Volo Swissair, 5 le vittime italiane

Volo Swissair, 5 le vittime italiane Nuova emergenza su un jet nella stessa zona: fumo in cabina, ma l'atterraggio riesce Volo Swissair, 5 le vittime italiane Giallo sull'ultimo «Sos» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Nella lista delle vittime italiane del disastro aereo di Halifax, oltre a Nino Sanna, Silvie Sequi e Maurizio Rossi, vanno aggiunti il professor Victor Rizza e suo figlio Antonio, di 14 anni. Rizza stava lavorando alla facoltà di biochimica dell'Università di Catania a una ricerca sui problemi dell'invecchiamento. «Era contento perché stava viaggiando con la persona che amava di più: suo figlio», dicono i suoi colleghi e amici Vittorio Calabrese, biochimico, e Umberto Scapagnini, farmacologo e deputato europeo di Forza Italia. Le 229 vittime costituiscono una sorta di caleidoscopio di nazionalità. Fra loro c'erano il pioniere della lotta contro l'Aids Jonathan Mann e altri eminenti medici, fra cui sua moglie Mary Lou, che si stavano recando a una conferenza dell'Organizzazione mondiale della sanità. Poi c'era il principe saudita Bandar bin Saud bin Saad, membro della famiglia reale; Joe La Motta, figlio del pugile Jack («i miei figli sono morti tutti e due quest'anno: cosa sta cercando di dirmi Dio?», è stato il disperato commento del vecchio «Toro scatenato»); molti alti funzionari delle Nazioni Unite. Ieri è stato sfiorato un altro dramma quando un Boeing 757 della Rovai Airlines, partito da Toronto per Glasgow con 225 persone a bordo, ha invertito la rotta mentre l'aereo si trovava sull'Atlantico, a più di 200 chilometri dalla costa canadese, proprio a causa del fumo in cabina. In questo caso, per fortuna, l'aereo è atterrato senza problemi all'aeroporto militare di Goose Bay, a Terranova. Quanto alla tragedia di Halifax, c'è un problema che assilla quanti stanno cercando di stabilirne le cause, ed è l'ultimo messaggio del pilota Urs Zimmermann. Quando ha segnalato che aveva bisogno di un atterraggio d'emergenza il comandante ha gridato nel microfono «Pan, pan» per indicare la gravità del problema che stava affrontando. E nella «gerarchia» del gergo del traffico aereo «pan» non è l'ultimo stadio. A indicare il pericolo imminente di caduta c'è il termine «mayday». Questo significa che il capitano Zimmermann sapeva di avere un'emergenza (aveva anche segnalato di avere del fumo nella cabina di pilotaggio), ma non considerava l'aereo in immediato pericolo. E invece la discesa che l'MD-11 della Swissair aveva intrapreso verso l'aeroporto di Halifax si è bruscamente interrotta quando ormai mancavano 7-8 minuti all'arrivo e l'aereo è precipitato in mare. Le condizioni, quindi, non erano da «pan» ma da «mayday». La cosa che gli investigatori considerano più probabile è che il capitano Zimmermann abbia sbagliato termine a causa della concitazione del momento, e a favore di questa ipotesi c'è il fatto che intanto aveva ordinato ai passeggeri di indossare i salvagente. Ma c'è sempre la possibilità che lui ritenesse d'essere nel giusto usando il termine «pan», e in questo caso il punto da indagare diventa «che cosa» gli strumenti di bordo gli avevano segnalato esattamente. Questo è importante per accertare le cause che hanno determinato la caduta dell'aereo. Si sa per esempio che l'anno scorso l'Faa, l'ente americano di controllo, aveva individuato dei problemi nel modo in cui sono sistemati i fili elettrici nella cabina dell'Md-11 ed aveva ordinato alle compagnie americane di fare delle modifiche entro sei mesi. L'ordine non riguardava però le compagnie straniere e non si sa se la Swissaù vi abbia obbedito di propria volontà. Sono stati quei fili mal posti a provocare il fumo che Urs Zimmermann aveva segnalato poco prima di morire? Fondamentale diventa a questo punto il ritrovamento della «scatola nera». Lo strumento si trova nel «corpo grande» dell'Md-11, quello che ne rimane dopo che centinaia di pezzi («nessuno più grande di un'automobile», dicono i soccorritori che continuano a battere le acque dove si è inabissato) sono af¬ fiorati. Ieri la Marina Militare canadese ha inviato un sottomarino a scandagliare la zona, ma fino al pomeriggio il corpo dell'aereo non era ancora stato trovato. La profondità del mare in quella zona è di circa 300 metri. All'interno dell'aereo dovrebbero trovarsi anche i corpi di quei due terzi delle vittime che non sono ancora affiorati, sicché molti dei parenti che sono arrivati ad Halifax con un volo speciale organizzato dalla Swissair non hanno avuto ancora la possibilità di «riconoscere» i loro cari. Franco Farfarelli A Nino Sanna, Silvie Sequi e Maurizio Rossi, i tre italiani già indicati, vanno aggiunti il professor Victor Rizza e suo figlio Antonio, di 14 anni. Lo scienziato lavorava a una ricerca sull'invecchiamento Tra gli scomparsi c'è anche Joe La Motta, figlio del pugile Jack. «I miei figli sono morti tutti e due quest'anno ha detto il vecchio Toro scatenato - cosa sta cercando di dirmi Dio?» La partenza da Ginevra per il Canada su un volo speciale della Swissair di un gruppo di parenti delle vittime [FOTOAP]

Luoghi citati: Canada, Ginevra, Glasgow, New York