Ruanda, ergastolo all'ex premier
Ruanda, ergastolo all'ex premier TRIBUNALE ONU Prima sentenza «completa» per il crimine istituito nel 1948 Ruanda, ergastolo all'ex premier Riconosciuto colpevole di genocidio ARUSHA. Sentenza storica ad Arusha, la città della Tanzania in cui ha sede il Tribunale Intemazionale Onu per il Ruanda. L'ex primo ministro olandese Jean Kambanda infatti, dopo aver ammesso la propria responsabilità per tutti i sei capi d'imputazione a suo carico, è stato riconosciuto colpevole di genocidio per le sistematiche stragi di oltre mezzo milione di persone, tra tutsi e hutu moderati, avvenute nel Paese africano nel '94, prima che gli stessi tutsi s'impadronissero del potere con una controffensiva. Si tratta della prima sentenza «completa» per genocidio mai emanata al mondo. Il difensore di Kambanda aveva chiesto il proscioglimento o una pena massima di due anni in considerazione della collaborazione prestata agli inquirenti, e del fatto che, a suo dire, l'ex premier era stato «costretto» dai militari ad assumere l'incarico. Kambanda, fuggito da Kigali nel '94 e riparato a Nairobi, dove fu arrestato l'anno scorso insieme a sei collaboratori, è il più alto esponente del disciolto governo hutu ad essere processato per crimini contro l'umanità dalla corte delle Nazioni Unite. Già mercoledì scorso il Tribunale aveva condannato per genocidio Jean-Paul Akayesu, un insegnante hutu divenuto poi maggiore delle Forze Armate che, quando era sindaco del villaggio di Taba, aveva diretto personalmente il massacro dei tutsi. E' stata questa la prima pronuncia in assoluto per il reato di genocidio, configurato con un'apposita convenzione nel 1948. Inoltre nel caso di Akayesu è stato stabilito per la prima volta che, giuridicamente, lo stupro etnico rientra nella fattispecie in cui si concreta il genocidio. Contro di lui, però, non è ancora stata determinata la pena, a differenza di quanto avvenuto per Kambanda. L'ex primo ministro, che si era rifiutato di dichiararsi pentito, limitandosi a mormorare «non ho nulla da aggiungere», ha assistito impassibile alla lettura del verdetto. Il suo avvocato, Oliver Michael Inglis, aveva sostenuto che la confessione di Kambanda, e le 90 ore di deposizioni da lui rese anche a carico di altri imputati, costituivano di per sé una dimostrazione più che sufficiente di effettivo pentimento. Ma il presidente del Tribunale, il senegalese Laity Kama, si è dimostrato di avviso opposto. «Jean Kambanda ha abusato della propria autorità e della fiducia della popolazione», ha detto il magistrato, aggiungendo che l'alta carica ricoperta all'epoca dei fatti costituisce una circostanza aggravante. «Inoltre l'imputato non ha nemmeno manifestato contrizione, rin- crescimento né solidarietà per le vittime, neppure quando gliene è stata offerta l'opportunità». Il pubblico ministero Bernard Muna, che aveva chiesto il carcere a vita sottolineando che la collaborazione all'inchiesta non poteva controbilanciare tanti orrori, ha definito la sentenza «esemplare» ma, ha aggiunto, «temo che possa dissuadere altri dal riconoscersi colpevoli». Il difensore di Kambanda dal canto suo ha ammesso che non si aspettava l'ergastolo: «Pensavo gli avrebbero inflitto una pena variabile fra i dieci e i quindici anni», ha spiegato, aggiungendo che presenterà appello contro la sentenza. Frattanto Kambanda rimarrà detenuto in un carcere affidato alle Nazioni Unite nella stessa Arusha. «Imprigionando Kambanda giustizia è stata fatta», ha commentato l'ambasciatore del Ruanda in Tanzania, Joy Makanyange, presente in aula: «Questo è un evento storico». [Agi-Ap] L'ex premier ruandesejean Kambanda
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