L'inventore di Moscaland di A. Z.
L'inventore di Moscaland L'inventore di Moscaland Da boss cittadino ad aspirante premier MOSCA NOSTRO SERVIZIO Il rublo può crollare, le banche fallire e la gente fare accaparramento di pasta e farina. Ma tutto questo avviene in un altro mondo, diverso da quello in cui vive Jurij Luzhkov che ieri ha celebrato in pompa magna la festa della sua città. Nel «compleanno di Mosca» che il sindaco festeggia con fasto ogni primo sabato di settembre, il padrone della capitale russa vuole mostrare di essere più forte della tempesta finanziaria che ha mandato la Russia in bancarotta e i mercati internazionali in fibrillazione. Mentre a Mosca girano con sempre maggiore insistenza voci che sta per sostituire Cernomyrdin nella poltrona di capo del governo, Luzhkov ha inaugurato ieri - con il suo solito seguito di burocrati, star del pop e preti - la sua nuova opera ciclopica: il raccordo anulare di Mosca, con sopraelevate futuristiche e l'asfalto più liscio di tutta l'ex Urss. E per tutto il giorno la capitale ha marciato e ballato alle sfilate, manifestazioni folcloristiche e concerti voluti dall'energia inesauribile del sindaco. Jurij Luzhkov sembra forse l'unico magnate che riuscirà a sopravvivere alla crisi. Il suo impero è tutta Mosca, che lui dirige come se fosse una società privata. Fabbriche, banche, cantieri, tv, trasporti, supermercati, stadi: non c'è settore dove il comune di Mosca non domini in maniera quasi totale. E il 99 per cento del patrimonio immobiliare della capitale non è mai stato privatizzato e rimane nelle mani del sindaco, il quale - concedendo e togliendo palazzi e terreni - ha trasformato in questuanti tutti gli uomini che contano dell'economia e della politica. C'è chi lo ama e chi lo odia, senza via di mezzo. I primi elencano tutti i meriti del sindaco: supplementi a pensioni e stipendi degli insegnanti, chilometri di strade asfaltate, grandiose manifestazioni culturali, palazzi e monumenti che crescono come funghi. Chi lo odia, gli imputa la corruzione, il populismo, il nazionalismo, il pessimo gusto delle sue innovazioni architettoniche e il legame con la mafia. Ma sono una minoranza: nel '96 Luzkov è stato rieletto sindaco con un'incredibile percentuale del 92 per cento dei voti. Non c'è politico russo che abbia abbracciato così totalmente la famosa triade zarista «autarchia, ortodossia, popolo». Luzhkov può costringere tutti i commercianti della città - dai panettieri alle boutique - a coprire le loro vetrine con manifesti che celebrano il «compleanno» della capitale. Ha vietato a tutti i non moscoviti di visitare la capitale senza un permesso rilasciato dalla polizia e nemmeno la Corte Costituzionale è riuscita a fargli cambiare idea. Ma Luzhkov ha sempre accanto a sé il patriarca Alexij II, al quale ha regalato l'immensa cattedrale del Redentore. E la sua energia, l'immagine da «uomo semplice», la battuta pronta, la sua efficienza insieme a un abile populismo gli hanno conquistato le simpatie dei moscoviti. Che condividono con lui la nostalgia per la grande potenza. Il sistema costruito da questo apparatchik con gusti e metodi sovietici sarà anche, come dicono alcuni, «puro sociali sino». Ma Mosca è diventata il «sogno russo», un mar chio registrato che viene ormai pubblicizzato da tutte le televisioni e sui manifesti, che promuovono la capitale come «il cuore della Russia» e «il posto più bello del mondo». Un posto che i 140 milioni di russi che non hanno avuto la fortuna di diventare moscoviti odiano, invidiano e desiderano. [a. z.]
Persone citate: Cernomyrdin, Jurij Luzhkov, Luzhkov
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