II petrolio ai minimi dal 1986
II petrolio ai minimi dal 1986 energia Calano del 7% gli utili della Elf. Accordo europeo tra Shell e Texaco II petrolio ai minimi dal 1986 Bernabò (Eni): resterà a lungo sui 12-13 dollari ROMA. Le crisi di Asia e Russia hanno fatto un'altra vittima: le quotazioni del petrolio. Depresso già da almeno un anno, il «Brent» del Mare del Nord, cioè il greggio il cui corso fa da riferimento al mercato, è sceso in luglio a 12,06 dollari al barile, ovvero il prezzo più basso in 12 anni. Lo rileva il rapporto mensile della Royal Bank of Scotland, sottolineando che la caduta delle attività industriali e del potere d'acquisto nel Far East (con le sue conseguenze nel resto del pianeta) è la prima causa del crollo della domanda e, quindi, delle entrate petrolifere. Da Cernobbio, dove partecipa al seminario sugli scenari economici mondiali, l'amministratore delegato dell'Eni, Franco Bernabè, ha detto che «i prezzi non risaliranno a breve termine, continueranno a rimanere bassi per un po' di tempo». Il calo del brent, rileva la Bank of Scotland, ha causato un crollo delle esportazioni petrolifere britanniche di un terzo rispetto al luglio 1997: 34,5%, con un minor guadagno medio di 17,7 milioni di sterline al giorno. Fra le cause della debole domanda internazionale, oltre al rallentamento economico mondiale, lo studio scozzese sottolinea il fatto che i Paesi dell'Opec non sono riusciti a ridurre la loro offerta, come avevano deciso in primavera. A questi motivi, Bernabè dell'Eni ha aggiunto «un fattore esterno al settore come la temperatura elevata dello scorso inverno, con la relativa riduzione delle richieste di carburante per il riscaldamento». Al di là di questi fattori stagionali, però, ci sono ragioni di fondo per cui i prezzi resteranno bassi a lungo: «Per un po' - ha affermato Bernabè - dovremo abituarci a una banda di oscillazione che va dai 12 ai 13 dollari». La prospettiva, comunque, non spaventa il gigante petrolifero italiano: «In questa situazione ha detto Bernabè - le imprese deboli si troveranno in difficoltà mentre quelle forti potranno far fronte alla situazione e rafforzarsi. L'Eni è certamente un'impresa forte. Quindi una situazione temporanea di prezzi bassi, che ripulisca il mercato e che faccia emergere i più forti, noi non la temiamo di certo, anzi la auspichiamo». Ma anche una grande impresa come la francese Elf ha risentito fortemente della crisi: il calo del prezzo del greggio ha trascinato in giù del 7% gii utili del primo semestre '98. La Elf ha smentito le voci di fusione con la Conoco ma proprio le concentrazioni sono la via con cui alcuni grandi del petrolio puntano a sopravvivere alla crisi: proprio giovedì Shell e Texaco hanno firmato una lettera d'intenti per costituire una joint-venture che includa le attività europee delle due società nei settori marketing e produzione. [r. e. s.]
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