«Svalutazione e inflazione le condanne della Russia» di Ugo Bertone

«Svalutazione e inflazione le condanne della Russia» LA VOCE DI GOLDMAN SACHS «Svalutazione e inflazione le condanne della Russia» LCERNOBBIO A caduta del dollaro? Non mi sorprende affatto...». Gavyn Davies, capo-economista di Goldman Sachs e consigliere economico di Tony Blair, non si fa illusioni sulla gravità della crisi che ha colpito l'economia mondiale. L'impatto sull'economia reale dell'area Ocse, ha affermato ieri nel seminario dello studio Ambrosetti di Cenobbio, sarà relativamente modesto, l'l% del pil, per il '99. Ma in Asia e America Latina l'onda sarà del 7% o anche più. Primo punto. Dove si fermerà il dollaro? <A quota 1,50 rispetto all'Euro. Il ribasso è legato a vari fattori. L'economia Usa vive un momento più difficile di quella europea, c'è la sensazione che la Fed allenterà la politica monetaria prima di quanto farà la banca centrale europea». E risale anche lo yen... «L'ascesa dello yen non è strutturale. Semplicemente, in questi giorni sono state liquidate posizioni nei Paesi emergenti con ven- dita di dollari e rientro in yen. Ma non credo che ci sia un'inversione di tendenza tra yen e dollaro. E non credo nemmeno, purtroppo, che in questo momento ci sia un accettabile grado di cooperazione tra le autorità Usa e quelle giapponesi. E mi sembra uno dei grandi problemi di questa stagione di crisi». Quali sono gli altri? «Si è accresciuto enormemente il rischio a investire nei mercati finanziari. Ed è un grosso guaio che sta a indicare come si sia incrinata in maniera profonda la fiducia de¬ gli investitori. In Europa e negli Usa la situazione non è ancora del tutto compromessa ed è molto importante che tenga la diga della fiducia per invertire la crisi. Ma altrove la congiuntura è davvero difficilissima». In Russia, ad esempio... «Inutile farsi illusioni: le prospettive economiche lì sono davvero brutte. E' facile prevedere una miscela di svalutazione e di esplosione dell'offerta di moneta. Ma quello russo non è l'unico caso. Il guaio è che il costo dei capitab sta crescendo un po' ovunque e sta diventando insostenibile per i Paesi emergenti. E qua e là affiora la tentazione di una scorciatoia, come la decisione della Malaysia di congelare i rapporti con i mercati finanziari. Da questo momento la crisi è diventata esplosiva anche per Wall Street e l'Europa». Quali sono i possibili rimedi? «Rifinanziare l'Fmi, allentare la politica monetaria e rendere così più liquidi i mercati. Riattivare la leva dei prestiti diretti, anche perché da un anno il G7 non fa nulla del genere. La strategia giusta, insomma, è quella di cercare di ristabilire la fiducia sui mercati. E' una lezione straordinaria sul tema delle aspettative, quella che ci stanno impartendo questi mesi di crisi. Su cosa fare e cosa non fare». Cosa non fare? «Hong Kong sbaglia, ad esempio. Gli interventi in Borsa hanno sostenuto i prezzi ma non hanno riportato la fiducia. E in futuro i rischi aumenteranno ancora». Un consiglio per l'Occidente... «Capire che la recessione, oggi, è un rischio più grave dell'inflazione». Ugo Bertone

Persone citate: Ambrosetti, Gavyn Davies, Tony Blair

Luoghi citati: America Latina, Asia, Europa, Hong Kong, Russia, Usa