Un tesoro d'acqua nei crateri della Luna di Piero Bianucci

Un tesoro d'acqua nei crateri della Luna La resenza di hiaccio era nota ma la scoerta che la uantità è tanto elevata are nuovi obiettivi Un tesoro d'acqua nei crateri della Luna Scienziati Usa. potrebbero essercene 10 miliardi di tonnellate WASHINGTON. Che sulla Luna ci fosse ghiaccio, e quindi acqua, si sapeva: lo scoprì «Clementine», sonda militare americana, già tre anni fa, e da alcuni mesi lo ha confermato la navicella della Nasa «Lunar Prospector», attualmente in orbita intorno al nostro satellite. Ieri però Alan Binder, capo del gruppo di scienziati addetti alla «Lunar Prospector», ha aggiunto un particolare importante: l'acqua lunare è tanta, almeno un miliardo di tonnellate, forse 10 miliardi. E' una quantità dieci volte più grande di quanto si pensava prima delle ultime misure. Naturalmente non è acqua allo stato liquido. E' ghiaccio ac- cumulato sul fondo di alcuni crateri intorno ai poli Nord e Sud della Luna, profonde cavità dove non arriva mai la luce del Sole e dove la temperatura si mantiene costantemente a 156 gradi sotto zero. Secondo i ricercatori della Nasa la scorta è largamente sufficiente non solo a rifornire una colonia fissa di astronauti, ma anche ad assicurare il propel¬ lente necessario per i lunghi viaggi interplanetari del futuro, viaggi che probabilmente partiranno da una base lunare per fruire del vantaggio di una gravità ridotta a un sesto di quella terrestre. Basterebbe infatti scindere la molecola dell'acqua nei due atomi di idrogeno e nell'atomo di ossigeno che la compongono per avere il combustibile e il comburente più efficaci e più usati nei motori a razzo. Idrogeno e ossigeno liquidi, messi insieme, vengono espulsi alla velocità di 4,5 chilometri al secondo, fornendo un'ottima spinta. E scindere l'acqua tramite l'elettrolisi è facile, anche se dispendioso dal punto di vista energetico. Nel nostro caso però si può pensare a una schiera di pannelli fotovoltaici per gene¬ rare la corrente elettrica necessaria, e il gioco è fatto. Le celle solari sono leggere, sulla Luna ricevono più radiazione che sulla Terra e non richiedono né installazioni complesse né manutenzione. La quantità di acqua accumulata sulla Luna dovrebbe essere dell'ordine di qualche chilometro cubo. Non una pozzanghera, ma un discreto laghetto. A portarla sul nostro satellite sono state probabilmente delle comete precipitate nel corso di centinaia di milioni di anni. La prova dell'esistenza della riserva di acqua lunare è indiretta. La navicella spaziale in realtà non «vede» il ghiaccio, ma un flusso di neutroni che i protoni costituenti il nucleo degli atomi di idrogeno (due per ogni molecola di acqua) fanno rimbalzare nello spazio. Una evidenza indiretta, ma giudica¬ ta molto convincente. Alan Binder si è spinto persino a dire che si tratta di «acqua quasi allo stato puro». Un passo in più, e poteva dire «potabile». La missione della navicella «Lunar Prospector» (un programma a basso costo, secondo la nuova filosofia della Nasa) rientra in disegno più ampio di esplorazione e utilizzazione del nostro satellite, a quasi trent'anni dal primo sbarco dell'uomo (21 luglio 1969). Benché inospitale, la Luna si presta infatti assai bene alla ricerca scientifica. Sulla faccia invisibile dalla Terra, esente da disturbi radio artificiali e da inquinamento luminoso, si potrebbero installare un grande radiotelescopio e potenti strumenti ottici. Inoltre la bassa gravità fa della Luna un astroporto ideale. Piero Bianucci Secondo la Nasa, la scorta basterebbe ad assicurare il propellente necessario per viaggi interplanetari del futuro in partenza dal nostro satellite Un'immagine della Luna: intorno al nostro satellite è in orbita la navicella della Nasa «Lunar Prospector»

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