Benefici e sconti di pena in cambio della liberazione

Benefici e sconti di pena in cambio della liberazione IL FILO DELLE TRATTATIVE Benefici e sconti di pena in cambio della liberazione REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO INVIATO (Avvocato, sono Alessandra Sgarella, sono libera». Quella telefonata notturna, brevissima, fatta lontano dalle orecchie indiscrete di chi l'aveva accolta in casa, doveva essere la prova del 9, la dimostrazione che il «canale» attivato per ottenere il rilascio dell'ostaggio era quello giusto e aveva raggiunto l'obiettivo. Un avvocato, dunque, che immediatamente ha innescato altre chiamate fino alla polizia, arrivata pochi minuti più tardi a prelevare l'ormai ex sequestrata. E' un nuovo brandello d'informazione che filtra dal muro sollevato da investigatori e inquirenti intorno a questa vicenda ancora oscura e misteriosa - assicurano magistrati e poliziotti - «solo per chi non conosce gli atti dell'inchiesta; il fatto è che al momento non si può dire tutto, perché l'indagine è ancora in corso. A tempo debito si potrà vedere che non ci sono misteri né verità inconfessabili». Come il pagamento di un riscatto sottobanco: «Non c'è stato né col consenso dell'autorità giudiziaria né in modo occulto». Bisognerà quindi attendere gli sviluppi dell'inchiesta per saperne di più sulla liberazione di Alessandra Sgarella. Allora si potrà capire si; davvero è filato tutto liscio oppure rimagono buchi neri (c'è chi parla di liberazione avvenuta il giorno prima, mercoledì) sui quali c'è già chi è pronto a guardare dentro. Il procuratore di Locri Rocco Lombardo, per esempio, nel cui territorio di competenza è avvenuto il rilascio. Sulla scorta delle voci circolate e dei misteri ancora insoluti, il magistrato si ripromette di verificare se nei frangenti della liberazione sono ipotizzabili dei reati che spetterebbe a lui perseguire con un'apposita indagine. Ma intanto, gli scampoli di verità che filtrano possono aiutare a ricostruire il quadro. L'avvocato chiamato dalla signora Sgarella sarebbe l'ultimo anello di una catena che gli investigatori hanno cominciato ad allacciare con i «colloqui investigativi» in carcere e con altri «contatti» avviati sul territorio dove presumibilmente Alessandra Sgarella era tenuta segregata, il versante ionico dell'Aspromonte. Lì, nel triangolo Platì-San Luca-Bovalino, comandano alcune famiglie che certamente sanno tutto o quasi di quello che si muove nelle loro terre. Nomi è difficile cavarne, ma ci sono alcuni cognomi storici della geografia mafiosa calabrese che ricorrono sempre. Quello del clan Barbaro per Piatì e quello dei Trimboli per San Luca, per dirne due. E allora si può immaginare che, dal carcere e fuori - con la prospettiva di qualche beneficio consentito dalla legge a chi sta dietro le sbarre, e quella di non vedersi accollare un sequestro di persona di cui non si ha la diretta responsabilità (ma di cui si conosce qualcosa) per chi è a piede libero -, gli uomini contattati dagli investigatori si siano dati da fare per il lieto fine del sequestro. Chi è in galera può ad esempio essere tolto dal regime del carcere duro imposto dall'articolo 41 bis, o ottenere altri «alleggerimenti»; chi sta fuori può godere degli sconti di pena previsti dall'articolo 630 del codice penale per chi collabora nei sequestri di persona. Sarebbe questa una parte della ((pressione investigativa» grazie alla quale la Sgarella è tornata in libertà. La telefonata della signora all'avvocato è per gli inquirenti la verifica di chi davvero si è mosso fino ad ottenere il rilascio dell'ostaggio. Questo però è solo un aspetto della storia, l'ultimo tratto cominciato all'inizio di luglio, quando s'è capito che dagli arrestati di fine giugno, gli uomini della famiglia Lumbaca, non si riusciva a fare passi avanti significativi. Nel frattempo altre indagini sono proseguite, altri controlli sono stati avviati, altre persone sospette «attenzionate». Fino ad iscrivere alcuni nuovi nomi sul registro degli indagati della procura di Milano con l'accusa di concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione. Si tratta di un manipolo di persone, sei o sette, sempre della zona