Marini: senza i voti Udr Prodi sarebbe caduto di Guido Tiberga

Marini: senza i voti Udr Prodi sarebbe caduto Botta e risposta Ppi-Ds. Il leader della Quercia tranquillizza: non c'è aria di burrasca Marini: senza i voti Udr Prodi sarebbe caduto D'Alema: l'Italia non vuole il Grande Centro SAN POLO D'ENZA DAL NOSTRO INVIATO «Pistola puntata alla tempia». «Metodi inaccettabili». «Alleati che non si fanno carico dei problemi globali, ma soltanto dei propri...». Franco Marini non stacca il piede dall'acceleratore nella polemica contro Rifondazione, né cambia atteggiamento sul ruolo dell'Udr: «Mica è una novità se votano la Finanziaria al posto di Bertinotti - dice il segretario del ppi -, Quando lo hanno fatto sulla Nato nessuno si è scandalizzato: e a D'Alema ricordo che senza i voti dell'Udr questo governo cadeva...». Parole dure che stridono con la distensione a tutti i costi professata del leader dei ds, le cui parole rimbalzano da lontano sulla festa dell'Amicizia. D'Alema parla a Foggia, anche se era atteso e annunciato alla kermesse dei popolari. «Nessuno sgarbo, era molto dispiaciuto», assicurano Enrico Letta e lo staff del partito. Dalle Botteghe Oscure approda a San Polo il numero due del partito, Marco Minniti. Pure lui non si fa pregare: per i ds l'idea di spedire Bertinotti in panchina mettendo in squadra Cossiga e Mastella è impensabile: «La Finanziaria è il documento principale su cui si fonda l'azione del governo - attacca -. E allora o la maggioranza c'è, oppure bisogna prendere atto che non c'è più. Non ci può essere una maggioranza che approva la Finanziaria con i voti di una forza politica che non ha partecipato alle elezioni...». Con Marini si schierano Enrico Boselli e Natale D'Amico, terzo uomo di Rinnovamento Italiano mandato qui al posto della Fumagalli Carulli, che a sua volta sostituiva Lamberto Dini, annunciato dal programma ma subito finito tra le tante promesse mancate della Festa. Dalla parte di Minniti si butta Luigi Manconi, con una frase che va a toccare un nervo scoperto di Marini: «Non è solo un fatto di aritmetica - dice il leader dei Verdi -. Ci sono i programmi: e voi siete sicuri che in tema di Sanità Clemente Mastella la pensi come la Bindi?». La stessa Bindi che la sera prima aveva preso le distanze dal suo segretario, parlando di un'Udr «inquietante». Marini insiste: «Non si tratta di cambiare la maggioranza spiega -. Ma per vincere le elezioni un governo deve fare le cose, e la posizione di Rifondazione ci pone dei problemi...». Minniti non molla: «Noi abbiamo il dovere di richiamare Rifondazione alle sue responsabilità - ribatte -. L'Udr è nata per scoraggiare il bipolarismo, ma il centro autonomo è un'illusione senza prospettive. Siamo pronti a ragionare, ma loro devono schierarsi sul versante moderato del centro sinistra». Senza flirtare con Bossi: «Il senatur dice che lui e Cossiga insieme picconeranno il Paese - continua il numero due del pds -. Ma a Telese, quando Bossi dice che il nemico da combattere è il meridionalismo, a qualcuno fischieranno le orecchie...». L'Udr è un nodo da sciogliere, nell'alleanza di governo che si interroga sul suo futuro. Non il solo, peraltro. «Sul lavoro l'Ulivo vivacchia», dice ad esempio Manconi. Mentre Marini «da ex sindacalista» taglia corto sull'insistenza di D'Antoni sullo sciopero: «Non ci sono le condizioni neppure per pensarlo». Restano poi i contrasti sulla giustizia, sulla commissione d'inchiesta su Tangentopoli che piace a tutti meno che al pds: «Non possiamo lasciare la bandiera del garantismo nelle mani indegne del Polo», dice Manconi. «Non può diventare uno strumento permanente di rissa», aggiunge Marini. «Quello di Prodi non è il primo governo di centrosinistra - provoca Boselli -. E mai in passato una maggioranza ha ùnpedito all'opposizione di costituire una commissione d'inchiesta». Minniti, come il giorno prima Folena, preme sul freno: «Di fronte a certe parole irresponsabili - avverte - noi dobbiamo stare attenti non soltanto a come sarà fatta, ma anche al clima in cui maturerà la commissione. Non può essere concepita come una clava nelle mani del Polo. Ne discuteremo, ma la partita chiave è arrivare al voto con una posizione unica». Il pubblico applaude, ma anche su questo c'è chi non è d'accordo. «In ogni caso - annuncia Boselli - noi socialisti democratici voteremo a favore». Guido Tiberga Il segretario dei Popolari: «Rifondazione non si fa carico dei problemi e ci punta una pistola alla tempia»

Luoghi citati: Foggia, Italia, San Polo