Noia, belle ragazze e ascolti Dantini, cinefila di buon senso di Alessandra Comazzi

Noia, belle ragazze e ascolti Dantini, cinefila di buon senso TIVÙ'& TIVÙ' Noia, belle ragazze e ascolti Dantini, cinefila di buon senso IL Festival di Venezia si inaugurava in diretta su Raiuno. E fioccavano le telefonate degli attenti telespettatori, indignati per le gaffe della cerimonia, per i personaggi «impallati» (cioè coperti dagli altri), per la lunga inquadratura delle spalle di Spielberg, perché a presentare la cerimonia non fosse stato chiamato qualcuno in grado di parlare correntemente l'inglese, e di tradurlo. Una prova, che si è mostrata subito evidente anche al pubblico, di quello che raccontava ieri Lietta Tornabuoni, a proposito di una rassegna con un programma «snellito, regolare, interessante, che allinea autori ammirati», ma che si svolge senza un contorno di strutture dignitose. Un'ora dopo, alle 20 (sono state sospese per queste giornate veneziane le tardoadolescenziali storie di «Friends»), Serena Dandini ha inaugurato su Raitre una «striscia» che sarà quotidiana, titolo «La Mostra della Laguna». Meno ufficiale dell'altra «striscia» Rai, quella della notte di Raiuno, di Patrizia Carrano e Vincenzo Mollica, questa della Dandini ricorda un I po' il suo bel programma «ProI ducer», fatto per chi amava il ci¬ nema sia pure senza perversioni cinefile. La Dandini, che ride sempre un po' troppo, ma questo è il suo tratto caratteristico, ha anche dimostrato di conoscere l'inglese, a differenza di quanto accadeva con Alessandro Gassman e Livia Azzariti sul palco dell'inaugurazione, intervistando nientepopodimenoché Tom Hanks, protagonista del «Salvate il soldato Ryan». Accanto alla Dandini, Paolo Mereghetti, critico cinematografico e autore di un prezioso «Dizionario dei film». Che lavoro fa, gli chiedeva Rocco Barbaro, cinico personaggio reduce dal «Pippo Chennedy Show». «11 critico cinematografico». «Sì, va bene, ma che lavoro fa?». L'amore per il cinema non significa sussiego, infatti. Un milione 256 mila spettatori, un buon risultato, data l'ora, che è quella dei telegiornali. Sette milioni di telespettatori, invece, per la prima delle tre serate finali di Miss Italia, conduttore Fabrizio Frizzzi. Il programma era di una noia mortale, con le precedenti miss a dire spiritosaggini patetiche che qualcun altro aveva scritto per loro, con il «patron» Mirigliani che si vantava di aver inventato la fascia, con una giuria di secondo piano, con la solita solfa della sigla cantata a pezzi e bocconi dalle persone comuni, e soprattutto con una ^terminabile sfilata di belle ragazze. Cosa che non deve essere stata secondaria nella scelta del programma. Se gb uomini hanno colto un'occasione per lustrarsi gb occhi, che cosa avrà spinto le signore? Forse il valore del sogno, della gioventù, della possibilità di entrare nel dorato mondo della moda, dello spettacolo, attraverso la bellezza. Le ragazze che passavano il turno, venivano a mano a mano chiamate dal ridente Frizzi, mentre le altre restavano là dietro, un'aria sempre più da bambino povero con il naso schiacciato sulla vetrina della pasticceria. Programma insopportabile, che la Rai ha avuto la scaltrezza e la «faccia stagnata», come direbbe Andrea Camilleri, di far precedere da mesi di autopromozione. E ci risiamo: il servizio pubblico dovrebbe usare le sue energie e le sue macchine non per far sfilare le miss, ma per inventare programmi. Alessandra Comazzi il

Luoghi citati: Venezia