della costiera ionica, delle quali sono state controllate le mosse degli ultimi tempi, i contatti telefonici, i movimenti e gli incontri. Per sapere se sono le persone «giuste», però, ci vogliono dei riscontri che possono arrivare solo dalle dichiarazioni dell'ex prigioniera. Gli interrogatori di Alessandra Sgarella cominceranno oggi, e si tratterà di vedere se la donna riconoscerà alcuni luoghi «di pertinenza» dei sospettati, se i suoi spostamenti in Calabria (visto che lei ha anticipato di poter individuare le zone) corrispondono agli elementi raccolti autonomamente dagli inquirenti. Allora potrebbero scattare anche degli arresti, e dalla lettura dei provvedimenti arriverebbe altra luce sulla vicenda; ma questo riguarda il futuro. Il presente è fatto ancora di ricerche e battute nelle zone dell'Aspromonte dalle quali giovedì notte è sbucata Alessandra. Si cerca l'ultima prigione nelle campagne di Cirella di Piatì, ma anche lungo la linea di confine tra pianura e montagna dove sorge Oppido Mamertina, il paese dei Lumbaca. Cinque dei sette arrestati sono ancora in carcere. L'avvocato di uno di loro - Michele D'Agostino, difensore di Vincenzo Lumbaca, quello che nell'appello televisivo muoveva le mani in un modo strano, tanto che qualcuno ha voluto leggervi messaggi cifrati - protesta: «Il mio cliente è stato dimenticato in galera, è in isolamento giudiziario completo, l'unico autorizzato ad incontrarlo sono io». E' uscito dopo quindici giorni trascorsi in cella, invece, Domenico Russo, l'uomo coi baffi che nell'apparizione televisiva stava hi piedi con le braccia conserte. Ha ripreso il suo lavoro di macellaio a Castellace, frazione di Oppido, e il giorno dopo il rilascio di Alessandra, tra tagli di manzo e fettine di vitella, dice: «Sono contento che la signora sia tornata a casa, certo, solo un animale non lo sarebbe. Ma di questa storia non voglio più parlare, quello che avevo da dire l'ho detto al magistrato, lo Li questa faccenda non c'entro, ho tre bambn^ piccoli e non mi sognerei mai di iaic certe cose». Sua moglie, la signuia Carmela che lo aiuta nella picoula bottega, si accuda: «Siamo gente povera ma onesta, e come cedete viviamo del nost.ru lavoro. Per fortuna uno marito ha incontrato dei giudici clic ancora sanno fare il proprio lavoro e hanno capito che lui non c'entra». Domenico Russo, nell'ordinanza di giugno, veniva dipinto come uno sul quale pesavano sigi avi indizi di colpevolezza», ma dopo gli interrogatori la sua posiziono è apparsa più defilata, ed è potuto tornare a casa. Così è successo anche pei Domenica Curro, moglie di Giuseppi; Anghelone, considerato uno dei «postini» della banda, rimasto in calcele. La signora Curro abita duecento metri dopo la macellerìa di Russo, sta chiusa in easci e manda a dire che più* lei e contenta che Alessandra Sgarella sia tornata a casa e abbia finito di soffrire. «Ma alle sofferenze di mio marito ìiuiocente chi ci pensa?», aggiunge mostrando le lettere che Anghelone lescrive dalla cella dove è rinchiuso. Della sua innocenza gli inquirenti sono tutt'altro che convinti, anzi. A parte le intercettazioni dei colloqui nel frantoio di Oppido in cui si discuteva della Sgarella e dei miliardi che dovevano arrivale, ì magistrati sono certi che sia stato lui a spedire una delle lettere dell'ostaggio, quella del 26 maggio. Ma dopo gli ultimi sviluppi, in questa storia ancora da raccontare, andrà riletto anche il vero ruolo della famiglia Lumbaca. Giovanni Bianconi La prima telefonata Alessandra l'ha fatta a un avvocato, ultimo anello di una cattila avviata dai contatti degli investigatori con esponenti della 'ndrangheta alcuni dei quali in carcere E gli inquirenti insistono: nessun riscatto Altri sei-sette indagati Qualcuno dice che la liberazione potrebbe risalire a mercoledì Uno degli arrestati «Solo un animale non sarebbe contento di rivederla a casa» A sinistra, Alessandra Sgarella con il marito Pietro Vavassori e il cane Bic nella villa di famiglia a Domodossola. A destra, Domenico Russo, uno degli arrestati alcuni mesi fa per il sequestro e poi scarcerato

Luoghi citati: Bovalino, Calabria, Domodossola, Locri, Milano, Oppido Mamertina, Platì, Reggio Calabria