«Più flessibilità contro la disoccupazione»

«Più flessibilità contro la disoccupazione» IL CONFRONTO A CERNOBBIO «Più flessibilità contro la disoccupazione» Fresco: così in Usa hanno vinto la battaglia del lavoro CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO «La proposta Cofferati? Siamo ancora a una fase prenegoziale, deve essere discussa al tavolo delle trattative. Da parte mia sarebbe inopportuno pronunciarmi or«r^^JpB8Ìtì6itttì'~dèM;^iat, Paolo Fresco,, tagliacorto sulla polemica del giOrno^e" preferisce porre l'accento sulla questione centrale: la flessibilità, unica ricetta per la difficile sfida dell'occupazione. «Per combattere la disoccupazione, il problema è solo quello della flessibilità. Io vengo dagli Stati Uniti, dove la disoccupazione è oggi al 4%, praticamente a livello fisiologico. E questo livello lo si è potuto raggiungere grazie alla flessibilità». Sul «patto sociale di Cofferati, purché sia articolato bene», esprime viceversa il suo assenso il presidente di Rcs, Cesare Romiti, che non ha il minimo dubbio: «L'idea è comunque da condividere». Per Romiti, non solo la posizione del segretario delle Cgil è ragionevole, ma ha il merito di aprire un dibattito giusto perché «il problema che abbiamo, sul quale insisto da oltre un anno, è quello della disoccupazione, e tutto quello che può portare ad una riduzione della disoccupazione rappresenta um beneficio sia per i lavoratori che per il Paese». A Villa d'Este, dove imprenditori e manager, professori e banchieri, politici e uomini di Bruxelles sono da due giorni riuniti al meeting Ambrosetti per discutere i problemi del mondo, e magari per imparare qualcosa, la proposta Cofferati (salari sotto controllo ma in cambio dello sviluppo), trova nel complesso un'eco positiva. «Cofferati è una persona molto intelligente, anche se non fa che ribadire gli accordi del '93», dice il presidente di Assolombarda Benito Benedini: «Ma io spero che si possa fare, rispetto a quegli accordi, qualche passo avanti». «Bisogna però sedersi al tavolo delle trattative senza precondizioni. Confermando due livelli di contratto, e affidando a quello nazionale compiti normativi, a quelli aziendali la parte contrattuale», afferma ancora Benedini; e aggiunge: «Mi auguro che questa revisione dell'intesa del '93 si chiuda entro la metà di ottobre, prima che inizino le trattative per il contratto dei metalmeccanici. Perché non si può lasciare ad un contxatto, seppure importante, la responsabilità di definire le regole generali». Più tiepida la reazione di Innocenzo Cipolletta. «Mi sembra che Cofferati riproponga semplicemente la continuazione del vecchio accordo del '93, senza alcuna novità, e questa non è una gran cosa perché le spinte sul salario vengono dalla combinazione dei due livelli di contrattazione, nazionale e aziendale», spiega il direttore generale di Confindustria. Mentre Emma Marcega- glia, vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani Imprenditori dichiara: «Quella di Cofferati è una proposta sulla quale si può discutere, ma non è sufficiente». Secondo la Marcegaglia «uno dei problemi fondamentali resta quello del costo del lavoro e del relativo cuneo fiscale, una cosa che impedisce di far salire l'occupazione». E' dunque necessario «andare oltre, e il passo successivo è quello della flessibilità». Una flessibilità che deve comportare maggiori facilitazioni «in uscita, liberalizzando ulteriormente quelle in entrata». Flessibilità? «Flessibilità è una parola, ma la si può ottenere in tantissimi modi. Non certo, comunque, innescando ulteriori conflittualità eh carattere generazionale», puntualizza Romiti, che sul ricambio generazionale sembra non essere d'accordo con l'Avvocato Agnelli. «Personalmente, è mia cosa che mi lascia perplesso, perché 0 sindacato deve difendere anche i meno giovani», osserva il presidente di Rcs. «Innescare una battaglia genera¬ zionale non mi sembra giusto, può rappresentare un pericolo». Sul fronte opposto è la presidentessa dei Giovani Industriali che si dice «d'accordo con Agnelli quando ricorda che la flessibilità è indispensabile allo imprese». Proprio la flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro può «portare una maggiore occupazione totale», ed è pretestuoso agitare, a questo proposito, lo spettro del «licenziamento». «Gii imprenditori non sono interessati ad avere la libertà assoluta di licenziare, ma solo di avere meccanismi mi po' più veloci - conclude Marceaglia -. Noi non vogliamo un mercato del lavoro selvaggio». Infine ima voce fuori dal coro: quella di Guido Balilla. Il giovane presidente del gruppo aumentare di famiglia ricorda che gli investimenti fanno parte dei piani industriali deLle aziende, vengono decisi sulla base dei mercati e delle vendite. Insomma non si possono fare a comando, né per contratto. Valeria Sacchi Romiti polemico con l'Avvocato Agnelli «Non inneschiamo conflitti generazionali Il sindacato difenda anche i meno giovani» Emma Marcegaglia «Gli imprenditori non sono interessati ad avere libertà di licenziare ma vorrebbero meccanismi più veloci» Qui sopra Paolo Fresco, Augusto Fantozzi e l'Avvocato Agnelli ieri pomeriggio a Venezia; a sinistra Romiti a Cernobbio

Luoghi citati: Bruxelles, Cernobbio, Este, Stati Uniti, Usa, Venezia