Da Dublino le prime scuse di Clinton di Andrea Di Robilant
Da Dublino le prime scuse di Clinton Pressato dalla stampa dopo il duro attacco di un senatore democratico sul Sexgate: mi spiace Da Dublino le prime scuse di Clinton Una conferma che la Casa Bianca ha scelto la strategia «dei piccoli passi» DUBLINO DAL NOSTRO INVIATO L'ha detto, ha chiesto scusa - a modo suo. Pressato dal Congresso e dai media americani, Bill Clinton ha compiuto un altro passo avanti nel lungo e contorto cammino verso la redenzione dopo aver confessato la sua relazione sessuale con Monica Lewinsky. «Ho già detto di aver commesso un errore grave, indifendibile», ha detto ai cronisti prima di chiudersi nello studio del premier irlandese Bertie Ahern. «I'm very sorry about it. Me ne dispiace molto». Era l'espressione che i giornalisti americani volevano sentire - «I'm sorry». La notizia si è diffusa in un lampo nella sala stampa americana e da lì in tutto il mondo. Ma poi si è subito aperta una discussione semantica. Chiedere scusa si dice «To apologize» e il Presidente non si è ancora spinto a tanto. «I'm sorry» è un'espressione meno formale. Riflette un sentimento di dispiacere che può essere più o meno venato di contrizione a seconda delle circostanze. Nella «strategia dei piccoli passi» che Clinton ha adottato in questa vicenda, le parole usate ieri costituiscono comunque un fatto nuovo. E non ci è arrivato da solo. C'è voluta la spinta di un polemico discorso del senatore democratico Joseph Lieberman (Connecticut) per spingere il Presidente ad attraversare questo nuovo Rubicone. Parlando con tono grave giovedì al Senato, Lieberman - che ha fama di avere grande rettitudine morale - ha biasimato Clinton per il suo comportamento «non solo inappropriato, ma anche immorale». E lo ha accusato di aver «compromesso» la sua Amministrazione con questa vicenda «triste e sordida». Le parole di Lieberman, pronunciate mentre il Presidente raccoglieva tributi in Irlanda del Nord per il suo ruolo nella pace tra cattolici e protestanti, hanno avuto una larghissima eco a Washington. Non era uno sviluppo che la Casa Bianca poteva ignorare. Il sostegno della leadership democratica a Clinton in questi giorni è decisivo: senza di esso i giorni del Presidente sono contati. E il discorso di Lieberman, dicono alcuni osservatori, potrebbe già segnare l'inizio della frana. L'allarme di Clinton nella notte di giovedì è cresciuto a mano a mano che altri esponenti democratici influenti - il senatore Patrick Moynihan, il senatore Bob Kerrey, la senatrice Diane Feinstein - hanno applaudito le parole del loro collega. Per Lieberman è prematuro parlare di sanzioni perché il procuratore Kenneth Starr non ha ancora consegnato il suo rapporto al Congresso. Ma lui ed altri suoi colleghi di partito stanno già contemplando l'ipotesi di una mozione di censura da parte del Congresso come il minore dei mah possibili. Clinton non è stato preso interamente alla sprovvista dall'uscita di Lieberman. Il senatore conosce il Presidente da vent'anni ed è considerato uno dei suoi maggiori alleati nel Congresso. Ma non ha mai nascosto la sua preoccupazione per il danno profondo che il com- portamento del Presidente nella vicenda Lewinsky ha inferto al Paese. Alcuni giorni fa aveva parlato con Clinton esortandolo ad esprimere maggiore contrizione per ciò che aveva fatto, di chiedere scusa al Paese. Il capo di gabinetto della Casa Bianca, Erskine Bowles, saputo che il senatore intendeva comunque fare un discorso al Senato, gli ha chiesto di rimandare. Almeno fino a quando il Presidente non fosse tornato a Washington. Ma Lieberman è andato avanti lo stesso. E ieri, di primo mattino, il Presidente ha dovuto riunire i suoi più stretti collaboratori per decidere come reagire alla nuova bufera. Il 17 agosto scorso aveva confessato di avere avuto una relazione «impropria» con Monica Lewinsky ed aveva espresso dispiacere per Ù dolore provocato alla famiglia. Ma le sue parole erano state giudicate insufficienti. E a Mosca, tre giorni fa, era tornato sull'argomento esprimendo ((rammarico» e chiedendo «perdono». Ma nessuna scusa formale. Ieri mattina - «nella cattolica Irlanda», ha commentato qualcuno con ironia - il Presidente ha comunicato ai suoi collaboratori che avrebbe detto qualcosa di più, si sarebbe spinto fino a dire «I'm sorry». E poco dopo, quando i cronisti lo hanno avvicinato nell'ufficio del premier irlandese e gli hanno chiesto di commentare il discorso di Lieberman, Clinton aveva la risposta pronta: «Sono fondamentalmente d'accordo con lui. Ho già detto di aver commesso un errore indifendibile, e me ne dispiace molto. Non ho nulla da aggiungere. E del resto non potrei certo trovarmi in disaccordo con chi mi critica per un comportamento che io stesso ho già biasimato». Andrea di Robilant Joseph Lieberman lo ha accusato di essere immorale e di aver guastato Pirnmagine della sua Amministrazione Ha risposto il Presidente: sono d'accordo con lui ho commesso un errore indifendibile Il Presidente Clinton a Dublino appena pronunciate le fatidiche parole di scuse: I am sorry
Luoghi citati: Connecticut, Dublino, Irlanda, Irlanda Del Nord, Mosca, Washington
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