«L'antidoping è un colabrodo»
«L'antidoping è un colabrodo» IL CALCIO IN FARMACIA Il presidente dopo un nuovo interrogatorio di Guariniello: gli anabolizzanti si cercavano solo nel 25 per cento dei campioni «L'antidoping è un colabrodo» Pescante ammette: violati i regolamenti Coni TORINO ON mi risulta», «Ipotesi fantasiose», «Donati parla molto, e chi parla molto non sempre ha ragione». Così aveva detto il presidente del Coni Mario Pescante il 24 agosto uscendo dall'ufficio del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, che l'aveva appena interrogato sull'efficacia dei controlli antidoping sui calciatori. E' stato chiamato a deporre nuovamente ieri come teste, e il pm ha messo sul tavolo le prove di talmente tante irregolarità che il dietrofront di Pescante, all'uscita, è stato totale. L'inchiesta racconta un antidoping-colabrodo: non solo sugli anabolizzanti, ma anche su altre sostanze super-proibite, dai diuretici all'ormone della crescita ai «corticosteroidi». Quando il referto sulle urine dei calciatori recita «negativo», certifica di fatto la negatività per queste sostanze anche se i farmaci, nelle analisi, non sono nemmeno stati cercati. Ed ecco la precipitosa retromarcia del presidente al termine dell'interrogatorio di ieri: «E' vero, i regolamenti Coni e Ciò sono stati violati». E poi: «Abbiamo avviato inchieste inter- ne», «D'ora in poi cambierà tutto», «Gli anabolizzanti si cercavano solo nel 20-25% dei campioni prelevati ai calciatori, contrariamente alle norme». «Ma io non sono il capo del laboratorio, sono il presidente del Coni», «L'abbiamo scoperto ora», «Se ci sono irregolarità, siamo parte lesa», «La responsabilità del funzionamento dell'Acqua Acetosa è della Federazione medici sportivi», «Il laboratorio non ha personale per far di più». Il magistrato e i suoi collabora¬ tori hanno lavorato sodo, e su uno dei filoni principali, quello dei controlli anti-doping, i risultati ci sono. Al di là di eventuali risvolti penali, in gioco c'è la credibilità stessa, presso il Ciò, del laboratorio Coni all'Acqua Acetosa, il solo ente certificato dal Comitato olimpico, sulla base dei cui accertamenti si possono adottare sanzioni sugli atleti. E, da ieri, ha cominciato a traballare più di una poltrona. Se in Internet si legge che i laboratoristi hanno eseguito, nel '97, 10.680 controlli sugli atleti costati 4500 milioni, gli accertamenti di Guariniello mettono in luce che per i calciatori, gli esami sugli anabolizzanti si fanno solo sul 20% dei campioni di urine prelevati (e, in passato, solo sul 10%). I diuretici si cercano solo nel 5-10% dei campioni sia per il calcio, che per gli altri sport. Ancora: per la categoria «E» dei prodotti non consentiti (si tratta di ormoni), si ricerca solo l'Hcd, mentre la corticotropina e l'ormone della crescita vengono ignorati. Idem per i corticosteroidi. E questo anche se le norme Coni e Ciò impongono la caccia a tutte queste sostanze in tutti i campioni. Eppure, non solo i referti certificano la negatività: pare che la Federcalcio paghi pure le spese per tutti gli esami. Quanto al modo in cui si sceglie in quale provetta cercare un farmaco vietato e in quale no, si sa che i campioni sono anonimi, ma è indicato al termine di quale partita si sono fatti i prelievi. Non basta. Il regolamento Ciò stabilisce che i referti degli esami debbono essere conservati per 2 anni e 5 anni per gli atleti risultati positivi. I collaboratori del pm hanno trovato solo quelli del '98: tutto il resto (salvo pochissimi casi) è stato gettato. Ciò che l'indagine torinese sta appurando (e non è tutto qui) rischia di provocare un terremoto. Il procuratore antidoping Ugo Longo, sentito ieri dal pm, è parso sereno: «Non ho purtroppo i poteri d'indagine dei magistrati. Mi limito a esaminare i casi di positività che mi segnalano, e non ho poteri sul laboratorio. Ho consegnato una relazione al pm, cui ho offerto massima collabora- zione». Se Longo ha annunciato che, sull'archiviazione della Disciplinare del caso Doli, presenterà appello, sull'antidoping colabrodo si è soffermato Pescante: «Facciamo 10 mila controlli l'anno, più degli altri Paesi: il laboratorio non è in grado di cercare tutte le sostanze, per così tanti esami. Ne diminuiremo il numero, rendendoli più completi. Di questa storia parlerò con il ministro Bindi, il 15». Se il direttore scientifico dell'Acqua Acetosa Nicoletti ha scelto ieri la via del silenzio, Giorgio Santilli, presidente della Federazione medici sportivi ha confermato i controlli-colabrodo (parlando però del 30-40% dei campioni per gli anabolizzanti): «Ma l'ho saputo solo a inizio estate. Da quando sono presidente abbiamo migliorato molte situazioni, ma il laboratorio non può fare di più. Servono personale e macchinari». Ma se nessuno sapeva niente, chi ha ordinato, allora, di fare controlli a campione anziché a tappeto? E di gettare i referti? Al laboratorio dicono di non saperlo. «Era una consuetudine». Giovanna Favro Finisce sott'accusa il laboratorio «Ogni anno vengono fatti diecimila controlli. Manca il personale» Sopra Guariniello. A sinistra Mario Pescante
Luoghi citati: Torino
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