Il gioioso viaggio di Mendelssohn

Il gioioso viaggio di Mendelssohn SETTEMBRE MUSICA La Quarta Sinfonia diretta da Norrington ha aperto il 21° festival Il gioioso viaggio di Mendelssohn Al Lingotto la duttile Philharmonia di Londra TORINO. I musicisti della Philharmonia Orchestra di Londra (in frac) diretti da Sir Roger Norrington (in camicia nera) hanno inaugurato Settembre Musica accolti da molti applausi nell'Auditorium «Giovanni Agnelli» del Lingotto. Bellissimo il programma con 1'«italiana» di Mendelssohn e la Quarta di Mahler detta «La vita celestiale»: due sinfonie che si accostano a meraviglia, essendo entrambe chiare di suono, mollo danzanti, sostanzialmente serene e luminose. L'«Italiana» sembra venirci incontro a braccia aperte, con un sorriso radioso: al viaggiatore che proveniva dal Nord l'Italia appariva nell'Ottocento come un luogo mitico di bellezza, di felicità e di allegria e Mendelssohn non poteva rendere meglio questa impressione. Il primo movimento della Sinfonia in la maggiore è tutto una corsa e uno scoppio di risa; il secondo ha un'ombra di esotismo malinconico; il terzo è un voltaggio, l'ultimo una danza saltata d'una vitalità così contagiosa che per un miracolo il pubblico non scatta in piedi. Che Mendelssohn avesse voglia di correre, scrivendo Mtaliana», Sir Norrington l'ha inteso benissimo: la sua è stata una corsa così precipitosa che, dopo 0 secondo movimento, ha dovuto rallentare, tanto da far sembrare lo scherzo addirittura un po' più lento dell'andante, la Philharmonia Orchestra, che è un complesso di prim'ordine, ha seguito senza fare una piega l'energico diretto¬ re, anche se pareva attendere qualcuno in grado di dirle che 1'«Italiana» di Mendelssohn non è tanto una oleografia delle nostre splendide feste popolari quanto una visione romantica, vaporosa e leggera come una fantasmagoria shakespeariana: l'autore delle musiche per il «Sogno di una notte di mezza estate», infatti, era sempre lui, anche quando veniva a godersi la vita in Italia. La stessa impressione di massiccia robustezza Norrington l'ha data nella Quarta di Mahler. Qui la chiave di tutto sta nel finale dove il soprano intona il Lied dal «Corno magico del fanciullo» che descrive il paradiso come un orticello pieno di frutti, vino, pane, dolci, carni, pesci e altre cose buone da mangiare, mentre gli angioletti cantano e suonano una musica mai sentita in Terra. Il Lied è stupendo, e il soprano Lynne Dawson lo ha cantato bene: si spegne improvvisamente, nel silenzio, come il lume accanto al letto del bambino addormentato, e riverbera la sua poesia sui movimenti precedenti, Insomma la Quarta è un grande poema dell'infanzia, favoloso, onirico e lucido, tintinnante di campanelli e di squilli argentini, con al centro un adagio di straziante dolcezza. Anche qui l'orchestra ha seguito con tecnica raffinata le strane scelte del direttore che da parte sua ha fatto di tutto per rendere la partitura aspra. Paolo Gallanti

Luoghi citati: Italia, Londra, Torino