però si sono esibite, una a una, sono state giudicate, e infine, stia attento alla crudelissima parola che uso: se-le-zio-na-te. A pensarci bene è una situazione altamente drammatica». Specie per lei che ne è il capo. «Oh, sì. All'ultima selezione erano 230 e ne abbiamo fatte fuori 130: dovrei essere accusato di strage». La strage fa parte dello spettacolo. «E milioni di italiani assisteranno a quella finale». Si sente un mostro? «Temporaneamente sì. Alla fine loro, le donne, vinceranno la guerra al maschio e solo allora, finalmente, saremo le vittime». Lei fu nella giuria del 1947 e poi in quella del 1967. In quanto a mostruosità lei è un recidivo. «Glielo ho detto, trovo questa situazione molto istruttiva». La prima volta cosa vide? «Vidi l'Italia che usciva dal Dopoguerra. Dalle macerie vennero fuori queste donne che allora si dicevano maggiorate che avevano fame e allegria, volevano mangiare e volevano vivere... Tutti quanti volevamo vivere». Gli annuari dicono di quell'edizione: Lucia Bosè, Lollobrigida, Canale e Rossi Drago. Quattro finaliste che divennero regine. «Cinecittà non aspettava altro. Rinasceva tutto allora...». Oggi invece cosa vede? «Ragazzine per bene con corpi allenati dalle palestre. Vedo molte bionde. Vedo che sono tutte magre. Vedo che nessuna ha seni peccaminosi. Vedo sguardi senza malizia». Le ultime deve averle fatte sparire Tinto Brass. «Ma no, è lui che ci mette la malizia e le mutande. Perché anche le sue sono ragazzotte come queste: buone figlie di mamma». Sa chi ò il personaggio che queste miss hanno votato di più? Pieraccioni. «Ecco vede. Pieraccioni è il genero che ogni mamma vorrebbe: bravo, spiritoso, pulitino. Le fi¬ ghe si comportano di conseguenza, con ubbidienza e giudizio». Magari sperano in una par- ticina, no? «Qualcuna di loro ci arriverà. E se non proprio al cinema c'è la voracità della tv ad aspettarle e poi la voracità dei pubblicitari e poi quella degli stilisti». Ne parla con parecchia tenerezza. «Sono giovani e ne hanno il diritto. Anche se sono più smagate e più realiste di quanto ci si aspetterebbe. A una ho chiesto: e se non vinci cosa farai? Mi ha risposto: l'ingegnere, perché?» Scusi Risi, ma lei non doveva essere a Venezia? «Al Festival?». Sì, al Festival. «Non ci vado mai». Perché? «E' triste da morire». Qui invece? «E' triste, ma ancora da vivere». Pino Corrias «Svelte ad imparare, senza fuochi sessuali. Belle? Per la strada ne incontri di migliori. E questo concorso è crudele» Dino Risi, presidente della giuria di Miss Italia, accanto ad alcune concorrenti

Persone citate: Canale, Dino Risi, Lollobrigida, Lucia Bosè, Pieraccioni, Pino Corrias, Rossi Drago, Tinto Brass

Luoghi citati: Italia, Venezia